I limiti della democrazia nella società aperta. Riflessione sui sistemi democratici

di Rosario Fittante

“Con il termine politica intendiamo piuttosto riferirci soltanto alla direzione o all’influenza esercitata sulla direzione di un gruppo politico, vale a dire oggi di uno Stato” (Max Weber). “Pur nella sua imperfezione, la democrazia rimane l’unico sistema praticabile contro il pensiero unico; l’alternativa è un buco nero che preclude ogni libertà, i cittadini pensanti precipiteranno nell’oblio più profondo, e quando comprenderanno che la loro autostrada è diventata una mulattiera buia senza una via d’uscita, sarà troppo tardi e invertire la rotta sarà arduo”.

L’inizio del XXI secolo, ha visto profondi cambiamenti sociali, prodotti in gran parte dall’eredità del passato ed in parte da eventi nuovi che ne hanno caratterizzato le trasformazioni globali.

Nelle democrazie occidentali sono diversi i modelli costituzionali, la loro architettura definisce certamente la separazione dei poteri e dei sistemi nell’elezione delle cariche istituzionali. In Francia vige un sistema di repubblica semipresidenziale dove il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Il Presidente viene eletto a suffragio universale diretto a doppio turno, e ha il potere di nomina del primo ministro. In Germania vi è il cancellierato, una repubblica federale dove il cancelliere viene eletto dal Bundestag (parlamento) su proposta del presidente federale che lo nomina ed ha il potere di nomina e revoca dei ministri, e può sciogliere nei casi previsti, il parlamento. Nel sistema tedesco vi è la sfiducia costruttiva (il Bundestag può sfiduciare il cancelliere solo avendo la certezza di poter eleggere il successore a maggioranza dei suoi membri. In Gran Bretagna dove non vi è una carta costituzionale codificata, ma un sistema di norme e statuti che fanno riferimento ad una organizzazione consolidata dello Stato, vi è una monarchia costituzionale parlamentare che si fonda su tre ordini: La Corona, l’esecutivo e il parlamento. La Corona nomina il primo ministro sulla base dei risultati elettorali della Camera dei Comuni. Il premier nomina e revoca i ministri e può chiedere lo scioglimento anticipato delle Camere. In Spagna vi è una monarchia costituzionale con a capo il re ed è fondata sulla divisione dei poteri, il potere legislativo è esercitato dalle due camere, con il congresso dei deputati che danno fiducia al capo del governo e può esercitare la sfiducia costruttiva. Il potere esecutivo spetta al premier che è proposto dal re. Negli Stati Uniti d’America vige una repubblica federale formata da 50 stati e un distretto federale ed è fondata sul presidenzialismo. Il potere politico è diviso tra il presidente degli Stati Uniti, il Congresso (Parlamento) e le corti giudiziarie federali. Il presidente è capo dello Stato e guida dell’esecutivo. La sua elezione passa attraverso il voto dei singoli stati poi conteggiato con il sistema dei grandi elettori, su base nazionale; non può essere rimosso tranne che nel caso di Impeachment.

L’esempio fatto di alcune democrazie occidentali, ci porta ad una riflessione sul significato etimologico della parola democrazia, “governo del popolo, ovvero sistema di governo e di valori sociali, in cui la sovranità è esercitata direttamente o indirettamente dal popolo, ovvero l’insieme dei cittadini che attraverso una consultazione popolare, eleggono i propri rappresentanti”. Karl Popper, (1902 Vienna- 1994 Regno Unito) uno dei più importanti filosofi della scienza del ‘900, nella sua opera, “La società aperta e i suoi nemici”, fa una netta distinzione nella descrizione dei valori tra una società aperta “democratica” e una società chiusa, “autocrazia/dittatura”, portatrice di valori presunti assoluti, da imporre con ogni mezzo agli individui subalterni e devoti. La società aperta è una società di valori, con più visioni del mondo, essa può introdurre proposte politiche, ed è aperta ai partiti politici che la compongono e si sottopone alle critiche più severe facendone tesoro. Karl Popper nella definizione di società aperta sosteneva: “La società aperta, è aperta alla fallibilità della conoscenza umana”. La società chiusa, è chiusa dalla pretesa di essere possessori di verità ultime, totali e razionali, addirittura incontrovertibili, e portatori di valori presunti assoluti razionalmente dimostrati e comunque da imporre agli altri, legittimando il consenso con ogni mezzo, anche con la violenza, reprimendo qualsiasi forma di dissenso. Nella società chiusa l’individuo non esiste come soggetto pensante. “La società aperta e i suoi nemici” è la risposta di Popper, principalmente per affrontare quelli che pensava fossero le ideologie più pericolose del suo tempo, principalmente “Fascismo a destra e Comunismo a sinistra”, quelli peggiori però secondo Popper sono gli irrazionalisti, cioè, sono quelli che non danno nessun valore alla ragione nella convinzione che non debba essere il principale valore sia individuale che sociale.

Le democrazie, si distinguono tra loro per vari aspetti, di carattere sociale, storico e culturale, ma hanno un unico denominatore comune, la libertà di agire degli individui, la possibilità di cambiare, di dissentire, di avere giustizia, Questi sistemi democratici, come è stato ribadito in precedenza, non sono perfetti, la richiesta di cambiamento deve essere fatta sempre mettendo le libertà al primo posto, perché a volte l’irrazionale ricerca di un cambiamento a tutti i costi, può rivelarsi fatale, il pericolo di derive non democratiche è sempre in agguato, pronto con le sue ricette avvelenate di demagogia. Come è noto, la storia ci ricorda che le libertà conquistate, sono quasi sempre frutto di guerre, di rivoluzioni che hanno causato milioni di morti; quindi, nulla può essere dato per scontato, anche nel tempo dell’iper-velocità e dell’intelligenza artificiale. L’insoddisfazione che l’individuo subisce, spesso causata dal senso di abbandono delle democrazie post-moderne che a causa dell’eccessiva burocrazia, e dei sistemi di potere fatto dalle Caste, e dalle lobby dimenticano le sofferenze e le disuguaglianze del mondo esterno ad essi. Questo fenomeno sociale può indurre gli individui in modo inconsapevole a cercare un cambiamento che può rivelarsi fatale. Il populismo, e le fake news, sono i nemici della società aperta, ma hanno il loro fascino nella società di oggi; l’antidoto è quello di educare socialmente l’individuo ad una maggiore consapevolezza del proprio pensiero, della propria ragione.

In Italia si sta discutendo da tempo di una modifica dell’architettura costituzionale, per dare avvio ad una nuova forma di governo, per arrivare ad un sistema presidenziale o un premierato forte, le motivazioni date sono certamente valide, per fornire al sistema Paese le riforme necessarie per renderlo efficiente e competitivo. Riforme certamente da fare, in funzione di una società che cambia e si evolve, il punto è, come farle, con chi farle, e nell’interesse di chi? Dal 1970 al 2018, quasi tutti i partiti che ci hanno governato, hanno tentato di fare alcune riforme, in parte realizzate con qualche modesto risultato, in parte rimaste sulla carta, altre ancora hanno addirittura de-potenziato economicamente il sistema Paese. Il debito pubblico italiano, che nel 1970 era il 37,1 %, è arrivato al 131,5% nel 2018 (dati Fondazione Einaudi). Questa abnorme crescita ha portato l’Italia ad essere l’anello debole tra le economie avanzate. La politica senza una visione a lungo termine non può dare le risposte che i cittadini si aspettano, guardare solo al prossimo turno elettorale esclusivamente per tenere saldo il potere, con il tempo si troverà senza elettori, queste debolezze rischiano di fare il gioco dei populisti e dei propagatori di fake news che potranno prendere il potere nel nome del “Popolo”. Questa debolezza democratica, accomuna non solo l’Italia, ma anche molte democrazie occidentali, basta osservare i dati sulla bassa percentuale di elettori che si reca alle urne, un fenomeno che aumenta ad ogni elezione, arrivando in alcuni casi sotto la soglia pericolosa del 50%. Questo dato molto preoccupante, purtroppo è trattato con disinvoltura dai leader politici sia quando governano che, quando sono all’opposizione; il perché di questa scarsa attenzione verso il fenomeno potrebbe essere spiegato con il paradosso che meno persone votano, più aumentano i consensi per i monopolisti della politica, questo perché controllando una consolidata fetta di elettori ottengono risultati affidabili che garantiscono al 99% la possibilità di essere eletto. Chi sono gli elettori che favoriscono questo processo e che consentono con il loro voto una performance elettorale di tutto rispetto nell’elezione di uno o più candidati? Sempre indicati dal gruppo politico di riferimento e mai dagli elettori. Alcuni fattori condizionanti potrebbero essere: il disagio sociale legato alla mancanza di lavoro, o alla condizione socioculturale delle persone meno istruite, o ancora a fattori psicosociali (Carl Hovland 1912-1961), ma sono i social media l’arma più potente che molto spesso persuadono gli elettori, ad identificarsi con i loro leader veri o presunti.

La globalizzazione, l’immigrazione, l’invecchiamento, l’insicurezza della popolazione senza più solidi riferimenti sociali e istituzionali, contribuiscono a rendere l’individuo sempre più dipendente, dal medium digitale nella “società dell’indifferenza”.

Questa moltitudine di elettori sempre più numerosa, oggi si informa esclusivamente attraverso la piazza virtuale e, come un moltiplicatore si auto-manipolano, metabolizzano fatti, notizie, e quant’altro propinati dai social media senza verificarne l’attendibilità, diffondendo a loro volta notizie mai verificate. Questi soldatini della rete, armati di tastiera e smartphone, saranno sempre lì pronti a diffondere all’infinito le nuove fake news, nella spensierata convinzione di essere stati utili ad una giusta causa. Nell’ultimo decennio della post-modernità, vi è stata una forte accelerazione della comunicazione nella piazza virtuale, gli algoritmi, i medium digitale (siti web, chat room, posta elettronica, forum, ecc…) hanno completamente modificato la struttura sociale e la vita degli individui, completamente assorbiti dalla web society, dove discernere il reale dall’irreale diventa sempre più complicato. Il cambiamento sociale è irreversibile, le società cambiano e si adeguano ai processi sociali sulla base delle nuove scoperte scientifiche. Nuovi paradigmi rimoduleranno la società proiettandola nel nuovo mondo degli avatar: sarà progresso oppure no? La risposta la darà il tempo, il pericolo però è dietro l’angolo e si chiama: “cattivo utilizzo delle tecnologie” che può far precipitare l’individuo in un buco nero, dove l’attrazione gravitazionale è così forte da catturare anche il futuro. La sfida dei governi eletti democraticamente, sarà quella di sconfiggere questo moltiplicatore di fake news, per evitare che la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale possa diventare “stupidità artificialmente costruita”.

Il Potere e la Potenza- Max Weber (Erfurt 1864- Monaco 1920)

In politica la differenza tra potenza e potere è sostanziale, sono due concetti antitetici che segnano la differenza tra la libertà e la sua negazione, questi due concetti e il suo seguito descritti da Max Weber, ci portano a definire meglio limiti e debolezze dei sistemi democratici moderni. La “Potenza” è la possibilità di imporre a un altro individuo la propria volontà, a prescindere dalla volontà che questo individuo ha di obbedire o meno, questo concetto è quasi come un brutale rapporto di forza. Il “Potere” è la possibilità di trovare obbedienza ad un proprio comando. Una relazione di potere è quando colui che obbedisce assume il contenuto del comando come massima del proprio agire. Vi sono molti modi che portano all’obbedienza di alcuni individui verso altri individui, per esempio per paura, per convenienza, per interesse ecc… Ma ce n’è uno che rende davvero stabili le relazioni di potere, questo elemento è la credenza nella legittimità di chi esercita il comando, questa legittimità del potere può durare nel tempo. Il potere per Weber è l’elemento centrale sul quale si fonda il rapporto dell’individuo cittadino elettore con lo stato, egli elenca tre forme di potere legittimo: Potere tradizionale – Potere razionale/ legale -Potere carismatico. Il potere tradizionale si basa sulla credenza e sulla fede, nell’autorità dell’eterno ieri, è una forma di potere in cui noi obbediamo ad una persona, perché essa incarna una tradizione valida da sempre. Non si obbedisce al comando di una persona, ma alla tradizione che essa rappresenta ed è valida da sempre. Il potere razionale /legale è una forma di potere che si basa sulla credenza nella legittimità, cioè un insieme di regole razionalmente stabilite, si obbedisce ad un bene superiore, perché agisce sulla base di regole definite razionalmente leggi, che non sono frutto di una tradizione, e preesistono alla persona alla quale si obbedisce, potere impersonale di natura ordinaria che è routine nella vita sociale. Il potere carismatico è una forma di potere in cui si obbedisce alla persona in quanto tale, perché si ha fiducia nella persona che impartisce il comando per le sue doti straordinarie; secondo Weber questo potere si manifesta in tempi di crisi e non rispecchia nel suo agire norme tradizionali o regole razionali. La sua legittimità è condizionata da un meccanismo di prova e di riconoscimento, il capo carismatico è l’uomo che deve risolvere la crisi e deve dimostrare di essere in grado con il suo successo, con la sua gloria, di risolvere una situazione eccezionale. Ma come tutti i poteri carismatici nella storia se questa prova non c’è, le cose vanno male, il potere carismatico del capo inizia a dissolversi lentamente fino a perdere ogni consistenza, (Il potere carismatico per Weber non ha durata) qui è il punto in cui avviene il ripudio. Max Weber specifica che il riconoscimento dei dominati nei confronti del capo carismatico, non configura in nessun modo un processo democratico, ma esso ne pretende il riconoscimento. Nel saggio del 1919 “La politica come professione”, Weber precisa che il luogo della politica come professione è nei partiti politici, e quando arriva la democrazia succedono 4 cose:

1) arrivano i partiti politici e la politica deve organizzarsi;

2) Chi controlla il partito controlla tutto: nasce una nuova oligarchia.

3) Arriva il cesarismo e i partiti si sottomettono al leader che li fa vincere.

4) I parlamentari diventano un branco di votanti ben disciplinati che segnano la fine del parlamentarismo: tutto si sposta nelle segreterie dei partiti.

Nei periodi di cambiamento, “le ideologie non devono vincere”.

La politica può essere fatta in due modi, si può vivere per la politica, o vivere di politica, nel primo caso la politica è fatta per passione ed è alimentata da un fuoco anteriore che anima quella persona; vivere della politica invece vuol dire trovare quei mezzi che permettano di occuparsi di politica costantemente. Qui Weber differenzia i due concetti, quello dell’etica dei principi o dell’intenzione e l’etica della responsabilità, sostenendo che questi due concetti apparentemente antitetici possano convivere. Per comprendere la relazione dei due concetti Weber traccia le tre caratteristiche che contraddistinguono l’uomo politico e sono: la passione, il senso di responsabilità e la lungimiranza. Quindi vivere di politica, perché si hanno dei temi da proporre (passione, valori ecc…), ma chi si occupa di politica solo per passione è destinato a perdere, poiché per Weber la sola passione non crea l’uomo politico, può però farcela se nella causa che vuole portare avanti, non fa anche della responsabilità, nei confronti di essa la sua stella polare dell’agire. Quindi la qualità principale del politico deve essere la sintesi dei due concetti e cioè avere la capacità di coniugare la passione con la lungimiranza, con la responsabilità, essere spinti da una causa ispiratrice, prevedendo le conseguenze del proprio agire, mettendo una sorta di barriera tra sé e il mondo circostante senza farsi coinvolgere eccessivamente (passione e freddezza). Il pericolo maggiore del politico però è rappresentato dalla vanità, essa è un vizio radicato in ogni uomo e in ogni professione, e comporta il pericolo dell’auto compiacimento, che mette il proprio ego di fronte a qualsiasi cosa, in politica questo vizio è fatale perché viene meno la causa del proprio intervento, e in preda alla vanità tenderà ad agire nel vuoto, senza vedere ciò che accade intorno a lui. La politica deve essere fatta con la testa, ma non solo con essa, etica della responsabilità, etica dei principi e buon senso possono aiutare a commettere meno errori.

Dott. Rosario Fittante, sociologo

Bibliografia di riferimento:

Tuccari F. “Carisma e leadership nel pensiero di Weber”, il Mulino 1995.

Tuccari F. “Economia e società di Max Weber” – festival filosofia 2014.

Marco Biagini “Max Weber. La politica come professione” 2020.

Umberto Pagano “L’uomo senza tempo” Franco Angeli 2011.

Dario Antiseri “Karl Popper” Rubbettino 1999-2011- Biblioteca Austriaca, 1999-2011, pp 195-196.


Lascia un commento

Anti - Spam *

Cerca

Archivio