IL VALORE ENDOGENO-RETICOLARE DELLA COMUNITÁ NELLA PRASSI DELLA PROGETTAZIONE E SVILUPPO DEL TERRITORIO

di Domenico Stragapede

La comunità attraverso la propria identità riconosce la giusta dimensione operativa e gli obbiettivi rilevanti e le strategie per realizzarli.

<<== dott. Domenico Stragapede

Una visione concreta sul come ri-pensare e integrare le risorse in base alla capacità del territorio in essere, più del semplice carattere della dimensione spaziale, nel contesto della complessità delle differenze ravvisabili, il cui pensiero strategico considera la struttura allargata alla olistica forma delle relazioni reticolari, in pre-visione di una organizzazione e con-divisione delle risorse soggettive del capitale umano, e oggettive dei piani visibili della funzione culturale e co-struttiva dei luoghi in cui si radica il concetto di valore endogeno della comunità .

Il termine endogeno è sinonimo di conoscenza e consapevolezza della realtà spaziale del luogo sociale, in cui si sviluppano le azioni di sistema locale, ovvero interpretazione e comprensione dei fattori trasformanti a livello economico-politico, possibilità di reazione ai cambiamenti temporali dell’ambiente, introduzione di azioni volte alla normalizzazione dei processi comunitari.

La sostanza porta ad individuare il luogo da cui la comunità nasce e tras-forma il termine di immagine organizzata, non come semplice habitat o proiezione del vincolo artificiale. Tale autenticità afferma lo strumento di azione comune, principalmente, quando determina la “vivibilità”, passaggio dalla concezione del mero spazio al concreto luogo complesso in cui, la cultura, costumi, consuetudini, creano valore nelle risorse per qualificare lo sviluppo sostenibile del “meta-territorio”.

Lo sviluppo endogeno è la conoscenza delle scelte adatte a creare la capacità innovativa del profilo locale della comunità, attraverso il concetto di “intelligenza socio-comunitaria”, ovvero la possibile necessità di aderire a forme ibride di strutturazione e gestione delle prospettive di crescita e innovazione, promuovendo il settore del web 2.0, strategia di marketing e digital tourism hub, Internet of Things.

Il paradigma da mettere in evidenza è la valorizzazione delle potenzialità delle risorse locali (costituzione di un organo strategico permanente e realizzazione di progetti suddivisi per obbiettivi temporali).

La prassi in definitiva ricalca il principio differenziale delle policy con cui innescare lo sviluppo territoriale, in particolare possiamo individuare i seguenti obbiettivi di programmazione operativa: differenziazione dell’area territoriale, ruolo degli stakeholder e strategie di promozione e sviluppo locale.

La policy urbano-territorializzante, in composizione alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile del luogo, il rinnovo delle ricchezze locali, in una visione condivisa di realtà decodificata e sinergica,  promossa dalla interoperatività meso-dimensionale delle reti complementari dell’azione ecosistemica delle realtà metropolitane o intercomunali, sia in grado di pianificare il lento e scorrevole schema, da cui poter attirare gli “steakeholders”, e attuare la patrimonializzazione e marketing dei tesori dell’identità locale.

La tradizione è la fonte principale attraverso cui si esprime una collettività identitaria, il passato che suggerisce la capacità di poter assicurare autenticità alla novità quale immagine di tale prodotto, costituito dalla salvaguardia del mistero storico della cultura e “tradizioni”.

La tematizzazione espressa per mezzo dell’”invenzione” esistente della cultura locale, contrasta lo sgretolamento della figura globale, incentivando la capillare liquidità scorrevole, quale prassi in cui la tradizione si mescolala con la misura del meso-contesto culturale del luogo emotivo, che afferma la garanzia della promozione materiale delle risorse(food, shopping e archeologia), processando la dinamica del turismo strategico asimmetrico, multidirezionale ed essenzialmente lento che possa esprimere la valorizzazione collettiva locale e arricchire la coscienza personale.

La governance messa in atto rafforza il primato della competitività del brand dell’industria locale, riconoscendo il principio “reticolare” della gestione avanza delle dinamiche complementari, privilegiando un approccio solidale e cooperativo, in cui la logica dell’inclusione valoriale affina la multi-spazialità identitaria nel rinnovo del carattere comune e unico dello spazio urbano/metropolitano.

In tale definizione è la comunità a delineare, o meglio pre-vedere, vedere le forme di intervento più adeguate, in relazione ai bisogni, difatti le istituzioni, le imprese e le famiglie aggregate in azioni deliberative creano un ambiente di “Comunità Solidale”. Il principio endogeno pone in essere il bilanciamento fra il carattere locale/globale, cooperativo/competitivo e identità solida/apertura fluida.

In relazione a tale premessa è possibile affermare una serie di fattori che ci permettono di mettere in risalto la strategia più adatta per avviare il processo di sviluppo localizzato del territorio, dove la pro-attività è l’elemento dinamico delle condizioni per territorializzare lo sviluppo locale: presenza di risorse esclusive, messa in atto di progetti realizzabili nel breve/medio periodo e affermazione di una strutturazione logica decisionale. Per essere concreti la definizione dei processi deve comprendere interconnessioni tra l’area economico e l’istituzione comunitaria, dove il mercato esterno attraverso la propria richiesta definisce il legame equilibrato con la produzione, i prodotti e le professionalità locali, affini al paradigma della mobilità creativa e della sublimazione riflessiva.

Il modello di realtà locale preminente dalla rivoluzione della cultura emergente e tradizione con-vivente, insieme alla maglia relazionale intelligente della rete comunicativa e strutturata, legano i diversi soggetti appartenenti alla sfera socio-comunitaria, in un’azione di complementarietà intensificano le relazioni che formalizzano la costruzione di reti funzionali tra istituzioni, società metropolitana provinciale e regionale, imprese, associazioni e famiglie, dove storia, tradizione, realtà materiale/immateriale, capitale sociale, qualità dei prodotti, beni culturali, tempestività, trasparenza e solidità delle reti dinamiche delle piattaforme tecnologiche, diventano i temi da cui affermare il principio di “meta-territorio”.

Turismo, tempo libero, imprinting ambientale rappresentano gli ambiti da cui partire per creare partecipazione e condivisione del quadro comune del paradigma della comunità-sociale, dove gli attori istituzionali, imprese e famiglie partecipano, in piena responsabilità, attivando il processo di sviluppo del territorio locale in un contesto di partnership sociale, integrando la volontà di bilanciare l’identità territoriale con l’idea di qualità e resilienza glocale.

Il territorio nella visione più intima dello spazio geografico antropico, storico, culturale, archeologico e enogastronomico si riscopre per l’offerta tematica, in cui la società adegua la propria visione, affermando la più efficacie strategia valoriale, nel carattere essenziale del processo localizzativo, affermando il fenomeno della riscoperta della “natura glocalizzata”.

La misura strategica dei territori si sublima in un’opera di orientamento bi-frontale fra individuo e luogo, dove i frutti raccolti sono espressi da azioni ibride, caratterizzate dal modello “esperienziale”, ovvero il lento consolidamento del tema reale dello spazio, favorito dalla mercificazione controllata della dimensione dinamica e sostenibile del patrimonio della “tradizione”. Un brand in cui si riconosce il merito di assicurare emozioni uniche e indimenticabili, potenziato dal movimento estroverso dell’innovazione sostenibile delle infrastrutture e mobilità sostenibili, capaci di collegare il passato della “tradizione”, il presente dell’“esperienza” e “ricordo” e il futuro della glocale “liquidità lenta”.

La “liquidità lenta” rappresenta la forma di annullamento dell’omogeneità territoriale priva di valore e l’alienazione personale dell’identità cosciente. L’esposizione e l’offerta competitiva sincronica delle realtà locali sono la chiave di definizione della strategia economica politica, quale risposta al globalismo culturale e storico.

La comunità nel delineare le strategie adeguate a tale definizione deve comunque considerare il profilo ambientale, in affermazione alla dinamica migliore per richiamare i diversi elementi contestuali al progresso organico (intenzione, autonomia, frattura centrifuga dell’organizzazione, caos creativo, ridondanza e varietà dinamica).

La finalità di tale Know how accresce il processo creativo del bottom-up and reticular advocacy, ovvero il saper mettere in pratica le caratteristiche della funzione individuale nella sua complessità, attraverso i tipi di sapere, sviluppando la struttura dei livelli di apprendimento in corrispondenza alle scelte, strategie e aree di riferimento.

La possibilità e la capacità di adattare l’organizzazione locale al contesto temporale e spaziale dell’ambiente esterno è essenziale per affermare il risultato strumentale della dimensione cognitiva del processo circolare organizzativo, in cui si attuano una serie di fasi in cui si inizializzano le azioni da porre in essere, in particolare, dalla situazione pre-riflessiva, creativa, risolutiva e post-riflessiva.

La vera forza di un territorio che “apprende ad apprendere” è la capacità di creare una cooperazione che possa mettere in atto una solida condivisione di risorse ed esperienze, utili a creare competenza qualitativa progettuale e conoscenze quantitative di esecuzione. In conclusione il paradigma di tale affermazione è riassumibile in “governance multilivello”, dove il coordinamento e la direzione è di rilevanza regionale/provinciale, in cui il profilo direttivo centrale viene mitigato dall’esecutiva libertà dell’interconnessione identitaria degli enti locali, facendo emergere l’effetto moltiplicatore delle “best practices”.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

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