La ricerca delle persone scomparse necessita di un approccio tecnico-investigativo

di Maria Gaia Pensieri

Dott. /ssa Maria Gaia Pensieri – sociologa
Coordinatrice Comitato Scientifico Nazionale Penelope Scomparsi Uniti;
Coordinatrice Tavolo Formazione Operatori della Consulta Nazionale per le Persone Scomparse del Commissario Straordinario del Governo;
Socio ASI (associazione sociologi italiani.
 

Alcune recenti scomparse e le ricerche che ne sono conseguite, hanno scaturito diverse polemiche, non solo da parte delle famiglie interessate dalla scomparsa, ma anche nell’opinione pubblica che segue con attenzione le sorti delle persone in difficoltà.

Perché negli USA e non solo, esistono squadre speciali per la ricerca delle persone scomparse?

Perché indagare le ragioni di una scomparsa significa prima di tutto applicare un approccio specializzato. Se come spesso accade in Italia, al momento della raccolta della denuncia il soggetto scomparso è maggiorenne, senza troppo scendere nei dettagli è considerato “libero di intendere e volere”, allora la scomparsa verrà trattata come una scelta volontaria. Niente di più sbagliato!

La scomparsa di una persona comporta una serie di variabili che dovrebbero essere indagate fin dai primi istanti con lo stesso metodo investigativo utilizzato per i casi criminali. Quindi tutto ciò rientrerebbe nelle normali attività d’indagine svolte dalle Polizie Nazionali, peccato che ancora oggi nonostante una Legge la 203 del 2012, e le indicazioni del Commissario straordinario, nonostante i corsi erogati al personale delle Prefetture del territorio italiano, si invitino ancora le persone che vogliono denunciare una scomparsa ad attendere del tempo prima di depositare la denuncia. Allora urge un chiaro e incisivo cambiamento e lo sradicamento di queste malpractise che possono essere corrette solamente con una formazione adeguata del personale preposto alla raccolta delle denunce e l’auspicabile costituzione di una squadra nazionale scomparsi che conosca esattamente quali siano le peculiarità delle possibili cause di scomparsa e guidi i colleghi verso l’applicazione di un adeguato piano di ricerca.

Del resto, anche di fronte ad una indagine per omicidio ormai tutti sappiamo che le prime ore sono quelle che possono fare la differenza per la soluzione del caso. E allora perché una scomparsa non viene trattata allo stesso modo, se in potenza potrebbe trattarsi anche di un omicidio?

Potrebbe però trattarsi anche di un incidente, vale a dire la persona non ha alcuna volontà di scomparire, ma a causa di un malore, e/o la difficoltà di comunicare dal luogo in cui si trova, ha bisogno di soccorso; oppure è una persona che ha perso la memoria per aver subito un trauma o per il naturale declino cognitivo legato all’età, ma allora cosa bisogna attendere? È invece utile indagare con competenza la vita della persona scomparsa, avvalersi dei dati statistici e spaziali raccolti dai casi risolti per applicarli a casi simili, ascoltare attivamente i familiari, rivolgere loro delle domande mirate in sede di denuncia, che ricordiamo dev’essere prontamente raccolta, per dare il via prima possibile alle ricerche.

Ritornando alla formazione, siccome potrebbe comportare dei costi notevoli specializzare tutto il personale di polizia,  in analogia a quanto accade per gli omicidi, converrebbe dare poche e chiare indicazioni  a tutte le forze dell’ordine per salvaguardare e raccogliere le prime informazioni importanti, predisponendo anche una modulistica mirata, e poi come per i casi criminali si ricorre al RIS o alla Polizia scientifica, per la raccolta delle fonti di prova e la loro analisi, converrebbe formare delle squadre competenti per le scomparse così come quelle di cui si sono dotate altre Polizie mondiali.

Il ricorso a Forze specializzate potrà fare la differenza tra la soluzione di un caso e un cold case mai risolto. Del resto i numeri lo confermano, quello degli scomparsi è un fenomeno stabile nel tempo con numeri importanti, che necessitano di una risposta adeguata. Le denunce di scomparse in questo primo semestre 2020 riportate nella XIII Relazione del Commissario Straordinario per le persone scomparse, sono state 4.833 e anche se 3053 sono state ritrovate, questo ci sembra già un ottimo risultato, ma 1781 persone sono ancora disperse e a queste presumibilmente si sommeranno quelle della seconda parte di quest’anno; mentre sicuramente si aggiungono quelle degli anni precedenti ancora da ritrovare che a partire dal 2007 sono 46.796 persone più che numeri, che a nostro avviso meritano un’attenzione particolare con il perfezionamento delle tecniche di ricerca nonché la necessità di realizzare attività di prevenzione per essere contenuti. Anche le ricerche comportano dei costi ragguardevoli per lo Stato e l’ottimizzazione delle modalità di acquisizione delle denunce e dell’attività di ricerca ovviamente riguarderebbe in primis la salvaguardia della vita umana, ma anche il risparmio di tempo e risorse con un’attenzione anche ai costi. Un esempio per circoscrivere gli attori in campo per le ricerche sarebbe il ricorso a team altamente specializzati in determinati settori (basti pensare a come potrebbero essere sapientemente usati i cosiddetti big data di cui facciamo parte e che ci caratterizzano). 

Infine, ci chiediamo, perché l’FBI, ma anche molti paesi Europei possono pubblicare le foto dei loro scomparsi all’interno di siti web ufficiali e noi dobbiamo ricorrere ad una trasmissione che ha fatto la sua fortuna su questo argomento, ma che non sarà mai un canale diretto? Anche l’Italia possiede il sito del Commissario Straordinario per le persone scomparse del Ministero dell’Interno che potrebbe ospitare questa partizione.

La privacy da risolvere è un falso problema, in questo caso gli organi competenti valuteranno insieme ai familiari l’opportunità di divulgare l’immagine del proprio congiunto per chiedere l’aiuto e la partecipazione della popolazione alla sua ricerca. I criteri sono certamente diversi da quelli legati alla notiziabilità che muove l’agenda-setting dei media. Seppur comprensibilmente i familiari ricorrono a trasmissioni televisive per diffondere i dati della persona e per chiedere il sostegno pubblico, ma senza una misura nell’informazione in alcuni casi potrebbe rivelarsi controproducente.

Un aspetto importante è che le notizie sia della ricerca che dell’eventuale ritrovamento sarebbero controllate da fonti attendibili, cosa che il ricorso ai social network con il meccanismo di replicabilità virale della notizia, non sono in grado di garantire senza una fonte di riferimento sempre verificabile e aggiornata.

Inoltre le Polizie di molte parti del mondo si sono dotate di pagine ufficiali sui principali social network, e anche in questo caso, l’utilità di allargare le notizie di scomparse ad un pubblico più ampio si è rivelata una strategia vincente, peraltro le forze dell’ordine sono in grado di filtrare anche i casi di mitomania o di attendibilità degli avvistamenti che i familiari emotivamente coinvolti non solo hanno difficoltà a discriminare, ma vanno a gravare ulteriormente sulle loro ansie e ad alimentare speranze spesso deluse.


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