Commento all’opera di Francesco Filippi: “Mussolini ha fatto anche cose buone”.

di Federico Carlino

All’incirca un anno fa, nelle librerie di tutta Italia è stato esposto un saggio storico, rivelatosi poi successo editoriale, dell’autore Francesco Filippi. Il suddetto libro porta il titolo: “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo[1].

<<== Dott. Federico Carlino

Un’opera che, per molti di coloro che l’hanno commentata e ne hanno espresso un parere, rappresenterebbe un esempio fondamentale per lo smascheramento di tutta quella memoria dannosa che ancora oggi circola in merito al Fascismo. Sono stati diversi i pareri favorevoli al lavoro svolto dallo storico in merito alla ricerca della verità su quello che è stato il ventennio del nostro Paese sotto la dittatura, e su tutti i luoghi comuni che ancora circolano in merito. Ma sono effettivamente dei giudizi e delle lodi meritate? Dopo una prima analisi la risposta risulterebbe negativa.

Sono infatti riscontrabili nel saggio del professor. Filippi diverse pecche, che non vengono limitate al lato prettamente storico e analitico del libro, ma che includono anche il metodo, lo stile e il linguaggio da lui utilizzati. Ovviamente, essendo l’argomento trattato dal libro ancora estremamente controverso e dotato di un peso sociale non indifferente, alcuni “errori” sono quasi da considerarsi “normali”, anche se ciò, ovviamente, non dovrebbe (ma questo accade quando la politica influisce in contesti che non dovrebbero essere di sua competenza). Eppure, in pochi e chiari punti, appare evidente come l’opera sia stata scritta col preciso intento di schernire e ridicolizzare il fenomeno analizzato, da una posizione tutt’altro che accademica e super partes, che ne incide la validità.

Per prima cosa, bisogna sottolineare che lo stile di scrittura e di esposizione utilizzati nel saggio di Filippi non solo non si addicono minimamente a quelli di uno storico, ma in più parti l’autore fa spesso sfoggio di un linguaggio fin troppo ironico, sarcastico e spesso deliberatamente offensivo (basti considerare anche nello stesso titolo l’utilizzo della parola “idiozie”), non certamente consono alla materia in questione. Nel libro, il lettore si trova di fronte a delle espressioni che nulla hanno di scientifico o di obiettivo, inclassificabili secondo i metri di giudizio di un buon lavoro di ricerca, a all’utilizzo di modi di dire, commenti o giudizi che non avvalorano in alcun modo la tesi presentata o sostenuta dall’autore. “(…) venne cambiato il nome alla Cassa Nazionale, trasformandola in <<Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale>>, dall’impronunciabile acronimo INFPS[2].

In tutto il saggio è possibile notare e percepire la presenza di un tono e di un metodo linguistico che costantemente richiamano a una visione estremamente negativa del Fascismo e della sua storia. Il tutto viene accompagnato da un tono di scherno e di presa in giro. Come secondo punto, quello che più sorprende della critica mossa da Filippi, è la sua scelta delle fonti da screditare. È estremamente interessante, infatti, che egli decida di prendere in esame frasi, affermazioni o commenti recepiti dal web, scritti presumibilmente da soggetti esterni ai metodi di ricerca storica o sociale. Prendendo come esempio frasi reperite sul web o su siti di dubbia provenienza, qualsiasi argomento, dopotutto, potrebbe essere dimostrato come falso e bollato di ciarlataneria, o schernito sino a limiti estremi[3]. Sarebbe stato, invece, certamente più proficuo e utile, visti i fini ultimi dell’autore, attaccare e dimostrare la falsità di esempi molto più autorevoli.

Dopotutto, non è così esiguo il gruppo di storici, giornalisti, saggisti ecc. che hanno trattato i meriti di Mussolini e del Fascismo nella storia italiana, né sono esigue le opere da loro pubblicate o i commenti espressi sull’argomento. Sicuramente, uno “smascheramento” di produzioni di tale calibro avrebbe certamente avuto un risultato più cospicuo nella lotta alla “cattiva memoria”. Tuttavia, e questo sentimento traspare chiaramente nel saggio, Filippi mira ad attaccare tutte quelle falsità che circolano in ambienti fuori dal contesto di ricerca vero e proprio. In un certo senso, mira a screditare tutte quelle considerazioni (mi sia concesso l’uso del termine senza alcuna malizia) “popolari”. Ciononostante, questo non toglie che un confronto più equo avrebbe certamente aumentato il peso dell’opera. Bisogna anche sottolineare, però, che un’analisi di opere favorevoli o, quantomeno, non avversarie rispetto al Fascismo avrebbe richiesto una maggiore difficoltà e un impegno decisamente superiore, sempre qualora lo smascheramento si fosse rilevato effettivamente possibile. Non sono forse anche quelli dei canali di distribuzioni di “idiozie” che circolano ancora sul Fascismo?

Anche in merito all’analisi degli eventi le critiche non possono essere sottaciute. Il saggio di Filippi, oltre a poggiare su concezioni oramai superate, criticate e decisamente schierate del fenomeno, analizza gli eventi in un ambito prettamente di singolarità, non relazionando azioni, politiche o concezioni filosofiche in un contesto globale e internazionale. Perciò, se da un lato troviamo cospicue minimizzazioni dell’argomento, dall’altra, un lungo elenco di biasimi viene mosso senza che le azioni prese in considerazione siano collocate in un contesto ben preciso.

Un esempio del primo caso è riscontrabile addirittura nella premessa, dove l’autore concorda con Umberto Eco e la sua visione di un Mussolini slegato da una qualsivoglia filosofia[4]. Teoria ampiamente screditata da autorevoli storici del calibro di Emilio Gentile[5].

Un altro aspetto estremamente interessante risiede proprio nei fatti che Filippi riporta, in un senso molto più vasto. Infatti, il libro appare chiaramente come un attacco a tutti i sostenitori, ammiratori o nostalgici del Fascismo. La memoria, che tanto viene difesa all’interno del saggio, non trova effettivamente una vera giustizia, dato che, per quanto sia ammirevole la critica verso i molti luoghi comuni che circolano in merito al Fascismo, questa dovrebbe essere mossa sia contro quelli di stampo positivo, sia contro quelli di stampo negativo.

Possibile che le “idiozie” che continuano a circolare in merito al Fascismo siano esclusivamente a suo sostegno e per i fini della sua propaganda? Non sarebbe, perciò, molto più corretto affermare di voler far tacere esclusivamente tutte quelle “idiozie” che vanno esclusivamente a suo favore, piuttosto che rimanere sul vago?    Credo che, per rendere giustizia a ogni tipologia di memoria, sarebbe stato necessario o uno schieramento chiaro e diretto contro l’argomento, o un’inclusione totale di tutte le false memorie presenti, invece di citare e, in definitiva, screditare tutto quello che non condanna il fenomeno, definendolo semplicemente “revisionismo”.

Anche in merito alle notizie riportate nel saggio, riferendomi a quelle prive di qualsiasi ideologia o visione sull’argomento, Filippi non esclude una certa propensione alla negatività. Ovviamente il giudizio non deve vertere sulla veridicità dei suddetti dati (anche se molto sarebbe necessario aggiungere a tale affermazione), ma sull’effettiva completezza delle sopraccennate. È possibile notare, per chiunque abbia una conoscenza anche superficiale dell’argomento, o quantomeno la volontà di ascoltare una “seconda campana”, che in diversi capitoli numerosi sono i dati mancanti.

Mancano all’appello, tanto per fare alcuni esempi, i riferimenti in merito a tutti i provvedimenti fascisti attuati nell’ambito pensionistico, come l’introduzione del Tfr, che ha trovato attuazione il 21 aprile del 1927, con la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 30 aprile dello stesso anno. Non sono presenti i diversi provvedimenti e le numerose riforme in merito agli aiuti sociali, come nell’ambito delle organizzazioni del dopolavoro, mentre quelli che vengono citati (ovviamente di sfuggita) hanno una spiegazione e un approfondimento assolutamente insoddisfacenti. Uno dei casi più emblematici, risiede soprattutto nella mancata critica alla riforma Gentile operata in seno all’ambito scolastico e dell’istruzione, così come la successiva legge 1° luglio 1940, n. 899, detta anche legge o riforma Bottai. È sorprendente come tanti aspetti vantati dai sostenitori del Fascismo manchino sulla lista per essere “smontati”, e che, ovviamente, non siano lontanamente nemmeno introdotti o accennati durante l’analisi.

L’esempio che più di tutti è significativo riguarda, però, proprio la figura di Benito Mussolini. In questo caso l’autore elimina, o meglio, omette eventi storici per adattarli a una visione esclusivamente negativa e denigratoria. Nel capitolo dedicato al Duce condottiero, tanto per fare un esempio, Filippi afferma: La prima posizione sull’argomento (in merito allo svolgimento del servizio militare) il giovane Benito la ebbe già a diciannove anni, quando emigrò in Svizzera e disattese l’obbligo di leva nel regio esercito. L’agitatore socialista all’epoca si professava tutt’altro che guerrafondaio, ed evitò di prestare servizio alla patria che una volta preso il potere considerò sacro. Questa prima sincera fuga dal militarismo fu compensata in parte quando Mussolini per ragioni di opportunità decise di partire volontario per la Grande guerra: un gesto simbolico, che non gli fu richiesto e che lo portò in trincea.[6]

L’autore, giustamente, cita le fonti dalle quali prende le notizie riportate, che sono due opere di Renzo De Felice[7] e Simone Visconti[8]. Nel citarle, però, sembra quasi che la sua lettura dei suddetti testi si sia fermata solo a una parte degli scritti, o quantomeno, che sia carente di alcune sezioni. Nell’opera di De Felice, l’ultima edizione di Mussolini il rivoluzionario (1883 – 1920)[9], viene addirittura indicata la pagina di riferimento (pag. 46). Nel parlare della “prima posizione sull’argomento”, però, Filippi scorda di riportare il fatto che Mussolini, dopo aver disatteso il servizio di leva, sia stato graziato per la nascita dell’erede al trono Umberto II, e che sia stato inquadrato nel 1904 nel corpo dei Bersaglieri di stanza a Verona. Non solo, non riporta nemmeno il fatto che, nonostante ci si aspettassero diverse noie da lui per tutte le segnalazioni fatte sul suo conto, il politico di Dovia abbia ottenuto perfino una dichiarazione di “buona condotta”.

Infatti, quando Mussolini aveva deciso di partire per la Grande guerra e di offrirsi volontario, non aveva compiuto “un gesto simbolico, che non gli fu richiesto e che lo portò in trincea”, quanto più un atto fondamentalmente inutile, perché la sua classe sarebbe stata chiamata alle armi il 31 agosto del 1915. E, ancora una volta, ha ottenuto nuovamente un giudizio positivo sul proprio operato. Nel fascicolo redatto dall’ispettore generale di PS Gasti, per il presidente del consiglio all’ora in carica nel 1919, si può leggere: Richiamato sotto le armi, fu in zona di guerra e rimase anche gravemente ferito da scheggia di granata. Fu promosso caporale per meriti di guerra. La promozione fu motivata dall’attività sua esemplare, dalle qualità battagliere, serenità di mente, incuranza dei disagi, zelo, regolarità nell’adempimento dei suoi doveri, primo in ogni impresa di lavoro e di ardimento.[10]

Tutte queste informazioni sono disponibili da pagina 47 in poi nell’opera di Renzo De Felice, ma sono stranamente assenti in quella di Filippi che non le cita né ne fa menzione alcuna.

Note:

[1] Cfr. F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, Bollati Boringhieri, Torino 2019.

2 F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 11.

3 Cfr. T. Nichols, La conoscenza e i suoi nemici, La Repubblica, Roma 2019.

4 F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 5. Filippi si riferisce all’opera di Umberto Eco, Il Fascismo  eterno, La Nave di Teseo, Milano 2018.

5 Cfr. E. Gentile, Chi è fascista, Laterza, Bari – Roma 2019.

6 F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 88.

7 Cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883 – 1920, Mondadori, Milano 2018.

8 Cfr. S. Visconti, L’educazione rivoluzionaria di un Romagnolo in Svizzera, in, E. Gentile, S. M. Di Scala, Mussolini socialista, Laterza, Roma – Bari 2015.

8 Cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883 – 1920.

[1]0 Ivi, cit. pag. 322.

Bibliografia

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De Felice R., 2016, Breve storia del Fascismo, Milano, Mondadori.

De Felice R., 2018, Intervista sul Fascismo, Bari – Roma, Laterza.

De Felice R., 2018, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, in Mussolini e il Fascismo Vol. I, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2018, La conquista del potere 1921-1925, in Mussolini e il Fascismo Vol. II, Milano, Mondadori.

De Felice R., 2018, L’organizzazione dello Stato fascista 1925-1929, in Mussolini e il Fascismo Vol. III, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2018, Gli anni del consenso 1929-1936, in Mussolini e il Fascismo Vol. IV, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, Lo Stato totalitario 1936-1940, in Mussolini e il Fascismo Vol. V, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, Dalla guerra <<breve>> alla guerra lunga 1940-1943, in Mussolini e il Fascismo Vol. VI, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, Crisi e agonia del regime 1940-1943, in Mussolini e il Fascismo Vol. VII, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, La guerra civile 1943-1945, in Mussolini e il Fascismo Vol. VIII, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, Autobiografia del Fascismo. Antologia dei testi fascisti 1919-1945, in Mussolini e il Fascismo Vol. IX, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

De Felice R., 2019, Storia degli ebrei italiani sotto il Fascismo, in Mussolini e il Fascismo Vol. X, Milano, Mondadori, su licenza di Einaudi.

Filippi F., 2019, Mussolini ha fatto anche cose buone, Torino, Bollati Boringhieri.

Gentile E., 1996, Le origini dell’ideologia fascista, Bologna, il Mulino.

Gentile E., 2002, Fascismo. Storia e interpretazione, Bari – Roma, Laterza.

Gentile E., Di Scala S. M., 2015, Mussolini socialista, Bari – Roma, Laterza.

Gentile E., 2014, In Italia ai tempi di Mussolini, Milano, Mondadori.

Gentile E., 2018, La via italiana al totalitarismo, Roma, Carocci.

Gentile E., 2019, Chi è fascista, Bari – Roma, Laterza.

Nichols T., 2019, La conoscenza e i suoi nemici, Roma, La Repubblica.

Umberto E., 2018, Il Fascismo eterno, Milano, La Nave di Teseo.


[1] Cfr. F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, Bollati Boringhieri, Torino 2019.

[2] F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 11.

[3] Cfr. T. Nichols, La conoscenza e i suoi nemici, La Repubblica, Roma 2019.

[4] F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 5. Filippi si riferisce all’opera di Umberto Eco, Il Fascismo eterno, La Nave di Teseo, Milano 2018.

[5] Cfr. E. Gentile, Chi è fascista, Laterza, Bari – Roma 2019.

[6] F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, cit. pag. 88.

[7] Cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883 – 1920, Mondadori, Milano 2018.

[8] Cfr. S. Visconti, L’educazione rivoluzionaria di un Romagnolo in Svizzera, in, E. Gentile, S. M. Di Scala, Mussolini socialista, Laterza, Roma – Bari 2015.

[9] Cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883 – 1920.

[10] Ivi, cit. pag. 322.


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