IL RUOLO DELLA DONNA DURANTE LA PANDEMIA

Questi giorni difficili e turbati che stiamo trascorrendo, fra crisi di governo e un’ emergenza sanitaria senza precedenti, questa pandemia ha acuito le discrepanze già esistenti fra uomini e donne, rendendo ancora più marcata questa diversità e la posizione che entrambi ricoprono all’interno della sfera sociale (il termine posizione rimanda ad un concetto delle prerogative sociali che la donna ha conquistato durante il decorso del tempo come l’emancipazione).

<<== Dott.ssa Francesca Santostefano

Ebbene, la scienza in tale contesto ha avuto un ruolo basilare, oggi giorno dai media apprendiamo scoperte scientifiche elargite dai migliori esponenti operanti in ambito scientifico quali biologi, virologi, esperti di genere prettamente maschile. La domanda dunque sorge spontanea, ma donne che hanno supportato la scienza e la medicina durante la pandemia ce ne sono state? Se il responso è positivo, per quale motivo non viene conferita loro notorietà per una qualche scoperta scientifica? Già prima della pandemia mondiale  molteplici differenze di genere erano ordinariamente diffuse, a cominciare dalla posizione detenuta dalle donne nel contento lavorativo le quali subiscono continue vessazioni e disuguagliane a livello di stipendi, trattamenti non equi ed altro, atteggiamenti che mirano ad un fattore di stigma diffuso dal pensiero comune.

L’analisi di questo mio elaborato, seppur breve, propone di valutare quello che è emerso da un punto di vista di dati quantitativi da questa pandemia in relazione alla diversità di genere e soprattutto volge uno sguardo al passato affrontando un excursus storico delle donne scienziate maggiormente famose che hanno fatto la storia grazie alle loro scoperte scientifiche, a fronte di quello che è la mia valutazione, riportiamo il seguente estratto dei dati statistici rilevati dal “McKinsey Global Institute” il quale ha pubblicato un report secondo cui, a causa di Covid-19, più donne hanno perso il loro lavoro rispetto agli uomini. Questi dati indicano come il 2020 abbia allargato il divario di genere uno studio pubblicato su “eLife Sciences” conferma che negli articoli scientifici pubblicati su Covid-19 ci sono meno donne come primi autori di quanto ci si aspettasse, mentre un articolo pubblicato recentemente su “Nature Astronomy” denuncia che, nel periodo tra gennaio e giugno del 2020, rispetto agli anni precedenti, le pubblicazioni curate da scienziate siano diminuite dell’8% sul totale. Durante i tempi passati, vi sono state innumerevoli epidemie o talvolta nuove malattie in cui si ravvisa un contributo non indifferente di donne che hanno apportato il loro sapere scientifico alla scoperta di nuove cure, pertanto sento il dovere ed il rispetto di citare alcune fra le tante:

Marie Curie (1867-1934)

La famosissima Marie Curie fu una delle prime scienziati riconosciute come tali a livello mondiale. Insieme al marito Pierre infatti compì importantissimi studi sulle radiazioni e i materiali radioattivi.Tali ricerche le valsero non uno, ma ben due Premi Nobel: per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911 in seguito alla scoperta del radio e del polonio.

Dorothy Crowfoot Hodgkin,

Biochimica inglese pioniera nella tecnica della cristallografia a raggi X. Nasce a Il Cairo nel 1910. Sua madre, Grace Mary Hood, era un’archeologa e il padre John Winter Crowfoot era un “funzionario dell’Impero”, anch’egli archeologo. Ella da bambina aiuta negli scavi archeologici e poi precocemente, a soli 10 anni si interessa di mineralogia e chimica. Si laurea nel 1932 in chimica ad Oxford e nel 1937 ottiene il dottorato di ricerca in chimica a Cambridge. Il suo progetto di ricerca riguardava la cristallografia a raggi X e la chimica degli steroli. Attraverso questa tecnica scopre la struttura tridimensionale del colesterolo, insulina e penicillina e della vitamina B12. Gli studi sulla penicillina furono fondamentali per la progettazione e sintesi di altri antibiotici, indispensabili per la cura delle malattie infettive. Grazie ai suoi studi, soprattutto quelli volti all’identificazione della struttura della vitamina B12, nel 1964 vince il Nobel per la chimica.

Gertrude Belle Elion

Farmacologa e biochimica statunitense. Nata a New York nel 1918 ha vinto il Nobel per la medicina nel 1988 insieme a James Whyte Black e George H. Hitchings per lo sviluppo di numerose terapie farmacologiche. In particolare è grazie ai suoi studi che è stato prodotto il primo farmaco contro l’AIDS, AZT, e l’aciclovir, primo farmaco antivirale contro l’infezione da herpes.

Françoise Barré-Sinoussi

L’immunologa francese che ha identificato ed isolato il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) che è la causa dell’AIDS. E per tale scoperta ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 2008 con Luc Montagnier. Fu una cardiologa pediatrica di fama internazionale che, tra le altre cose, offrì un apporto decisivo all’identificazione del “morbo blu”, una malformazione del cuore che provocava molte morti tra i neonati.

Barbara Mcclintock(1902-1992)

La biologa statunitense Barbara McClintock fu una delle menti che cambiarono lo studio della genetica.Studiando le pannocchie di granturco infatti giunse a scoprire l’esistenza dei transposoni, piccoli segmenti di DNA capaci di spostarsi da un cromosoma all’altro. Tale traguardo le valse il Premio Nobel per la medicina nel 1983. Le ricerche della McClintock anticiparono di decenni il riconoscimento dell’epigenetica,una recente branca della biologia molecolare.

Rita Levi Montalcini (1909-2012)

Rita Levi Montalcini fu neurologafilantropa e senatrice a vita della Repubblica italiana. Nel 1986 questa importantissima scienziata ricevette il Premio Nobel per la medicina per le ricerche che portarono all’identificato del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, una piccola proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Questa scoperta contribuisce ancora oggi allo studio di malattie come tumoriSla e morbo di Alzheimer.

Gli stereotipi di genere continuano ad avere un forte impatto sul lavoro. La società  e la famiglia nel corso degli anni sono cambiate, si sono trasformate  in strutture più complesse e diversificate. Questi mutamenti all’interno della società e delle tipologie familiari non sono stati tuttavia sempre recepiti dal mercato del lavoro. Per queste ragioni esiste per le donne una difficoltà strutturale che impedisce loro di realizzarsi pienamente e di godere di pari opportunità in ambito occupazionale. Ancora la persistenza di stereotipi di genere continuano ad ostacolare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a creare effetti perversi come la segregazione delle donne in settori scarsamente retribuiti o in posizioni più basse rispetto agli uomini. Al termine di questi crisi posso solo augurarmi il rafforzamento delle politiche sociali e di pari opportunità di genere nei confronti delle donne e che determinati stereotipi siano lasciati a quei secoli bui ove l’ignoranza regnava, una società coesa e collaudata ha bisogno sia di donne che di uomini, nella politica, nel mercato del lavoro, ai vertici di aziende portanti, nell’ambito della ricerca scientifica e della medicina, contrastare il cosiddetto matrimonio precoce nelle aree più povere e degradate del pianeta, eliminare tali barriere in modo tale da camminare verso una nuova era del positivismo scientifico.

SITOGRAFIA

Galileo.net.,“Scienza covid disparità genere”.

Scambi.Prospettive sociali e sanitarie.it.,“Diseguaglianze di genere per la parità di uomini e donne”.

Wineeurope.eu., “Le scienziate al tempo della pandemia da coronavirus covid 19”.

Dott.ssa Santostefano Francesca – Sociologa – Socia ASI


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