La guerra ai chili di troppo nel periodo post-festivo: l’arte di dimagrire, senza entrare nel delirio

GIUSEPPE BIANCO 2016“E’ più facile cambiare la religione di un uomo che cambiare la sua dieta”. Questo pensiero, espresso da Margaret Mead, ci pone di fronte ad un interrogativo concreto. Perché molte diete falliscono nel lungo termine? Non è facile rispondere a questa domanda. Qualsiasi sia l’approccio metodologico che andremo a scegliere, rimarrà sempre e comunque, l’impossibilità di rispondere in maniera compiuta. Ogni vita ha un suo corpo organico ed un percorso ed ogni percorso delle resistenze nascoste nello stesso. E’ interessante osservare, i nostri comportamenti individuali e gruppali, nel periodo iniziale dell’anno. Tanti propositi, tanti interrogativi, poche certezze ed in alcuni casi un po’ di forzature irrazionali, tentano di metterci in una dimensione mentale di rinnovamento e ripartenza, un luogo interiore nel quale è possibile coltivare l’idea di poter resettare tutto e ripartire da capo. Ma è davvero così? Nel caso specifico della dieta, molto spesso, acuendo l’auto-osservazione e l’osservazione verso i comportamenti delle persone vicine, riscontro un’inasprimento dei comportamenti compulsivi, libertini e goderecci, proprio in corrispondenza dei primi propositi di regolamentazione dell’importo calorico. Ma perché? Sembra quasi che si nasconda in noi, una forza profonda che tenta in ogni modo di farci sbagliare e mantenerci ad uno stato sostanzialmente istintuale. In verità, per comprendere questi meccanismi, dovremmo partire dal corpo e dalle reazioni biochimiche ed ormonali, presenti nello stesso. Sostenere per molto tempo, regimi dietetici orientati all’ingorgo alimentare ed all’abuso di cibi industriali e raffinati, comporta già di per sé, un’innesco di dipendenza. Questo è provato ed oltre alla dipendenza, si struttura un equilibrio di tutte le nostre facoltà sul comportamento poco funzionale. In qualche modo, tutto si orienta verso la giustificazione dell’abuso ( a prescindere dai nostri propositi razionali).

JANUARIL’essere umano è abitudinario è molto recalcitrante ad uscire fuori dalla sua “zona di confort”. Inoltre spesso non teniamo conto di tutti quei fattori inconsci, innati o ereditati che in maniera invisibile, orientano alcuni nostri comportamenti. Facciamo un esempio, legandolo alla nostra naturale tendenza a ricercare piacere. Ognuno di noi, in maniera più o meno ampia, ha bisogno di sperimentare nel quotidiano esperienze piacevoli ( con esse, per la psicologia del profondo, non s’intendono solo esperienze di tipo sessuale o legate al cibo, ma anche modalità più evolute e sublimate di percezione ed espressione di sé stessi). In un quotidiano sempre più privo, di esperienze autenticamente creative ed abreative, saturo di stress e di mancati appagamenti, difficilmente, verrà naturale ridurre la dose quotidiana di cibi molto calorici e succulenti. La persona, non riuscendo a sperimentare soddisfazione in altro modo, tenderà compulsivamente a rimaneggiare in maniera coattiva, il “ programma conosciuto” del “ mangio così, mi sento pieno”. A maggior ragione, dopo le festività, nel pieno del riavvio delle attività lavorative e del ripresentarsi, quasi naturale, dei problemi quotidiani, questo circolo virtuoso, diviene difficilmente avviabile. E’ paradossale, ma forse il periodo più adatto per poter stimolare un regime dietetico più sano, sarebbe proprio quello vacanziero o festivo ( in esso, molte delle nostre potenzialità orientate altrimenti sul lavoro o sugli altri stress quotidiani, potrebbero essere schierate, maggiormente in campo). Lo spazio mentale, per ristrutturarci e donarci piacere diversamente, sarebbe più ampio. Ma quanti di noi, sarebbero portati a sperimentarsi in tal senso? Ed ecco il delirio, fare capolino con ogni inizio di anno, ecco la pretesa, da parte di noi stessi, d’imporci tagli radicali, privazioni non graduali ed eliminazione di cibi, preparati con delle ricette gustose.

PESO 2Pensate all’assurdo di mangiare durante le feste, cibi già di per sé molto saporiti, preparati in maniera ancora più elaborata e subito dopo le festività, tuffarsi in maniera forzata, verso l’uso di eventuali “anonime” e “tristi” insalate verdi, per poi allarmarsi e deprimersi, quando non si attuano comportamenti costanti. Sarebbe saggio, ad esempio, preparare insalate ben ricche di noci, olio di oliva, vegetali di diversi colori, spezie e magari qualcosa di proteico e sano. Ma spesso non lo facciamo. Perché? E’ divertente e triste allo stesso tempo. Forse perché, tendiamo a boicottarci ed a non utilizzare in maniera evoluta le nostre facoltà. Spesso ci improvvisiamo e non ci facciamo accompagnare da professionisti del settore. Si potrebbe dettagliare in maniera molto ampia, questo argomento, iniziando dal ristrutturare l’idea di dieta, comprendendo che non può e non deve essere vista come l’ennesima performance da raggiungere, ma come un modo per riportare maggiore armonia alla nostra vita. Preferisco lasciare al lettore, questi pochi stimoli riflessivi, con la promessa di riprendere in seguito l’argomento. Concludo riportando una frase di Erma Bombeck, che ci riporta in uno stato di ironica e spietata umanità: “Oh Dio, se non puoi farmi dimagrire, fai almeno che i miei amici ingrassino”.

 

 

   Giuseppe Bianco

Sociologo ( Dip. ANS Calabria)

Formatore e life coach

 

 

 

 


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