RICERCA SUL BENESSERE DEGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE 1 GRADO DELL’OVEST VICENTINO

di Mattia Dall’Asta

Il campione degli intervistati per il progetto “Reti di comunità”, residenti nei comuni della ULSS8 Berica, è di 1786 studenti delle scuole secondarie di primo grado con un’età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

<<== Dott. Mattia Dall’Asta

Il progetto nasce nel 2013 come risposta alla preoccupante diffusione di droga sempre più presente tra i giovani e giovanissimi di questo territorio e per superare la cultura individualista e consumistica diffusa anche nelle piccole comunità ed il rischio di parlarne solo quando accade il fatto di cronaca eclatante che riaccende brevemente le luci attivando emotività pubblica per poi non riuscire a far crescere l’opinione pubblica. Il progetto Reti di Comunità vuole promuovere un percorso di presa di coscienza e di vicinanza, ognuno per le sue funzioni, ai nostri figli, coltivando noi stessi il cuore e la mente.

La seguente indagine promossa dal progetto “Reti di Comunità” per l’A.S. 2020 – 2021 va ad esplorare il benessere psico-sociale degli studenti delle scuole secondarie di I grado dei 13 comuni aderenti al progetto, in questo momento in cui perdura l’emergenza sanitaria da Covid-19. L’88,2% dei compilanti è di nazionalità italiana. A livello di genere il campione è ben bilanciato, il 52,4% è di genere femminile e il 47,6% di genere maschile. Lo stress, che significa propriamente “sforzo”, designa la risposta funzionale con la quale l’organismo reagisce a uno stimolo, più o meno violento, di qualsiasi natura. Ogni persona, nella sua individualità, darà un peso soggettivo agli eventi e agli stimoli interni ed esterni.

Possono essere individuate tre fasi nella risposta di adattamento o GAS (sindrome generale di adattamento):

  • Fase di allarme, in cui sono presenti modificazioni biochimiche;
  • Fase di resistenza, nella quale avviene un’organizzazione funzionale in senso difensivo;
  • Fase di esaurimento caratterizzata dal collassamento delle difese e l’impossibilità di adattarsi ulteriormente;

La preoccupazione degli alunni di contrarre il covid-19 risulta alta, il 64,7% si sente abbastanza o molto preoccupato/preoccupato di contrarre il covid mentre la metà del campione della ricerca, il 51,4%, si sente stressato nel periodo dell’emergenza. Le situazioni che hanno generato più stress risultano essere la mascherina per il 43,9% dei ragazzi, l’impossibilità di vedere gli amici per il 43,5% e la limitazione alle uscite per il 30,7%

Una parte da non sottovalutare di adolescenti, il 12,9%, ha sperimentato un’ansia “intensa” e “molto intensa” mentre il 36,1% un’ansia “moderata”. Rilevanti sono pure i dati sui disturbi del sonno che hanno coinvolto il 24,9% dei ragazzi.

Un terzo degli adolescenti da settembre 2020 a marzo/aprile 2021 hanno sperimentato stati di nervosismo più volte alla settimana (36,8%), momenti di irritabilità anche qui più volte alla settimana (36,0%) e si è sentito giù di morale in modo frequente (34,2%). Il mal di testa, non collegato a patologie è stato sperimentato più volte alla settimana per 2 alunni su 10.

La famiglia è stata colpita da questa situazione di emergenza. Lo stravolgimento della routine quotidiana ha portato ad una clausura forzata all’interno dell’ambiente familiare e l’emergere di una nuova quotidianità. Genitori e figli, assieme, si sono trovati immersi in un nuovo modo di vivere e percepire la famiglia e i propri spazi, facendo anche i conti con tensioni e angoscia. Gli adolescenti dichiarano come questa emergenza abbia generato un aumento delle tensioni familiari da settembre 2020 (48,8%). Dai dati relativi al clima in famiglia però emerge come sia sereno (70,2%), tranquillo (72,3%) e anche rispettoso (74,2%).

Il ritorno in classe in piena pandemia, nel rispetto delle normative sanitarie, ha permesso lo svilupparsi di nuove dinamiche e relazioni all’interno della classe, il gruppo classe si è ricostituito dopo la prima ondata in modalità differenti, con più distanziamento e meno contatto con l’ambiente esterno. Gli insegnanti hanno rafforzato il loro ruolo di riferimento per i ragazzi e hanno dovuto cogliere la sfida dell’integrazione tecnologica mantenendo il loro ruolo di educatori.

A livello scolastico gli alunni hanno un buon rapporto con i propri insegnanti (92,3%), il 56,8% si sente ben integrato con la classe e il 62,6% partecipa volentieri alle attività di gruppo. Dai dati relativi al clima in classe emerge come vi sia un clima di rispetto (55,3%), sereno e disteso (54,5%) anche se talvolta il clima è spesso agitato (44,6%).

Il bullismo rappresenta una forma specifica di aggressività, caratterizzata da una prevalente dimensione proattiva: la condotta prepotente non rappresenta una reazione ad un’aggressione reale o presunta (aggressività reattiva), bensì un sistematico abuso di potere, motivato dal desiderio di predominare sull’altro con attacchi pianificati e reiterati nel tempo.

Il 26,4% degli alunni del campione è classificato come vittima di bullismo mentre il 10,0% è un autore di prepotenze. Il confronto con la ricerca del 2016 evidenzia una lieve diminuzione dei fenomeno anche se il confronto dei dati riporta come le vittime subiscano un corollario di prepotenze subite più ampio. Allo stesso modo il confronto suggerisce come gli autori agiscano uno spettro di prepotenze più ampio. L’81,0% del campione riporta come gli spettatori siano proattivi nel difendere la vittima di prepotenze e ad isolare il prepotente (67,3%) nonostante 4 alunni su 10 riportino indifferenza nei confronti delle prepotenze.

La tecnologia emerge come fattore sempre più significativo per la vita dei ragazzi. È un luogo che viene sempre più frequentato e vissuto, appresenta un fattore di socialità molto importante e denso di significati, specialmente in un contesto di emergenza sanitaria da Covid-19. Nove alunni su 10 passano almeno 2 ore al giorno con un dispositivo tecnologico e l’utilizzo preferito dai ragazzi è per chattare con amici/compagni (64,0%) e per guardare serie tv (60,1%).  Lo smartphone si rivela come strumento tecnologico utilizzato da quasi tutti gli adolescenti, secondo l’84,1%, seguito a stretto giro dal computer per il 73,5%.

Solo il 9,4% dei genitori è presente nei gruppi chat creati autonomamente dai ragazzi (88,7%). Questi luoghi digitali hanno spesso un utilizzo molto pratico da parte ragazzi che li utilizzano in prevalenza per chiedere aiuto per i compiti. Tuttavia, questi luoghi digitali possono essere un ambiente in cui si sviluppano litigi a causa di malintesi (31,7%) o offese (28,3%). L’utilizzo dei videogames è di poco aumentato da settembre 2020 (21,7%), con una prevalenza maschile di utilizzo, e il tempo giornaliero dedicato al gioco è di circa 1 o 2 ore per 7 alunni su 10

Il bullismo è un fenomeno che si manifesta in vari modi ma, con l’avanzamento delle nuove tecnologie, il suo modo di manifestarsi si è evoluto facendosi strada attraverso i mezzi di comunicazione ed è per questo che oggi si parla anche di cyber-bullying, cioè cyber-bullismo. Infatti, viene considerato un’evoluzione del bullismo tradizionale ma, pur condividendo con esso alcune caratteristiche, se ne differenzia in molti aspetti. Il 13,3% del campione riporta di essere vittima di prepotenze digitali mentre solo il 3,7% del campione è autore di prepotenze digitali attraverso le nuove tecnologie.

Il termine “sexting” deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo). Si può definire sexting l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con lo smartphone e vengono diffuse attraverso siti, e-mail, chat.

Spesso tali immagini o video, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi, sia personali che legali, alla persona ritratta. L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico. In riferimento al fenomeno del sexting 2 ragazzi su 10 hanno ricevuto materiale (immagini o video) esplicito o con riferimenti sessuali mentre solo l’1,6% dichiara di aver prodotto e inviato del materiale di questo tipo.

La pandemia di COVID-19 ha cambiato notevolmente le abitudini dei ragazzi facendoli stare in casa più a lungo, tutto ciò può peggiorare un disturbo alimentare preesistente perché comporta condizioni di isolamento, di facilità di accesso al cibo e la percezione di una situazione fuori controllo. Inoltre, si aggiunge spesso il problema di una convivenza forzata che può essere molto difficile da gestire a livello familiare.

I comportamenti alimentari degli alunni del campione segnano una variazione in negativo rispetto alla ricerca del 2016. Tutti gli indicatori del rapporto con il cibo sono aumentati, il 28,0% mangia per noia e il 22,3% mangia quando si sente depresso. Il 26,3% mangia anche quando non è veramente affamato e l’11,9% lo fa anche se è sazio. Non emergono differenze di genere significative in questo ambito. Il 23,1% salta la prima colazione (il pasto più importante della giornata in età di sviluppo) e preferisce dei piccoli spuntini anziché dei pasti completi (22,1%)

In adolescenza con il termine “comportamenti a rischio” si intendono tutte le condotte che possono, in modo diretto e indiretto, mettere in pericolo la salute e il benessere fisico e psicologico degli individui, sia nel presente che nel futuro. L’elenco è numeroso e comprende: l’assunzione di sostanze psicoattive, i comportamenti aggressivi, devianti o illeciti, il comportamento sessuale precoce e non protetto, la guida pericolosa, il gioco d’azzardo, i disturbi alimentari e soprattutto le condotte autolesive.

Due ragazzi su 10 pensano siano aumentati gli stati depressivi tra i pari, secondo il 22,4%. L’11,8% pensa siano aumentati i disturbi alimentari e l’11,3% ha la percezione di un aumento dell’autolesionismo tra i pari. Aumenti nella percezione degni di nota risultano essere relativi all0utilzzo delle sigarette elettroniche (9,6%) e al consumo di tabacco (9,9%). Gli alunni di genere femminile sembrano avere una percezione più marcata di questi fenomeni rispetto ai ragazzi.


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