IL TURISMO SOCIALE COME RIAPPROPRIAZIONE DEL NOSTRO TEMPO LIBERO E DEI NOSTRI DIRITTI

10982449_862017033844226_6833828766607449138_nIl turismo sociale è un turismo dirozzato da impellenze di profitto aggressivo, capace di creare le condizioni di vivibilità per tutti e nel rispetto di tutti, strutturato secondo le leggi di un’economia attenta ai valori. È il turismo responsabile, accessibile, consapevole, rispettoso delle culture locali e delle esigenze degli individui, attento ai valori della qualità della vita e ad offrire occasioni di distacco e discontinuità. Man mano che nei servizi turistici confluiscono domande disparate e le sensibilità legate all’impatto sul territorio si fanno più evidenti prendono voce nuovi turismi. Oggi infatti più che di turismo si parla di turismi, l’approccio alle discipline è sempre più multifattoriale e multidisciplinare, così come si parla di diversi tipi di povertà, per esempio, anche il turismo è da considerarsi un settore trasversale che va ad indagare altri settori dell’economia quali la statistica, la geografia, la semiotica, la sociologia, ecc. Così il turismo si rivela uno “specchio” della società contemporanea, e vista la complessità dello stesso, chiunque vi opera deve essere opportunamente consapevole che esistono vari tipi di turismo. Oggi Va via via affermandosi una domanda turistica molto diversa da quella della stagione balneare, costiera, dei grandi numeri. La nuova domanda turistica è più complessa e differenziata, i percorsi e le tipologie di vacanza si vanno diversificando moltissimo e caratterizzandosi in relazione allo svariato genere di interessi che anche il bisogno di vacanza esprime. Stiamo passando, o vorremmo si passasse, dal turismo delle tre “S” (Sun, Sand, Sea) a quello (Sociale, Sostenibile e Solidale), secondo la definizione di Norberto Tonini, presidente del BITS Bureau International du Tourisme social: “turismo sociale inteso come turismo di tutti, turismo sostenibile come turismo per tutti, turismo solidale come turismo con tutti”. Turismo sociale quindi come turismo di tutti, che affronta le sfide posteci dall’esclusione sociale e dall’integrazione. Oggi viviamo in un mondo in cui i Paesi più ricchi incontrano difficoltà di crescita che vanno a incidere maggiormente sulle fasce meno abbienti, aggiungendo difficoltà a difficoltà e creando gravi scompensi sociali. Uno di questi è rappresentato dall’impossibilità, certa, della maggior parte, ormai, delle persone che non possono procurarsi momenti di svago. La divisione tra tempo per il lavoro e tempo libero, il tempo da dedicare a se stessi, è ovunque rimessa in discussione.

Dopo anni e anni di lotte sociali e sindacali improntate a rivendicare il giusto tempo di riposo per i lavoratori, si stanno facendo enormi passi indietro in questo senso. Si assiste sempre più, dunque, a forme inaccettabili di sfruttamento delle popolazioni autoctone, giungendo fino alla prostituzione infantile. Ma non bisogna andare tanto lontano per scoprire che i lavoratori oggi sono molto meno tutelati di qualche decennio fa, con orari di lavoro inversamente proporzionali alla remunerazione degli stessi. Questo comporta che i lavoratori avranno sempre meno tempo libero e meno tempo da dedicare a se stessi ed alla propria famiglia e di conseguenza alle ore di svago, di vacanza. Da qui la sempre maggiore contrazione di giorni dedicati al turismo, alla classica vacanza estiva: sia per difficoltà economiche, per chi un lavoro non ce l’ha, ma anche per mancanza di tempo, per chi invece un lavoro ce l’ha, ma non può permettersi di abbandonarlo. Considerando che tale diritto è ben lungi dall’essere applicato a livello mondiale, la conquista del tempo libero e del turismo al servizio dell’uomo deve continuare ed essere intensificata sulla via tracciata dal Turismo Sociale, che intende innanzi tutto consentire al maggior numero di persone il diritto allo svago. Così il turismo sociale diventa accessibile nel momento in cui interpreta i bisogni derivanti dalle condizioni personali o di salute, identifica l’utente che ha il diritto di fruire dell’offerta turistica in modo completo e in autonomia. Rende protagonisti del proprio destino le stesse persone con disabilità che, con un processo bottom-up, possono migliorare il processo politico decisionale. Lo stesso processo che, con una programmazione concertata nella direzione dell’accessibilità, potrebbe far ripartire la regione Calabria, così come sostiene l’architetto Pino Bilotti, presidente dell’UIC di Cosenza. Affianca la persona che vuole sentirsi tutelata dalla legge nel rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Leggi e norme codificate, ma che spesso non sono dotate di tutela, come sostiene Maurizio Simone presidente regionale FAND Calabria, ossia della sanzione, ponendo quindi in enorme difficoltà il fruitore che deve far valere i propri diritti. L’obiettivo fondamentale di qualsiasi azione di sviluppo turistico dovrà quindi consistere nella piena realizzazione dell’individuo come persona e come cittadino, nella lotta contro le ineguaglianze e contro l’esclusione di tutti coloro che hanno una cultura diversa, dispongono di minori mezzi finanziari, hanno capacità fisiche ridotte o vivono in un paese in via di sviluppo.

Davide Franceschiello – sociologo ( Dirigente ANS Calabria)


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