Cultura e semicultura ai tempi del coronavirus

 

 

 

 

 

costa nove coronavirus

Quella che un tempo i filosofi chiamavano vita si è ridotta alla sfera del privato, e poi del puro e semplice consumo, che non è più se non un’appendice del processo materiale della produzione, senza autonomia e senza sostanza propria(…). Ma il rapporto tra vita e produzione, che abbassa la prima, nella realtà, ad una manifestazione effimera della seconda, è perfettamente assurdo. Mezzo e fine si sono invertiti. Il sospetto di questo assurdo qui pro quo non è ancora del tutto cancellato dalla vita”(Adorno 1951).

E’ esattamente la prima pagina di “Minima Moralia”, in cui Adorno pone le basi per un insegnamento

COSTA tre Coronavirus

sociologico fondamentale: il fine degli uomini è produrre, cioè la vita si riduce alla mera erogazione della forza-lavoro  e al consumo, compulsivo aggiungerei, dei beni prodotti, con il solo scopo di continuare a mantenere il ciclo vizioso, di produzione e del consumo. Insomma, la vita è diventata una semplice appendice della produzione, piuttosto che il suo fine.

Perché oggi parlo dei principi della Teoria critica della società, la pietra miliare della Scuola di Francoforte? Perché proprio all’indomani dell’estensione dei provvedimenti di contenimento dal coronavirus all’intera nazione? Beh, perché il personale sanitario sta combattendo negli ospedali, ma il vero conflitto, la vera battaglia è  e sarà di natura sociale. Ciò diventa essenziale, dal momento che l’epidemia finirà, ma i suoi postumi sul piano socio-economico necessiteranno di lenti, professionalità e approcci che il sociale, o ancora meglio, la sociologia può fornire.

Il cuore pulsante delle condizioni attuali in cui versiamo risiede nel fatto che manca, da ormai troppo tempo, quella capacità di rivoluzionare, o quanto meno di portare avanti l’idea e la concreta propensione verso la tutela della società, si è attenuata, cioè, l’abilità di essere coesi e di lottare per uno scopo comune.

Le ragioni di questa narcolessia sociale trovano fondamento nel consumismo sfrenato assieme allo statuto generale del lavoro, sempre più turbo-capitalista; si tratta di variabili che  hanno portato il soggetto sociale a non essere più “(…)l’uomo nella totalità delle sue manifestazioni di vita, ma è

costa 6 coronavirus<<la negazione dell’uomo>>(…)-perché –(…)l’esistenza dell’uomo non diventa quindi mezzo della sua realizzazione, ma, viceversa, la personalità dell’uomo diventa mezzo per la sua mera esistenza”(Marcuse 1932).

Marx, molto tempo prima, aveva colto questo aspetto, definendolo “dominio sugli uomini da parte della morta materia”. Ed è proprio questa “morta materia”, questo mix di oggetti materiali, che ci rendono soggetti incapaci di porre in essere azioni dotate di senso. Come definire la fuga in massa dal nord verso il sud, di qualche giorno fa, se non un comportamento collettivo dominato da esigenze egoistico-materiali?

COSTA DUE CORONAVIRUS

Siamo costantemente online, abbiamo strumenti formativi e informativi a portata di un click, eppure il nostro modo di agire è preoccupante. Come si può inquadrare tutto ciò? Alcuni studiosi parlano di  analfabetismo funzionale, ovvero il fenomeno che consiste nel fatto che le persone “sono capaci di leggere e scrivere, ma hanno difficoltà a comprendere testi semplici e sono privi di molte competenze utili nella vita quotidiana”(Murgese 2017).

 A questo proposito, secondo l’indagine Piaac del 2017, all’interno della distribuzione degli analfabeti funzionali, l’Italia ha ottenuto tra i risultati più alti d’Europa ( 28%).

Ma quale potrebbe essere la fonte di questa incapacità di comprendere, che si traduce in una sorta di declino dell’agire razionale rispetto allo scopo, come insegnava Weber, per arrivare ad un attore sociale che mette in campo azioni “interdette”? Ancora una volta è il contesto in cui siamo inseriti a giocare un ruolo fondamentale.

COSTA quattro coronqvirus

E’ vero che oggi riusciamo a padroneggiare, sul piano intellettuale, moltissime immagini, eventi, ecc. ma nulla sedimenta nel profondo, tutto passa senza lasciare traccia. Il problema, però, sta nel fatto che tutto ciò (…) che non sedimenta, ed è trattato solo in modo intellettuale, è <<sterilizzato>>: non può più essere elaborato dalla memoria”(Jedlowski 2009). Questa “sterilizzazione” comporta una frammentarietà non solo della propria biografia, ma anche dei rapporti sociali labili e maglie sempre li “lasche”.

Costa otto coronavirsuD’altronde siamo figli di quella che la Scuola di Francoforte definiva “industria culturale” ovvero il sistema attraverso il quale si trasmette la cultura alle collettività. Una cultura, però,  che appare svuotata di ogni contenuto di spessore e con una propensione alla manipolazione. Lo svuotamento della cultura è quel processo, ormai insito nella vita quotidiana, che fa si che essa non sia più il vettore di modelli di stampo aulico ed erudito, “(…) bensì luogo di intrattenimento, e soprattutto del meccanismo di promozione dell’adattamento di ciascuno all’ordine sociale esistente”(ibidem). Mentre per quanto riguarda la manipolazione è endogena alla comunicazione di massa, in cui domina l’unidirezionalità poiché gli utenti non potranno mai essere anche emittenti, per cui possono soltanto ricevere e non invitare feedback.

Appare lungimirante un passaggio di “1984” di Orwell, in cui ritroviamo molti degli elementi fino ad ora menzionati, “Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si

Costa  cinque coronaviruspronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale propria nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l’unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola “bipensiero” ne implicava l’utilizzazione”.

Ciò è strettamente interrelato al crescente declino della narrazione, come una delle forme più arcaiche di comunicazione, per privilegiare le informazioni, le quali sottendono un’immediatezza maggiore rispetto al racconto, il quale richiede tempi di lettura, analisi, interpretazione e ascolto. Siamo ossessionati dal voler essere informati, ma l’informazione è caratterizzata dalla frammentarietà. Per tali ragioni Adorno definì la cultura contemporanea una “semicultura” che è “(…)la cultura degradata a patrimonio di informazioni: per il <<semicolto>>”(ibidem) e cioè “(…)la continuità della coscienza, in cui perdura ciò che non è più presente e in cui l’esercizio e l’associazione creano, nel singolo, la tradizione, viene sostituita dall’informazione puntuale, slegata, sostituibile ed effimera, in ogni momento cancellata dalle informazioni successive”(Adorno 1959).

Questa semicultura fa si che ciascuno di noi sia sganciato dall’esperienza, da ciò che è stato, che è e che sarà; la vita individuale quanto quella collettiva scorre senza essere compresa, in una costante ripetizione infinita di elementi similari collocati in forme differenti “(…) senza che  la cultura servisse agli uomini a rendersi conto di ciò che attraversano, a chiedersi il senso del proprio essere storico e del proprio posto nel mondo”(Jedlowski 2009).

costa sette coronavirusQuanto detto fino ad ora, sembrerebbe spiegare gran parte degli eventi catastrofici di queste ultime settimane! Ai tempi del coronavirus la nostra cultura appare completamente fagocitata dalla semicultura, la quale è governata dalla mercificazione e dalla mancanza  dello scopo primario della cultura, e cioè sollecitare l’istinto sociale e di coesione di ogni individuo,  vi sto che:

 “Quello che si dovrebbe chiamare il valore d’uso nella ricezione dei beni culturali è sostituito dal valore di scambio, al posto del godimento subentrano il <<il prendere parte>> e <<l’essere al corrente>>, al posto della comprensione il guadagno in termini di prestigio(…). Tutto ha valore solo quando si può scambiare, non in quanto è di per sé qualcosa”(Horkheimer et. al 1947).

             

 DAVIDE COSTA  10.3.2020

Davide Costa-Sociologo 

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Fotografie: Dott.ssa Anna Rotundo

fig.1 Bordeaux.

fig.2 Gusto dell’albicocca.

fig.3 Estate.

fig.4 Opera Saverio Rotundo(‘U ciaciu’).

fig.5 Oltre.

fig.6 Venezia.

fig.7 Mentore.

fig. 8 Distruzione.

Bibliografia

Adorno T.W.(1951). Minima Moralia, trad. it., Einaudi, Torino, 1974.

ID.(1959). Teoria della semicultura, trad. it. in Id., Scritti sociologici, Einaudi, Torino, 1976.

Horkheiner M., Adorno T.W.(1947). Dialettica dell’illuminismo, trad. it. Einaudi, Torino, 1974.

Jedlowski P.(2009). Il mondo in questione introduzione alla storia del pensiero sociologico. Carocci editore-Roma.

Marcuse H.(1932). Nuove fonti per il materialismo storico, trad. it. in Id., Marxismo  e rivoluzione. Studi 1929-1932, Einaudi, Torino, 1974.

Murgese E.(2017). Analfabeti funzionali, il dramma italiano: chi sono e perché il nostro Paese è tra i peggiori. Disponibile su: https://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/07/news/analfabeti-funzionali-il-dramma-italiano-chi-sono-e-perche-il-nostro-paese-e-tra-i-peggiori-1.296854

Orwell G.(1949). 1984, trad. it. S. ManferlottiS. Brogli, Mondadori, Milano, 2016.

 


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