IL CORPO, UNA COSTRUZIONE SOCIALE

Recentemente abbiamo assistito a numerosi dibattiti che hanno come protagonista il corpo, in particolare il corpo delle donne, facendo riferimento principalmente alle donne dello spettacolo e del mondo della moda.

<<== dott.ssa Alessia Maria Lamberti

Citiamo ad esempio Armine Harutyunyan, modella di origini armene di 23 anni, che ha sfilato per Gucci durante la Paris Fashion Week del settembre 2019. Il suo aspetto rispecchia canoni estetici nettamente diversi rispetto “l’ordinario”, ed è per questo che è stato oggetto di critiche e commenti sui social. Molti utenti, infatti, non hanno ritenuto la stessa abbastanza attraente come figura del mondo della moda : naso pronunciato e sopracciglia folte. Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, motiva la sua scelta specificando la sua volontà di comunicare che  il concetto di bellezza deve andare aldilà di quel modello fisso che la moda ha imposto per un lungo periodo di tempo; coerentemente, infatti, lo stesso si è fatto promotore, attraverso i suoi vestiti, di un messaggio di inclusione, che sia di sesso, genere, età, origine, ma anche di pluralità dei canoni estetici.  Potremmo parlare, ancora, della copertina di Vanity Fair del settembre scorso, che ritrae Vanessa Incontrada senza veli con accanto la frase “ Nessuno mi può giudicare”. L’attrice è stata spesso protagonista di discorsi riguardanti il proprio corpo, l’importanza di accettarsi fisicamente, di non sentirsi diversi, di non dover necessariamente entrare nelle taglie standard imposte dal mondo della moda o dello spettacolo. Queste le sue parole, che promuovono una nuova “filosofia del corpo”, durante la trasmissione televisiva Vent’anni che siamo italiani, su Rai Uno, l’autunno scorso : ‘ La perfezione non esiste. So che non dico una grande novità, ma io lo voglio dire, lo voglio gridare e lo voglio urlare: la perfezione non esiste’.

Ma cosa dice la sociologia a tal proposito, quali sono le prospettive sociologiche circa la visione e il significato del corpo?

Secondo alcuni studiosi, il corpo della sociologia ha rappresentato una “ presenza assente”; assente in quanto raramente oggetto di tematizzazioni, ma presente in quanto elemento sotterraneo  alla base di tutti i processi sociali. La ricerca antropologica, sin dalle origini, ha considerato il corpo  come un oggetto d’analisi; Marcell Mauss, ad esempio, parla di tecniche del corpo, per indicare i modi in cui gli uomini, delle diverse società, si servono, uniformandosi alla loro tradizione, del corpo. Il corpo, quindi, viene considerato un Habitus, che non varia secondo scelte individuali, quanto secondo le caratteristiche strutturali della società. Mary Douglas approfondisce il tema del corpo come simbolismo sociale, incentrando il suo discorso su una tesi secondo cui  il corpo sociale determina il modo di percepire e fare esperienza del corpo fisico, il quale a sua volta riproduce i poteri e i pericoli della società. Quindi, sostanzialmente, sono fattori socioculturali a promuovere l’affermarsi o meno di un determinato utilizzo del corpo e di un suo significato simbolico. In quest’ottica, quanto più una società o un gruppo sociale, sono  rigidamente strutturati, tanto più sarà predefinita la possibile varietà di espressioni corporee.

Un altro autore di fondamentale importanza, in questo campo, è Bourdieu, il quale afferma che il corpo è il luogo di esercizio privilegiato della forza simbolica: una forma di potere che si esercita, come per magia, senza costrizione fisica.  Il corpo appare determinato socialmente ad un duplice livello: nelle sue dimensioni, facendo riferimento alle condizioni sociali di produzione, e nel modo di percepirlo, perché le sue proprietà sono determinate dalla posizione occupata nello spazio sociale. Il corpo, è principio di individuazione, in quanto localizza l’individuo nel tempo e nello spazio, e principio di collettivizzazione, in quanto habitus che inserisce il soggetto nella storia.  Il risultato è l’agire del soggetto volto ad atteggiare ed utilizzare il proprio corpo volendo mantenere armonia con l’ambiente esterno.

Il corpo, però, può rappresentare anche  un luogo di resistenza e di elaborazione di contro definizioni della realtà e delle identità. Il corpo come luogo del desiderio assume quindi il significato di risorsa identitaria in cui rielaborare il proprio progetto biografico in modo indipendente, se non in rottura, rispetto alle norme e aspettative sociali dominanti: il corpo viene riconosciuto come luogo prioritario di esercizio della soggettività, come testimonia i diffondersi di pratiche collettive e di nuovi usi corporei.
Nella società contemporanea si assiste, quindi, ad una riscoperta del corpo, che comporta una costante tensione tra controllo e de controllo, ascetismo e consumo, razionalità ed emozioni.
Nel concludere questo articolo, vorrei citare le forme di violenza associate anche ai due avvenimenti riportati nell’apertura dello stesso articolo, quale in particolare il bodyshaming, che accentua la visione di una “ costruzione sociale del corpo”, allontanando la dimensione emotiva, individuale e soggettiva. Vorrei lasciarvi con una semplice ma riflessiva domanda: considerando che la società contemporanea, viene definita società complessa; considerando che una società complessa presuppone differenze, multidimensionalità, multiculturalità, come mai ancora assistiamo a fenomeni di violenza psicologica con oggetto la forma, la scelta di mostrare e di utilizzare il proprio corpo?

Dottoressa-Sociologa, Alessia Maria Lamberti


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