Il MONDO LAVORATIVO STEM E LE DISPARITA’ DI GENERE

di Doriana Doro

Numerose sono ormai le ricerche scientifiche a livello internazionale che hanno indagato il fenomeno della disparità di genere in ambito lavorativo. La disparità di genere nello studio delle STEM si manifesta già dall’infanzia e cresce con l’età.Ad influenzare le scelte sono soprattutto il contesto socio-culturale e gli stereotipi.

<<=== Dott.ssa Doriana Doro

Nonostante i progressi significativi registrati negli ultimi decenni, l’istruzione continua a non essere accessibile per tutti e persistono forti disparità di genere nel mondo.Non si tratta solo  del numero di ragazze che vanno o non vanno a scuola, ma anche dei percorsi educativi che intraprendono. In particolare quelle delle materie STEM riimane il percorso meno favorito per le donne. .(ASVIS/Goal 5 – PARITA’DI GENERE-)

“Il rapporto “Cracking the code: Girls and women’s education in Science, Tecnology, Engineering and Mathematics (STEM) del 2017, pubblicato dall’Unesco, offre una panoramica sulle materie STEM e le disparità di genere nel mondo, analizzando i fattori  che causano le disuguaglianze in questo ambito ed indicano alcune soluzioni per affrontare il problema.

Sono solo 17 le donne che hanno vinto un premio Nobel in Fisica, Chimica e Medicina dal 1903, rispetto a 572 uomini. Una disparità sorprendente che comincia a manifestarsi già dall’infanzia. Le disparità di genere nelle STEM possono essere osservate infatti fin dall’istruzione prescolastica e diventano sempre più evidenti con l’aumentare dell’età, tanto che nell’istruzione superiore solo il 30% delle donne sceglie percorsi di studio correlati con le STEM. Nell’istruzione superiore le disparità di genere sono particolarmente evidenti : gli uomini scelgono  principalmente gli studi di ingegneria, produzione, costruzione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione; le donne prediligono i campi dell’istruzione, arte, salute, benessere, scienze umanistiche, scienze sociali, giornalismo e legge.(ASVIS/Goal 5 – PARITA’DI GENERE-)

La disparità tra uomini e donne all’interno del mercato del lavoro e’ collegata al fenomeno di una segregazione verticale ed orizzontale ai settori economici che vede , da una parte, le donne come svantaggiate in termini di raggiungimento di posizioni lavorative prestigiose e, dall’altra, una diversa rappresentazione negli ambiti lavorativi.

“Nel mondo le donne rappresentano il 39% della forza lavoro, ma detengono solo il 27% delle posizioni manageriali. In Italia c’è stato un sensibile miglioramento registrato a partire  dal 2010 , grazie all’aumento della quota di donne negli organi decisionali e nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, ma la media UE è ancora lontana.” (ASVIS/Goal 5 – PARITA’DI GENERE-)

Le donne nelle discipline STEM ( acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematics) sono , in generale, sotto-rappresentate, anche se è utile fare una distinzione. Il termine STEM (Koonce Zhou, Anderson, 2011) e’ utilizzato per indicare quegli ambiti educativi e lavorativi che si occupano di tematiche Scientifiche, Tecnologiche, Ingegneristiche e matematiche. Tale definizione viene attribuita a J. A.Ramaley, la quale, durante il suo mandato come direttrice del National Science Foundation’s Education and Human Resources Division, ha creato un curriculum educativo, inteso nel termine anglosassone di ‘istruzione” che racchiude al suo interno tali discipline.Bisogna ricordare che ogni sotto-disciplina STEM ha le sue particolarità quali il tipo di cultura, di preparazione richiesta e la tipologia di attività da svolgere.

Un recente studio, particolarmente interessante in questo senso, è quello condotto da Su e Rounds (2015), i quali hanno voluto indagare il fenomeno della sovra/sotto rappresentazione delle donne nei diversi ambiti disciplinari STEM, in quanto si è visto come la percentuale di donne vari di molto all’interno di questo raggruppamento. Per fare ciò, ricorrono al concetto di ‘interesse’,  inteso come predittore di scelte future in ambito lavorativo e di carriera. Tali interessi professionali sono stati definiti attraverso le teorie che si occupano di indagare l’adattamento tra  la persona ed il suo ambiente ( ad esempio,  le Teorie di Holland, Pervin, Dawis e Lofquist e Schneider) considerati entro una dimensione bipolare orientata alle ‘cose’, con interessi nella dimensione del ‘reale’ da una parte ed alle ‘ persone’ riguardanti interessi nella dimensione del ‘Sociale’ dall’altra (Su, Rounds, 2015). Un individuo puo’ essere descritto, secondo gli autori, in termini dei suoi interessi più o meno orientati ad attività sociali e correlate alle persone, parallelamente l’ambiente viene inteso in funzione di un grado di aderenza a questi più o meno alto. Il grado di compatibilità tra le caratteristiche individuali e quelle ambientali e’ associato con la scelta di carriera, la soddisfazione e la performance (Su, Rounds, 2015).

Sotto questa prospettiva si e’ visto come gli uomini prediligano maggiormente lavori orientati alle cose, mentre le donne, professioni maggiormente orientate alle persone. Ciò potrebbe spiegare il fenomeno di una scarsa rappresentazione di donne nei lavori STEM, maggiormente tecnici, come quelli di Ingegnere ed , all’opposto, una loro sovra-rappresentazione nelle Scienze sociali e nelle professioni di aiuto. L’orientamento degli interessi di uomini e donne avrebbe un impatto , oltre che nel direzionarne la carriera in certi ambiti professionali anche indirettamente, sull’acquisizione di conoscenze che preparano o vincolano il perseguimento di obiettivi realizzativi in alcuni ambiti educativi e professionali, come , ad esempio, l’interesse allo studio della matematica ( abilità quantitative) che prepara allo sviluppo lavorativo in ambiti STEM più tecnici. Sarebbe dunque presente una relazione dinamica tra gli  interessi e lo sviluppo di competenze ed abilità che caratterizzano i diversi ambiti disciplinari STEM.

I risultati dimostrano come la dimensione delle abilità quantitative siano  un fattore che impatta sulla scelta di carriera, anche se non e’ una variabile che differenzia maschi e femmine a livello di capacità personali. Perciò , per comprendere l’allontanamento da certi ambiti STEM da parte delle donne, bisognerebbe immaginare che più di un evitamento da parte loro nei confronti di ambienti in cui sono richiesti alti livelli di abilità qualitative, sia maggiormente presente l’avversione ad ambienti che sono fortemente orientati alle cose e scarsamente alle relazioni sociali.

In conclusione, lo studio, tenendo in considerazione il livello di interesse per ciascuna disciplina, ha individuato drastiche differenze di genere riguardo la rappresentazione maschile e femminile all’interno del macro-ambito STEM, molto ampie ed in favore dei maschi negli ambienti associati all’Ingegneria ( Tecnica, Meccanica ed Elettronica), differenze di genere più moderate sempre in favore dei maschi nelle carriere matematiche ed, infine, una differenza di genere molto diversificata all’interno delle Scienze, da moderata in favore dei maschi nelle Scienze Fisiche, non significativa in quelle Tecniche, Biologiche e Mediche e moderata in favore delle femmine nelle Scienze Sociali e nei Servizi sanitari. Le femmine, infine, anche se dotate di elevate capacità tecniche-quantitative ed interessi in questa direzione, opterebbero per tipologie di carriere che permettano loro di esprimere maggiormente le loro abilità verbali e capacità orientate alle relazioni sociali.

In un altro studio, si e’ visto che la scelta di continuare con la Specializzazione Universitaria STEM ( Moakler, Kim, 2014) tenga conto di una serie di variabili tra cui il genere e’  risultato essere un fattore correlato negativamente con la scelta di un grado formativo più alto, identificando nelle studentesse minori aspettative sia nei confronti della riuscita all’interno della Specializzazione universitaria sia sullo sviluppo di una carriera in ambito STEM.

Case e Richley (2013) hanno voluto comprendere le dinamiche individuali ed ambientali che si riversano nelle scelte di carriera delle donne, nella soddisfazione lavorativa e nel continuare a far parte dell’ambiente accademico scientifico , considerando l’alto tasso di abbandono , durante l’esperienza post-dottorato, fenomeno definito con il termine “leaky pipeline”. Una  grande percentuale di donne decide di non entrare nel mondo del lavoro, di uscirne presto o di fermarsi ai gradini più bassi della carriera. Il genere femminile viene quindi spesso paragonato, appunto, ad una ‘Conduttura che perde’. Questo sarebbe un periodo importante per lo sviluppo di una carriera accademica, si nota però una drammatica decrescita della percentuale di donne che proseguono la propria carriera, sembra infatti che il 52% di donne lasci il proprio lavoro con un picco intorno ai 35 anni (Hewlett et all.,2008).

Le barriere maggiori che le donne si immaginano di dover affrontare lavorando nell’area scientifica includono: un conflitto tra la percezione di se stesse come donne e come scienziate all’interno di un’organizzazione, il dover avere a che fare con un modello maschile scientifico che richiede un impegno totale ed infine la scarsa presenza di donne nel laboratorio che comporta un vissuto di isolamento. Il matrimonio e la famiglia sono considerati come altri fattori che precludono l’avanzamento di carriera accademica scientifica nelle donne di questa ricerca.Tutto questo ha un impatto sulla scelta futura delle donne, in questo caso se continuare con la ricerca oppure orientarsi verso l’insegnamento o il lavoro in industria.

Le donne, ( rif. Allo studio di Case e Richley, 2013) sono preoccupate di affrontare l’eventuale isolamento lavorando come ricercatrici perciò molte preferiscono insegnare per ‘lavorare con’ ed aiutare le persone. Il concetto di successo ed appagamento in proiezione al futuro di carriera è, per le donne in questione, inclusiva dello stare in relazione e la soddisfazione personale è collegata ad una integrazione del lavoro con altri aspetti della vita. In linea con quest’ultima ricerca, Palermo ( Gender and Science, 2008) ha condotto uno studio sulle rappresentazioni di uomini e donne riguardo alle problematiche legate al genere, sottolineando alcune differenze significative.

Uomini e donne, infatti, avrebbero visioni differenti su tali tematiche e sarebbero in particolare le donne ad essere maggiormente ‘critiche’ riguardo ai rapporti di genere all’interno delle istituzioni dedicate alla ricerca:

  • La maggioranza delle donne, il 76% sarebbe d’accordo con la credenza che il campo della ricerca è un dominio maschile comparato al 47,3% dei loro colleghi.
  • Il 75% delle donne credono che il loro genere sia spesso relegato a ruoli di minor prestigio contro il 33% degli uomini.
  •  Il 57% delle donne e il 27% degli uomini pensa che le donne scienziate non siano in grado di raggiungere posizioni di prestigio in quanto meno determinate e competitive, caratteristica che attribuiscono maggiormente agli uomini.

Le rappresentazioni che uomini e donne hanno di se’ e dell’ altro collega maschio e femmina in ambito lavorativo delineano un bisogno di una promozione di politiche che intervengano non solo su problematiche pratiche, come il bilanciamento delle responsabilita’ familiari, criteri diversi di selezione e ridimensionamento di percorsi di carriera  ma anche  psicologiche, incoraggiando le donne a sviluppare maggiore confidenza nelle proprie capacita’ in ambiti lavorativi scientifici (Palermo, 2008).

Herbert Mead, nella sua opera “Mente, Se’ e Società”(1934) pone le basi per lo sviluppo di teorie e ricerche riguardanti l’interazionismo simbolico, considerando quale oggetto di studio l’analisi degli scambi tra gli individui nel contesto sociale. Secondo questa prospettiva è attraverso l’interazione sociale che si sviluppa il Se’, perciò la costruzione della consapevolezza di se stessi sarebbe un processo successivo rispetto all’esperienza relazionale con l’altro.La rappresentazione dell’altro influisce sulla rappresentazione di se stessi, attraverso l’interazione simbolica – o potremmo definirli in termini di collusione – l’individuo è in grado di acquisire il ruolo dell’altro e di adottarne l’atteggiamento assunto.

Gli sudi presentati in questo articolo confermano come le STEM siano un ambito in grado di abilitare a nuove professioni femminili superando certe convinzioni, , senza stereotipi autolimitanti,  diventando consapevoli e maturando ambizioni a lavori che attualmente sono ancora quasi esclusivamente maschili.

Dottoressa Doriana Doro – Sociologa

BIBLIOGRAFIA

-Bourdieu P. (2009) ‘Il dominio maschile’.Saggi Universale Economica Feltrinelli.Milano.

-Case,S.,S.,Richley,B, A., (2013) ‘0Gendered institutional research cultures in Science: the post-doc transition for women scientists. ‘ Community, Work & Family.Vol.16, 327-349.

 -Commissione Europea (2012). ‘She figures 2012. Gender in reaserch and innovation. Statistics and indicators. Research and Innovation’.

-Materiale per la tesi di ricerca “Genere ed anticipazione della professione” della dr. Ludovica Buffa. (a.a.2014-’15).

Mead, G., H (2010). ‘Mente, Se’ e Società’ Giunti Editore. Firenze.

Moakler, M., W.,Kim, M., (“014). College Major Choice in STEM: Revisiting Confidence and Demographic Factors. The career Development Quarterly. Vol.62, 128-142

Su, R., Rounds, J.(2015) .’Not all STEM fields are created equal: People and things interests explain gender disparities across STEM fields. Original Research Article, Vol.6 (189), 1-20

Rapporto UNESCO “Cracking the code: Girls and women’s education in Science, Tecnology, Engineering and Mathematics (STEM) “ 2017.


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