RUOLO E STATUS

di Flavia Munafò

Una delle domande più frequenti che attanagliano gli studiosi è di certo la definizione del rapporto tra l’individuo e la società. Questa, insieme ad altri innumerevoli quesiti, detiene il titolo di oggetto di studio e di ricerche innumerevoli.

<< ==dott./sa Flavia Munafò

Sarebbe utopico, e, tendenzialmente anche troppo presuntuoso da parte mia, cercare di affrontare l’argomento in maniera esaustiva senza riempire le pagine di questo scritto con infinite dissertazioni melense e già dette; per questo, infatti, cercherò di riportare in maniera fedele e di analizzare il più possibile, vista la scarsità degli strumenti conoscitivi in mio possesso, quanto detto da famosi e stimati sociologi del secolo scorso a riguardo. Varie e disparate sono state le interpretazioni e le conseguenti critiche e dissertazioni verso ciò che si ritiene essere l’argomento principe della sociologia; cercare di capire in che modo l’individuo si relazioni con la società circostante e se  e come essa sia in grado o meno di influenzarlo, di riversare su di esso le angosce di un comportamento da adottare, è un interrogativo che potrebbe aver interessato chiunque, al di là dei sociologi.

Ogni persona, infatti, può porsi la domanda segreta: come mai mi comporto in questa maniera, seguo determinati atteggiamenti? Lo si fa in relazione al tipo di attività svolta? Al posto occupato nella scala sociale? La relazione sussiste in base alla volontà dell’individuo, o è invece, la società il vero fulcro che muove le nostre vite come il burattinaio tiene il filo delle sue creature? Contestualmente, anche non avendo studiato nessun manuale di sociologia, mi sorge spontaneo chiedermi: quali sono gli strumenti che l’individuo ha per relazionarsi con questo “magma”, quale è la società? Dopo aver letto attentamente alcuni difficoltosi scritti, sono giunta a conoscenza di concetti fondamentali, quali il ruolo e lo status.

Il primo quesito che già si pone dinanzi la recente scoperta è capire se e come questi due meccanismi siano dipendenti e simbiotici e in che modo. L’universo che si cela dietro queste due parole è veramente complesso e multiforme. Nonostante le interpretazioni siano molteplici e si muovano nelle più svariate direzioni di indagine metodologica, alcune risultano essere, pur nella loro complessità, schematicamente più utili e malleabili al fine di questa trattazione.

Dagli studi di individui come Giddens possiamo trarre elementi chiarificatori di partenza; individuo e società come dualità di agire e struttura, analisi del vincolo per definizione di fenomeni sociali, analisi storico-sociologica della struttura sociale, contraddizione esistenziale e contraddizione strutturale, ripresa dell’assetto di indagine di Durkheim nella trattazione della struttura… ma proprio questi scritti possono aiutarci o distrarci dalle nostre fin troppo banali domande? Sicuramente un’analisi così minuziosa e dettagliata può indirizzare noi sociologi verso un’isola di risposte concettualmente valide e preziose, ma altresì, la comprensione di tali informazioni è senza dubbio difficoltosa. Una delle tesi più certe e affidabili è sicuramente quella condotta da Robert K. Merton, sociologo universalmente noto per la sua umanità oltre che per importanti formulazioni, quali la teoria di medio raggio.

La descrizione che ci offre riguardo il concetto di ruolo e status e la loro compresenza all’interno dell’enigmatico comportamento individuale, poiché difficilmente comprensibile senza supporto analitico dell’intero lavoro dello studioso, verrà da me utilizzata solo nozionisticamente come integrazione al concetto che tento di sviluppare.

Mi preme, tuttavia, sottolineare che la tesi affrontata da Merton sia esplicitamente una conseguenza della critica che egli muove nei confronti di un illustre antropologo come Ralph Linton, colui il quale imprime al binomio ruolo – status una valenza completamente opposta se non anche limitante di questo concetto. Merton e Linton, pur essendo esponenti illustri di due differenti scienze sociali, hanno analizzato puntualmente il complesso di ruolo che arbitra e gestisce le nostre azioni quotidiane, in base alla tipologia di vita che conduciamo, legata propriamente ad esso.

Il complesso di status e di ruolo, oltre a regolare la vita individuale di ciascuno di noi, ha anche il compito di disegnare i modelli per il comportamento reciproco fra individui e tra gruppi di individui. Con il termine status si intende la posizione occupata dall’individuo all’interno di un modello specifico; proprio per questo, infatti, lo status individuale equivale alla somma degli status occupati e determina una certa posizione all’interno del complesso sistema sociale. Linton, ha analizzato a priori il problema della personalità per capire la conseguenza dettata dallo status. Per “personalità di base”, egli intende la configurazione psicologica propria dei membri di una data società e caratterizzata da un certo “stile” di vita in armonia con il quale gli individui si organizzano. La personalità di base, o fondamentale, costituisce la base della personalità per i membri del gruppo.

Il concetto proprio di personalità di base porta alla formazione di diversi postulati:

  1. le prime esperienze dell’individuo esercitano un influsso sulla personalità;
  2. le esperienze analoghe producono configurazioni della personalità simili in individui che sono soggetti ad esse;
  3. le tecniche per l’allevamento dei figli sono culturalmente modellate e tendono ad essere simili ma mai identiche;
  4. le tecniche per l’allevamento dei figli differiscono da una società all’altra.

Le conseguenze possono essere le seguenti:

  1. i membri di una determinata società hanno in comune molti elementi della prima esperienza;
  2. hanno in comune molti elementi della personalità;
  3. c’è differenza tra i tipi di personalità a seconda della personalità.

Linton, così, ricollega l’analisi della personalità di base a quella di status, poiché la prima rappresenta la matrice da cui si sviluppano i tratti del carattere. La personalità di status, o statuale, indica l’insieme dei diritti e doveri che sono propri di una categoria sociale; indica l’insieme dei diritti e dei doveri propri dell’individuo, in quanto titolare di una posizione o più posizioni che occupa nel sistema sociale.

Il ruolo, invece, è la posizione, l’azione.

Se volessimo fare una comparazione, per quanto improbabile, possiamo identificare lo status come l’elemento qualitativo, mentre il ruolo come l’elemento attivo. Entrambi sono parti integranti dello stesso concetto, poiché, ogni posizione del soggetto è tale in quanto funzionante e ogni ruolo si attua in quanto ha il crisma ufficiale del correlativo status. La realizzazione di uno status può verificarsi indipendentemente dal ruolo e viceversa, ma si tratta di casi abnormi, che non incidono sulla configurazione regolare della società.

Status e ruolo vengono così a presentarsi, in astratto, come emanazioni di modelli e di temi culturali. Lo status, infatti, è l’espressione astratta di un modello, la posizione, il modo generico, uniforme e potenziale di essere, uguale per tutti coloro che hanno titolo di appartenervi. Poiché status e ruolo si esprimono come riduzione dei modelli ideali in modelli individuali in determinate categorie sociali, hanno come principale interesse l’organizzazione delle attitudini individuali, di ruoli e comportamenti attivi.

A proposito della struttura della personalità cui si faceva riferimento sopra, addestrare l’individuo per un determinato status significa essenzialmente sfruttare il suo potere di assimilazione della prima età. Proprio per questo, status e ruolo si possono distinguere in due categorie, dal punto di vista del loro riferimento:

– ascritti (ascribed): assegnati a priori, indipendentemente dalla volontà degli individui, senza riferimenti a differenze o capacità;

– acquisiti (achieved): conferiti per un atto volitivo dell’individuo che si inserisce in uno status da lui scelto, i quali richiedono particolari qualità.

L’assegnazione a priori degli status viene raggiunta in base al rilevamento di determinati fattori: età, sesso, generazione, posizione economica, posizione politica, religione, istruzione, ambiente fisico, solidarietà. Se pensiamo sia logico capire come nell’elemento età si regolino i meccanismi di status e ruolo, e non sempre lo è, questo è decisamente più problematico nella posizione economica e politica e nell’elemento sesso. Le posizioni relative a status e ruolo nel sesso variano a seconda delle società in maniera paradossale e riflettono le differenti concezioni che le società stesse hanno della virilità e della femminilità.

Linton prende come esempio esplicativo il sesso, anche in relazione all’età, per descrivere le differenze che intercorrono tra uomo e donna in molte situazioni come il matrimonio, i rapporti familiari, oltre al rapporto di base che discrimina la donna e le impedisce di svolgere alcune determinate attività, come appunto indicato, l’impossibilità per una donna di svolgere un incarico di estrema importanza come essere a capo di uno Stato.

Anche a livello più puramente “simbolico” le differenze che emergono sono innumerevoli. “Per l’età come per il sesso, nel determinare il contenuto dello status i fattori biologici implicati risultano secondari rispetto a quelli culturali. Vi sono talune attività che non si possono attribuire ai bambini, perché essi mancano della forza necessaria o non hanno avuto il tempo di acquisire le necessarie capacità tecniche…”. Questo ci permette di prendere in esame sia il fattore età che il sesso, elementi di base per capire cosa sia realmente lo status, ovvero esistono attività, riti e azioni le quali non possono essere intraprese e portate a termine da tutti. Non dalle donne, perché mancano della forza necessaria e perché sono sempre state abituate ad occuparsi d’altro; non dai bambini, perché mancano dell’esperienza necessaria che si ottiene e si matura solo con gli anni.

Nell’esempio di Linton, tra l’altro, ritroviamo anche il concetto di fattori culturali come impronta di ogni cultura e, proprio nel saggio “The study of man”, l’antropologo si interroga su quanto l’individuo debba conoscere e prendere parte alla cultura del proprio gruppo, arrivando alla conclusione dell’uso necessario di tutto il patrimonio culturale, poiché la cultura racchiude aspetti peculiari di sostrato fondamentali per qualsivoglia tipo di interazione sociale e si fonda su aspetti di tipo comune, di distinte categorie, di scelta alternativa e di tipo aggiuntivo, ovvero individuale, facoltativa. Indubbiamente, l’esperienza, ma soprattutto la formazione culturale di Linton giustificano ampiamente il tipo di indagine metodologica condotta per giungere a determinate conclusioni, opinabili o meno.

Merton, nella sua analisi “revisionista” e critica, considera da principio il rapporto tra individuo e società come generante conflitto e ritrova il dramma dell’individuo nella possibilità di scelta tra gli elementi in contrasto, poiché, all’interno della struttura sociale, di natura processuale, si trovano differenti elementi di facilitazione e di opposizione alla scelta, che portano l’individuo in una direzione di scelta/non scelta. Merton ritiene che il compito del sociologo e della sociologia sia quello di scoprire gli elementi che si trovano “al buio” per renderli noti a tutti, insieme all’imprescindibile costruzione di teorie per l’analisi sociale, con un assetto professionale e non dilettantesco. All’interno della sociologia esiste, appunto, una questione aperta riguardo la struttura della società costituita da complessi di ruolo e complessi di status. I concetti di status e di ruolo descrivono, appunto, la struttura sociale.

Proprio partendo dalla teoria di Linton, secondo cui lo status equivarrebbe alla posizione che gli individui occupano all’interno del sistema sociale, e che l’individuo che occupa una molteplicità di status ha diritto ad uno ed un solo ruolo distinto, Merton critica, sostenendo che ogni status occupato non implica uno ed un solo ruolo ma un insieme di ruoli. L’insieme di ruoli è definibile anche come complesso di ruoli o role-set.

Per status si intende il nucleo in cui le caratteristiche delle forme di orientamento tipico degli individui si disegna. Nella critica a Linton, secondo cui ogni individuo occupa nella società uno status a cui è associato un ruolo, come aspettativa che la struttura sociale manifesta nei confronti degli individui, Merton oppone i ruoli che ogni individuo ha corrispondono ad una molteplicità di status, proponendo uno schema esplicativo:

STATUS SET                                                                          ROLE SET

              → R 1                                                                                     → R 1

STATUS → R 2                                                                      STATUS → R 2

             →  R 3                                                                                   → R 3

Lo status-set si configura all’interno della società, pensandolo come una sequenza di status che implica una sequenza di ruoli e il numero delle aspettative verso gli individui da parte della struttura sociale sono molteplici. Fra ruoli diversi, infatti, può esserci conflittualità, poiché gli elementi strutturali all’interno sono ambivalenti.

Merton approfondisce la questione sollevata da Linton: se vogliamo descrivere la struttura sociale bisogna individuare gli elementi che la caratterizzano, ovvero ruolo e status. Il ruolo è da riferire ad un insieme di aspettative relativamente a comportamenti che la società afferma conformi alle proprie aspettative e che incoraggia continuamente. Non esistono perciò ruoli in astratto ma le aspettative intimamente connesse al ruolo.

La critica a Linton parte dall’assunto che all’interno di una società sia impossibile connettere un solo e unico ruolo ad un solo status nelle aspettative socialmente strutturate; infatti, ad ogni particolare status non corrisponde un solo ruolo ma un insieme di ruoli, ovvero il role-set. Secondo Merton, il role-set si può considerare la caratteristica più importante della struttura sociale, poiché essa è costituita da “un insieme di relazioni di ruolo che le persone hanno come conseguenza dello status sociale da esse occupato”.

Il complesso di ruoli equivale alle caratteristiche più importanti della struttura sociale all’interno del complesso di status: ogni ruolo si regge su una struttura di attributi. Accanto alle norme principali si trovano le contronorme sussidiarie, le quali hanno il compito di aprire la struttura sociale alla contingenza, predisponendo gli strumenti concettuali che siano in grado di contenere al loro interno la contingenza, ma che non siano completamente contingenti, strumenti, i quali sono categorie sensibili alla cumulazione della conoscenza e contingenti al tempo stesso.

Merton ritiene che dalla ricerca sistematica si possano intuire e analizzare questioni rilevanti; possiamo ritenere utili infatti gli elementi di una ricerca solo se siamo in possesso di un elenco di problemi da affrontare. Una relazione sociale è modellata dalla posizione che l’individuo occupa con riferimento a quella posizione che la società ha descritto nei comportamenti. L’individuo opportunamente inserito nelle relazioni sociali, con segno diverso è perennemente soggetto ad ambivalenza.

La struttura sociale è composta da:

● complesso di ruoli

● complesso di status

● sequenze di ruoli

● sequenze di status

Nel complesso di ruoli che ognuno di noi occupa vi sono aspettative da cui derivano modelli di comportamento che si individuano subito e altri più difficoltosi da ricercare.

La struttura sociale è complessa ma gli elementi basilari che la compongono sono distribuiti in modo da riuscire ad avere una vita regolare. Poiché esistono circostanze che alterano i complessi di ruolo, ci sono elementi che limitano il conflitto interno tra i ruoli. La stabilità del complesso di ruolo è data dall’entrare in relazione con individui che hanno una differente collocazione all’interno del sistema sociale. Gli individui che entrano in relazione all’interno del complesso di ruoli, sono definibili come individui periferici. L’instabilità nel complesso di ruolo è data dalla relazione di ruolo con gli individui periferici, compensata da un numero di meccanismi sociali.

All’interno del singolo ruolo che appartiene al singolo status si fa riferimento a norme o contronorme sussidiarie che potrebbero entrare in conflitto con le aspettative promosse e incoraggiate dalla struttura sociale. Per contronorme si intendono complessi di norme minori ugualmente strutturate. Una delle caratteristiche più importanti rilevate nel complesso di ruoli e nella performance di un singolo ruolo è collegata agli attributi principali e attributi minori in cui c’è ambivalenza nei ruoli.

L’ambivalenza riscontrata da Merton può essere di due tipi: sociologica, ovvero caratteristica del sistema sociale perché in riferimento alle aspettative normative incorporate nel singolo ruolo del singolo status sociale; psicologica, dipendente da quella sociologica. Merton individua tra l’altro i contesti di ricerca, cioè le forme di ambivalenza collegate a diverse tipologie di individui e professioni e, conseguentemente, enuclea cinque tipi di ambivalenza empiricamente accertati, connessi alla presenza delle aspettative normative in contrasto all’interno di uno status sociale. Quando il soggetto operante si trova di fronte ad una scelta e non sa cosa sia meglio scegliere abbiamo l’esempio di aspettative normative inconsistenti, vale a dire lacune strutturali, le quali bloccano e impediscono la scelta dell’individuo.

Per definire la teoria di ruolo (role theory) dobbiamo tenere presente due elementi informativi basilari: lo status come posizione in un sistema o gruppo sociale (lo studente, la madre, il bambino, il professore…) e l’età e il sesso che tende a definire lo status (ragazza, signora…) e il ruolo come comportamento associato ad uno status; in altri termini, il ruolo è ciò che le persone tendono a fare in un determinato status.

Particolarmente rilevante, al fine di questa trattazione, è risultata la lettura di “Homo sociologicus”, nel quale Ralf Dahrendorf definisce il ruolo sociale la categoria atta all’analisi dell’azione. Laddove la società è definibile come consistente di individui, prodotta da individui ma non obbligatoriamente somma dei singoli individui e forma alienata del singolo, è utile riportare alla mente il concetto, appunto citato dallo stesso Dahrendorf, di “reference group” (rif. Merton), ove il singolo individuo orienta il comportamento secondo consenso o dissenso con l’operato di gruppi a cui non è appartiene e che danno vita ad un sistema di relazione nel quale il singolo è costretto a valutare il proprio comportamento in misura maggiore di quello altrui.

E’ dunque vero che l’individuo subisce una profonda pressione da parte dei propri simili e della società tutta? Le aspettative sociali rivestono un ruolo così predominante nella nostra vita? Se così fosse, ogni individuo potrebbe a ragione sentirsi “inglobato” dal magma sociale e dalle pressanti rivendicazioni, senza via d’uscita.

Potrei azzardare una risposta di assenso. Le informazioni che ho finora esaminato e dettagliatamente riportato, mi inducono a pensarla in questo modo. Con ogni probabilità, nel compiere una qualsiasi azione quotidiana e di routine, non ci è permesso soffermarci a riflettere sulla percentuale di volontà che imprimiamo in quella determinata azione. E’ pur vero che i ruoli che ricopriamo giornalmente sono più che parte integrante del nostro stile di vita, per cui ad ogni posizione corrispondono automaticamente una serie definita di ruoli, e che la possibile estromissione volontaria di questi capovolgerebbe l’assetto esistenziale con ripercussioni inimmaginabili, ma del resto, va tenuto conto quanto siano stati e siano tutt’ora di fondamentale importanza quei concetti di ruolo e status analizzati per la comprensione, quantomeno parziale, della relazione intrinseca tra noi individui e la struttura sociale che ci è intorno.

Flavia Munafò Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale, La Sapienza, Roma


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