RIFLESSIONI FERRAGOSTANE ALL’OMBRA DI UN PINO LORICATO

Latella 10 agosto 2017 All’ombra di un pino loricato per ripararci dell’afa, che anche qui a mille e trecento metri d’altezza ci toglie in respiro come sulla spiaggia dell’area dello Stretto di Messina, mettiamo a dura prova i neuroni e ci lasciamo andare ad alcune riflessioni ferragostane. Caronte, Lucifero e il solleone che si appresta, grazie a Dio, a tirare le cuoia, hanno ridotto al lumicino le nostre energie psico-fisiche. Il clima è cambiato e continua a preoccupare l’uomo che cavalca il progresso tecnologico che prima o poi provocherà la morte di “Madre terra”, come Edgar Morin chiama il nostro pianeta. Lo scenario appare apocalittico e i protocolli sottoscritti delle grandi potenze industriali appaiono come i trattati di hitleriana memoria, soprattutto dopo che il miliardario americano Donald Trump, eletto presidente degli Usa, ha deciso, non si esclude   per fare un dispetto al suo predecessore, di cancellare quanto fatto da Barack Obama anche su fronte della difesa climatica. Forse per questo ha deciso di non dare seguito all’accordo di Parigi. Ma le sorti del mondo, nell’immediato futuro, sono minacciate anche dall’odio del dittatore della Corea del Nord nei confronti degli Stati Uniti.Pino loricato

L’ombra del pino loricato è una finestra sul mondo. Basta alzare lo sguardo sopra il davanzale per vedere cosa sta accadendo sul fronte dell’immigrazione. Non solo immagini. Perché da fuori giungono anche le voci delle polemiche che nelle ultime settimane hanno arroventato il clima sia del dibattito politico, alimentato dal rifiuto di molti paesi di accogliere il contingente di immigrati fissato dell’Unione Europea, sia sul codice per le ONG, voluto dal Ministro dell’Interno Marco Minniti, per usare i porti italiani nel salvataggio in mare di migliaia di disperati, che ha rischiato di provocare una crisi nel governo Gentiloni.

MINNITIIl codice in questione non solo non viola alcuna norma di diritto  nazionale e internazionale, ma ha già prodotto lusinghiere riduzioni del flusso di quanti sbarcano sulle coste meridionali della nostra Penisola. Una decisione, quella assunta dal responsabile del Viminale, finalizzata al rafforzamento della sicurezza nazionale e, al tempo stesso, per allontanare i sospetti di strani, quanto presunti, accordi tra gli scafisti e qualcuna delle organizzazioni che si stanno prodigando al salvataggio di quanti scappano dai paesi d’origine per raggiungere il Vecchio continente.Tutti siamo per la guerra ai mercanti di uomini: senza pregiudizi politico-ideologici o di interessi che sfuggono all’attenzione del cittadino. Ecco perché, da cristiani, preferiamo il pragmatismo di Marco Minniti alla solidarietà pelosa di certi ambienti cattolici.

INCENDIAll’ombra di questa pregiata pianta giunge l’acre odore degli incendi che stanno devastando il nostro patrimonio boschivo. Gran parte dei fronti di fuoco sono riconducibili alla mano all’uomo e ai suoi interessi, singoli o di gruppo. Li chiamano piromani, ma si tratta di delinquenti, alcuni dei quali militerebbero in piccoli nuclei delegati dalle istituzioni pubbliche a vigilare sull’integrità del territorio. Il caso che nei giorni scorsi ha registrato in Sicilia l’intervento dell’autorità giudiziaria appare emblematico e ci riporta alle “narrazioni” sui forestali calabresi della seconda metà del Novecento e al loro presunto coinvolgimento nella devastazione boschiva in questa regione. Un ulteriore inasprimento delle pene e un investimento massiccio sui sistemi di controllo del territorio potrebbero salvarci da questo continuo disastro ambientale.La crisi idrica, le precarie condizioni dei depuratori che scaricano in mare i liquami fognari, il mancato decollo del turismo meridionale dovuto alla carenza infrastrutturale, alla mancanza di programmazione e all’insufficiente professionalità di molti degli addetti al comparto, fanno parte del pacchetto di riflessioni ferragostane.  Tutte incandescenti e amare che ci riportano ad un comune denominatore: l’approssimazione, la litigiosità della classe politica, la corruzione, il malaffare e la pervasività della criminalità organizzata.

emmanuel-macronTanto per rimanere nel clima torrido di questi giorni, brucia ancona sulla guancia degli italiani lo schiaffone del Presidente francese Emmanuel Macron sulla vicenda Fincantieri -STX France. Dall’inquilino dell’Eliseo, la cui elezione aveva esaltato anche la politica italiana con legioni di ammiratori, per la verità, di schiaffi, in così poco tempo, ne abbiamo subiti due: l’altro è sulla Libia. E così, il campione del rilancio dell’Ue si comporta da nazionalista quando le regole favoriscono le imprese estere e liberista se invece sono le aziende transalpine ad operare sul mercato.

neymarIn un mondo sempre più povero, dove meno del 10% della popolazione detiene il 90% della ricchezza, assistiamo ad un calcio – mercato immorale, come dimostra il passaggio Neymar dal Barcellona al Paris Saint Germain per una cifra di oltre mezzo miliardo di euro. Il calcio mondiale è rinchiuso in una bolla speculativa prossima ad esplodere con conseguenza distruttive per lo sport più popolare del pianeta. Ed ancora più immorale è l’ingaggio del calciatore brasiliano: trenta milioni a stagione per 5 campionati. Ma su questo nessuna lacrima da parte dei tanti coccodrilli della moralizzazione, dei predicatori dell’equità sociale in un mondo comandato dal capitale finanziario, delle borse e dalle banche.  Il calcio è un malato terminale e sta andando avanti solo grazie alle cure palliative.

Antonio Latella, presidente Associazione Nazionale Sociologi


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