QUANTO I MEDIA INFLUISCONO SUI FATTI DI CRONACA NERA E QUALI SONO LE RIPERCUSSIONI SULLA GIUSTIZIA PENALE?

di Sofia Pulizzi

LA STRAGE DI ERBA

In queste ultime settimane l’attenzione mediatica si è concentrata su un fatto di cronaca che ha scosso gli animi sia delle persone coinvolte nella storia sia dei cittadini, ovvero la tanto discussa, Strage di Erba. E’ stata accolta l’istanza di revisione di Rosa e Olindo Romano, la revisione è un mezzo di impugnazione straordinario che consente di annullare le condanne passate in giudicato, è l’unico mezzo di impugnazione che consente di rimettere in discussione quelle condanne definitive e consente di rimettere in libertà persone che si presuppone siano ingiustamente condannate.

Partiamo dal principio, 26 giudici in tre gradi di giudizio hanno condannato Rosa Bazzi e Olindo Romano. Malgrado non ci siano loro impronte nella casa delle vittime né nella loro , neppure un capello né una traccia di sangue. La condanna si basa su 3 pilastri:
1) La testimonianza dell’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio
2) La traccia di sangue di Valeria Cherubini che a 14 giorni dalla strage è stata ritrovata nel battitacco della macchina di Olindo
3) Le confessioni rilasciate dai coniugi.

Nel 2020 i due coniugi sono stati valutati sotto il profilo psichiatrico da quattro scienziati, a Olindo è stato diagnosticato un disturbo paranoico con ragionamenti fissi tipici dell’adolescenza, “un credulone” praticamente; a Rosa invece è stato diagnosticato un deficit cognitivo che le impedisce di leggere e scrivere, un “ritardo mentale”. I loro profili quindi, secondo gli scienziati, sono incompatibili con la progettazione e l’esecuzione di una strage del genere, così articolata, che avrebbe richiesto capacità intellettive di cui sono sprovvisti. Partiamo dall’evento chiave: l’11 dicembre 2006 alle 17:45 veniva staccata la luce a casa Castagna, questi ultimi entrano a casa tra le 19:58-20.00. Raffaella viene colpita 18 volte, le tagliano la gola, l’arteria carotide a lei e tutte le altre vittime (questo fa pensare che i colpevoli fossero dei professionisti). Non vengono analizzate diverse prove, ad esempio la tende dove c’erano tracce di sangue da schizzo.

Angelo Fusaro, cancelliere del tribunale di Como si dice abbia distrutto i reperti che dovrebbero essere analizzati , tra i quali c’era quella tenda che è andata distrutta nonostante ci fosse l’ordine di conservarla e che avrebbe potuto provare che la Cherubini sarebbe stata colpita nel suo appartamento, come inizialmente si pensava (in questo modo Rosa e Olindo non potrebbero essere gli aggressori, perchè altrimenti scendendo per le scale i soccorritori li avrebbero visti). Due perizie dicono che la Cherubini è stata uccisa a casa sua, la consulenza tecnica della dottoressa Valentina Vasino inoltre si è concentrata sul fatto che quest’ultima non poteva gridare aiuto con 5 tagli alla lingua. In più, quel giorno c’erano tre gradi, un clima molto freddo quindi, se fosse stata colpita nel pianerottolo avrebbe avuto il giubbotto invece l’indumento era in perfette condizioni e non presentava macchie di sangue o tagli da arma come quelle utilizzate per uccidere la signora, che quindi si pensa sia stata uccisa in casa.

Sugli abiti di Olindo e Rosa e nella loro lavatrice non c’è traccia delle vittime, piuttosto sono presenti delle impronte in casa delle vittime che non verranno mai analizzate, delle impronte che non corrispondono con i coniugi, né con le vittime né con i soccorritori. Per quanto riguarda le dichiarazioni di Frigerio, le prime parole sono : “non l’avevo mai vista questa persona, non era del posto” non identificando quindi gli aggressori con i coniugi Romano. Solamente in un secondo momento e incalzato dai carabinieri, quest’ultimo fa il nome del suo vicino di casa, testimonianza non molto attendibile, in quanto i carabinieri potrebbero avere alterato il ricordo della fragile vittima.

Da numerose ricerche emerge che un testimone è, per definizione, inattendibile dal momento che è chiamato a riportare quello che essendo un ricordo, cioè una ricostruzione, può essere diversa dall’evento originale, quindi una deformazione della realtà. Secondo Gullotta, il primo errore nella formazione di una prova testimoniale sta addirittura all’origine: cioè nel fatto che il testimone viene invitato a dire la verità. Il testimone può impegnarsi a essere sincero, non a dire la verità, perché ci sono molte interferenze soggettive e sociali nel ricordo e perché davanti, per esempio, a un magistrato, l’interrogato spesso dice ciò che ci si aspetta che dica. La cosa straordinaria è che né avvocati, né magistrati hanno alcuna formazione in argomento. Si può affermare che l’attendibilità di una testimonianza possa essere determinata da due fattori principali:
1) Accuratezza, ovvero la corrispondenza tra realtà oggettiva e soggettiva;
2) Credibilità, ovvero il rapporto tra ciò che si ritiene di sapere e le motivazioni a dichiararlo e se in generale la sua motivazione è sostenuta dalla possibilità che effettivamente sapesse la verità. In assenza di riscontri esterni, l’attendibilità della testimonianza può essere valutata solamente per le sue caratteristiche intrinseche: legata alla credibilità (potere di convinzione)
.

Purtroppo gli esperimenti hanno evidenziato che il giudicante non è in grado di giudicare in maniera corretta l’attendibilità del testimone ed hanno messo in luce una sorta di processo inferenziale attraverso cui sembra che le persone, per giudicare l’attendibilità di un testimone, si affiderebbero al grado di sicurezza da lui stesso mostrato nel corso di una testimonianza. Sembra, infatti, che la percezione che i giurati hanno della sicurezza di un testimone, sia responsabile per un 50% delle variazioni nel loro giudizio sulla credibilità del testimone. Possiamo affermare quindi che dal principio, la difesa dei coniugi Romano ha “smontato” tutte le prove di accusa sulle quali si basa la loro colpevolezza, adesso non ci resta che aspettare il nuovo processo e l’analisi delle prove mai analizzate fino ad ora.

Dott.ssa Sofia Pulizzi, sociologa e criminologa


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