“Oggi più di ieri è in crisi il rapporto tra il paese e i decisori politici”

di Patrizio Paolinelli

” I conflitti sul lavoro in era Covid. L’assunzione dei rider come dipendenti. La riforma dello Statuto dei Lavoratori “.(Giorgio Benvenuto)

<<== Prof. Patrizio Paolinelli

In piena pandemia permangono i conflitti sul lavoro. Per esempio, di recente c’è stato lo sciopero nazionale degli addetti alle pulizie, da sette anni in attesa del rinnovo contrattuale, e gli operai della Whirlpool di Napoli sono ancora in lotta nonostante l’azienda abbia deciso la chiusura degli stabilimenti. Non le sembra che sulle questioni del lavoro l’emergenza sanitaria ed economica in corso insegni davvero poco?

Non è che mi sembra: è proprio così. Fino a qualche settimana fa il dibattito politico era concentrato sulle grandi strategie da adottare per la digitalizzazione, il Mezzogiorno, le politiche fiscali, gli investimenti e sulle regole a cui attenersi rispetto a una pandemia in fase calante. Invece è arrivata la seconda ondata di coronavirus e i cittadini stanno reagendo. Durante la prima ondata è prevalsa la fiducia nei confronti del governo nonostante le difficoltà in cui tutti ci siamo trovati a causa della quarantena e gli altri limiti alle libertà personali che ci sono stati imposti. Oggi la fiducia è caduta drasticamente e i cittadini sono arrabbiati e impauriti. Impauriti per un futuro che si profila denso di nubi. Arrabbiati perché gli italiani non riescono a spiegarsi come mai durante l’estate non ci si è attrezzati per l’ampiamente previsto ritorno del coronavirus. Un altro motivo della rabbia è il fatto che adesso le conseguenze sull’economia sono assai più pesanti. Molti si erano attrezzati per convivere con un’epidemia sotto controllo mettendo a norma uffici e negozi e all’improvviso devono di nuovo chiudere.  

Mi pare di poter dire che oggi più di ieri è in crisi il rapporto tra il paese e i decisori politici. Non si vede un fronte comune delle istituzioni, non c’è un messaggio chiaro, il vaccino in arrivo a gennaio è qualcosa di vago e si assiste allo spettacolo degli amministratori pubblici che litigano sull’attendibilità dei dati relativi al contagio. Insomma, non c’è una sola certezza a cui i cittadini possono aggrapparsi. Pertanto non si fidano più di nessuno. Persino l’Europa sembra scomparsa dai radar. Nel frattempo come ha evidenziato lei nella sua domanda il conflitto tra impresa e lavoro non conosce tregua. Anche in questo caso la politica non ha gestito i problemi dell’economia in maniera soddisfacente. Nessuno chiede miracoli. Ma di affrontare le tante situazioni di crisi questo sì. Penso che in una fase drammatica come quella che stiamo attraversando il governo debba presentarsi come soggetto mediatore tra le parte sociali e cercare il più possibile delle soluzioni. Invece ci sono crisi aziendali che si trascinano da troppo tempo e ancora oggi lì giacciono. Il risultato è un paese drammaticamente diviso, 12 milioni di lavoratori sono in attesa del rinnovo contrattuale e si va al muro contro muro.

Just Eat sconfessa il contratto di comodo firmato tra Assodelivery e Ugl e annuncia che dal 2021 assumerà i rider come dipendenti. Se così sarà questo episodio resterà un caso isolato o può aprire una nuova strada nel rapporto tra lavoro e imprese dell’economia digitale?

Di certo una rondine non fa primavera. Se si vuole affrontare il problema occorre che il governo prenda l’iniziativa per superare gli iniqui rapporti di lavoro che investono, se non tutto, gran parte di un intero comparto. Debbo dire che da parte dei sindacati è arrivata un’indicazione interessante. E cioè la presa d’atto che lo Statuto dei Lavoratori ha qualche ruga, che il mondo della produzione è cambiato e dunque diverse norme contenute in quella legge vanno cambiate. Ecco perché è necessario che il governo intervenga. Quello che tuttavia mi chiedo è che fine ha fatto la documentazione raccolta durante gli Stati generali dell’Economia. È stata messa da parte per accendere il fuoco quest’inverno?   

Battute a parte, ricordo che quando Di Maio era ministro del lavoro aveva preso delle iniziative su questo fronte, si è poi ritornati sul problema dopo le ultime regionali, ma ad oggi non si è visto nulla di concreto. Tuttavia sul lavoro organizzato tramite piattaforme bisogna intervenire. Però è necessaria una maggiore operatività da parte del governo. Io, come tutti gli italiani, ascolto in Tv i suoi maggiori esponenti ed è un fiorire di buone intenzioni, di rassicurazioni, di distribuzioni. Sembra che sia soprattutto così che il governo manifesta la propria esistenza perché di fatti poi se ne vedono pochi.  

Mi ricollego al suo richiamo dello Statuto dei Lavoratori perché nella prima giornata di Futura 2020 in un confronto con Landini il premier Conte ha dichiarato di essere d’accordo nel riformarlo per passare allo statuto dell’impresa. Quali sono le opportunità e le incognite di un dibattito che sembra avviarsi davvero?

Mi sembra che quella di Conte sia una battuta da Twitter. Cosa significa statuto dell’impresa? Poiché la proposta di riformare lo Statuto dei Lavoratori è partita proprio da Landini non sarebbe stato meglio rispondergli che andava stabilita un’agenda tra governo e sindacati? Rilanciare invece con una controproposta in cui si parla di un vago, vaghissimo statuto d’impresa significa fare un’amabile conversazione ma nulla più. Ancora una volta non vedo concretezza.

Guardi, Conte è una persona gentile, disponile e ha accettato l’invito di partecipare all’iniziativa della Cgil. E questo è un atteggiamento positivo. Dunque, bene la cortesia, ci mancherebbe altro. Però qui c’è bisogno di aprire tavoli negoziali per definire le cose che non vanno nello Statuto dei Lavoratori e cambiarle. Se invece si introduce lo statuto dell’azienda intanto occorre consultare anche le parti datoriali e non mi pare che se ne sia parlato. Intendo dire che una materia come questa va maneggiata con grande attenzione perché include il tema della formazione permanente, della digitalizzazione, dello smart working, della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’innovazione tecnologica e così via. Insomma si tratta di un intervento molto complesso per il quale le battute servono a poco.

Patrizio Paolinelli, fondazionebrunobuozzi.it, 16 novembre 2020.

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