BAUMAN, L’UOMO CHE HA DATO FORMA A UN MONDO IN MOVIMENTO

BAUMAN foto grande 1Questo gennaio 2017 porta via con sé una delle personalità più influenti ed eminenti delle scienze sociali: il sociologo polacco Zygmunt Bauman, colui che ha coniato il termine di “modernità liquida” svelando agli occhi di studiosi e non, tutti i chiaroscuro della nostra epoca. In virtù della missione precipua della sociologia, che è quella non solo di analizzare oggettivamente la realtà, ma anche quella di attuare una riforma sociale diretta al miglioramento della società, mi preme ricordare quanto più possibile in termini semplici e diretti e, certamente, in modo non esaustivo, quello che è stato il pensiero baumaniano, tentando di riagganciare il suo contributo accademico ad una narrazione volta, in primis, alla comprensione. Fu proprio Bauman ad affermare, infatti che: “Il compito della sociologia è venire in aiuto dell’individuo. Dobbiamo porci a servizio della libertà. (…) Lo sforzo corrente di comprendere il mondo – questo mondo, qui e ora, apparentemente familiare, ma che non risparmia sorprese, negando oggi quello che ieri lasciava intendere fosse vero e offrendo al tempo stesso scarse garanzie che ciò che oggi, al calar del sole, riteniamo vero non venga rigettato all’alba di domani – è effettivamente una lotta. Una strada in salita, potremmo dire – e sicuramente un compito scoraggiante e interminabile -, che non ha mai una fine. La vittoria finale è sempre, ostinatamente, più in là dell’orizzonte.”In nome di questa missione, diciamo anzitutto che lo studioso è stato uno dei sociologi che più ha focalizzato l’attenzione sulla comprensione dei mutamenti recenti che interessano la nostra società sia a livello sistemico si a livello individuale. Se, infatti, la sociologia, nasce dal desiderio di comprendere e migliorare la società moderna frutto dell’era illuminista e forgiata dall’industrializzazione e dai processi capitalistici che hanno radicalmente modificato gli assetti sociali e l’’ideologia dominante, con l’avvento della globalizzazione si assiste ad una ancora più energica trasformazione della realtà sociale, un mutamento e straordinariamente ampio dal punto di vista spaziale e rapido temporalmente.Mentre molti studiosi hanno sostenuto che con la globalizzazione si sia fatto ingresso nel cosiddetto postmodernismo, altri intravedono in questi processi di portata planetaria una continuazione della modernità. Bauman, appartenente a  quest’ultimi, teorizza il concetto di “modernità liquida” facendo riferimento proprio alla natura fluida del progresso tecnologico che accompagna le fasi di costante cambiamento.

BAUMAN 1BAUMA 14 libriDunque, se la modernità è caratterizzata dall’industrializzazione e dal capitalismo (la modernità solida), la “tarda modernità” si contraddistingue per l’incertezza e le trasformazioni inesorabili che impattano sulla società sia a livello sistemico e sia a livello individuale. Il termine “liquido” è una metafora che serve proprio a definire la mobilità fluida, incontenibile ed imprevedibile della vita odierna., la quale porta inevitabilmente a gradi maggiori di rischio a scapito della sicurezza. Se la modernità solida era ordinata, razionale e relativamente stabile, con norme e burocrazia, tradizioni e istituzioni, con mutamenti possibili, prevedibili,  unidirezionali e progressivi in vista di un’emancipazione razionale dell’umanità, con identità personali fondate su determinate categorie (professione, genere, appartenenza religiosa, nazionalità), la modernità liquida stravolge ogni schema.L’indebolimento degli  Stati nazionali, lo sviluppo del capitalismo globale, il ruolo delle tecnologie e della rete internet che consentono un flusso delle informazioni sovranazionale e istantaneo, l’incremento delle migrazioni umane nel mondo, hanno innescato il passaggio dalla società solida a quella liquida.

Oggi viviamo in un mondo sempre più globalizzato in cui tutti siamo consapevolmente o meno dipendenti gli uni dagli altri, in cui ogni Paese non è altro che una somma di diaspore: in cui le identità personali non sono più definite dalle categorie suddette, ma passano attraverso il consumo: nuovo linguaggio con cui esprimiamo il nostro modo di essere e il nostro stile di vita. Il confine che separava l’Io autentico dalla sua rappresentazione nelle scelte del consumatore è in frantumi: secondo Bauman siamo ciò che compriamo; il valore è definito dalle cose che si acquistano e l’esclusione è umiliante. Infatti, secondo il sociologo polacco, distingue tra vinti e vincitori in questi mutamenti: coloro che traggono i  maggiori benefici dalla fluidità tardo-moderna vengono definiti (immaginando i due stremi del fenomeno) turisti, individui dotati di status privilegiato, di ricchezza, che hanno accesso alle informazioni attraverso la rete e possono viaggiare  in largo e in lungo per tutto il globo; coloro che traggono benefici limitati sono dettivagabondi, costretti all’immobilità forzata ed esclusi dalla cultura del consumo, trascorrono la loro esistenza in luoghi in cui la disoccupazione è alta e gli standard di vita estremamente bassi, o ancora sono coloro costretti  ad abbandonare il loro Paese di origine come rifugiati economici o politici.

 BAUMAN la sociologiaSecondo Bauman, infatti, non a caso la forte ondata migratoria e i flussi transnazionali sono l’emblema della liquidità. E’ dall’inizio della modernità che alla porta dei popoli bussano profughi in fuga dalle guerre, dalle persecuzioni e dalla fame. Il contributo di Bauman sulle migrazioni è quanto mai attuale e importante per comprendere il cosiddetto “panico morale” creato attorno al fenomeno delle migrazioni ovvero il timore che dietro ogni profugo ci sia uno straniero che minaccia il benessere della nostra società. In “Stranieri alle porte” Bauman scrive: “Mentre scrivo queste righe una nuova tragedia – frutto di dura indifferenza e cecità morale – aspetta di colpire. I segnali si moltiplicano: gradualmente ma inesorabilmente la pubblica opinione, complici i media assetati di ascolti, inizia a stancarsi di provare compassione per la tragedia dei profughi. Bambini che annegano, la fretta di erigere muri, il filo spinato, i campi di accoglienza gremiti, i governi che fanno a gara per aggiungere al danno dell’esilio, della salvezza rocambolesca, di un viaggio estenuante e periglioso, la beffa di trattare i migranti come patate bollenti: questi abomini morali ormai non sono più una novità, e tanto meno fanno notizia. Purtroppo il destino dei traumi è di convertirsi nella tediosa routine della normalità, e il destino del panico morale è di consumarsi e sparire dagli occhi e dalle coscienze avvolte nell’oblio. (…). I governi non hanno interesse a placare le ansie dei loro cittadini. Al contrario, hanno tutto l’interesse a gonfiare l’inquietudine che scaturisce dall’incertezza sul futuro e da un costante e onnipresente senso di insicurezza, facendo in modo che le radici di quella insicurezza si aggrappino dove maggiori sono le occasioni di visibilità per ministri che fanno sfoggio di bicipiti, nascondendo invece al pubblico l’immagine di governanti sopraffatti da compiti che non sono in grado di svolgere perché troppo deboli.” Egli, in sostanza, sostiene che quello che ci manca è una coscienza cosmopolita e le istituzioni politiche che incarnino questa condizione e ci ricorda come: “Nella fitta rete mondiale di interdipendenza globale, non possiamo essere certi della nostra innocenza morale.

Bauman 2Ma Bauman si è addentrato anche nel mondo dei rapporti interpersonali e dei sentimenti, spiegandoci come l’amore liquido di oggi rifiuti relazioni stabili ma ricerchi, allo stesso tempo sicurezza nei rapporti a due; di come i legami siano stati sostituiti dalle connessioni e gli individui vivano due vite: una online in cui il mondo appartiene a loro, e una offline in cui loro appartengono al mondo e alle sue regole. Parla di emozioni fugaci e sentimenti durevoli da coltivare, la lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.Il contributo di Bauman è immenso. Il suo studio volto alla continua ricerca di cogliere la forma di un mondo in movimento, un mondo che cambia ad una velocità superiore alla nostra capacità di adattamento, al solo e nobile scopo di capire come migliorare la nostra società:“E’ indubbiamente vero che, piccoli o grandi che siano , i miglioramenti del nostro modo di concepire il mondo vissuto non saranno sufficienti a garantire la realizzazione della speranza di migliorare il mondo e le nostre vite all’interno di esso, ma è altrettanto vero che senza questi miglioramenti la speranza non potrà mai sopravvivere”.

Servizio di Sonia Angelisi 

SONIA ANGELISI piccola  Sociologa, dottore di ricerca in sociologia, dirigente nazionale dell’ASI ( Associazione Sociologi Italiani) 

 

 

 


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