IL CALCIO CI HA MESSO IN GINOCCHIO, IL CALCIO POTRÀ SALVARCI

TESTIMONIANZE DAL FRONTE ANTI VIRUS

Sabato 19 febbraio 2020 si gioca allo stadio San Siro di Milano la partita Atalanta-Valencia, questa è ormai considerata la partita zero per spiegare il caso Bergamo e il boom di contagi.

In quella sera di febbraio oltre 50 mila bergamaschi affollarono lo stadio San Siro di Milano per la sfida di Champions League.

Francesco Le Foche, medico immunologo, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del policlinico Umberto I di Roma, ipotizza che la partita sia stata uno dei motivi dell’esplosione di contagi e la logica spiegazione del perché la Lombardia sia stata così tanto colpita in prima battuta e la Spagna in seconda, con la latenza dei 15 giorni necessari per evidenziare il contagio in Spagna, portato dai tifosi.

ATALANTA -VALENCIA , LA PARTITA ZERO

Atalanta-Valencia, la partita zero è la logica spiegazione, lo stadio San Siro è stato il possibile luogo di esplosione del contagio. La squadra di Bergamo Atalanta vinse, i festeggiamenti che ne seguirono fecero il resto. I bergamaschi grandi lavoratori ma anche forti bevitori e ben felici di festeggiare la loro vittoria hanno diffuso il virus nelle case, nei bar, nelle piazze, in tutte le loro valli.

La premessa non serve per fare caccia alle streghe solo per chiarezza

Nelle settimane successive nonostante i primi contagi nella bergamasca, sui social compaiono le esortazioni a non fermarsi: al grido Bergamo non si ferma! Le attività produttive, commerciali e ricreative bergamasche e bresciane proseguirono imperterrite complendo la tragedia.

Adesso abbiamo capito.

Adesso è tutto fermo nel tentare di fermare il contagio.

Troppi morti.

Dobbiamo riprendere: da dove?

Da dove ci siamo fermati?

Dal calcio?

È sera sono di turno nel nucleo Covid prendo le consegne dalla collega: il nucleo è pieno, più di 50 malati, quasi tutti uomini, circa la metà ventilati con caschetto, gli altri in ossigeno con mascherina che copre naso e bocca, qualcuno più fortunato solo con gli occhialini, respirando semplicemente aria arricchita di ossigeno tramite una cannula nasale.

Nella camera 19 mi segnala la collega: un disastro due super-obesi, un uomo di 160 kg, Franco, di 58 anni ed uno di 130 kg Anacleto di 65 anni. Gravi co-patologie oltre l’obesità anche il diabete, l’ipertensione arteriosa, la nefro-angiopatia diabetica. Sono entrambi in ossigeno con mascherina, ma quasi sicuramente non ce la faranno, seminudi, medicati i piedi e le gambe, il letto troppo piccolo per la loro stazza, nella camera a tre letti le infermiere hanno deciso di lasciare vuoto quello centrale per dare un po’ di spazio.

Questi malati sono troppo compromessi, non è proprio possibile un successo terapeutico, neppure tentando con intubazione. L’obesità è senza dubbio uno dei problemi più seri che possono vanificare sia la ventilazione invasiva che la ventilazione non invasiva.

Di solito i malati COVID con insufficienza respiratoria vengono trattati con il caschetto, una specie di cilindro di plastica a pressione positiva per favorire la respirazione, l’ossigeno e l’aria vengono spinte nelle vie aeree e negli alveoli per favorire l’ossigenazione nei tessuti, questa pratica va avanti 4 o 5 giorni e poi via via man mano che le condizioni migliorano, si passa alla mascherina e poi agli occhialini con ossigeno. Ossigeno, maschera, caschetto, tubo: la patologia prende il sopravvento, non è sufficiente, ed il paziente cede, ha fame d’aria, ossia dispnea continua, e viene pervaso da una profonda e angoscia di morte, di solito in questa fase deve essere sedato. Per questi due pazienti, super-obesi, quella notte si prospettava una situazione simile.

La muscolatura respiratoria non tiene, si affatica, deve muovere un peso eccessivo, entrano in azione i muscoli accessori, del collo, del tronco e poi dell’addome, nel tentativo di far funzionare l’esausto diaframma.

Come per molti altri troppo compromessi, con gravi co-patologie, anche questi due pazienti sono stati esclusi dalla possibilità di un’intubazione e pertanto viene posta la scritta DNR ossia da non rianimare.

Non è una condanna a morte, beninteso ma un patto di cura con il paziente. Attesto con un ragionamento clinico condiviso, mai nell’urgenza, che per questo paziente l’intubazione non è un’opzione praticabile, sarebbe una sofferenza inutile, un accanimento terapeutico.

La medicina, tutta la medicina è fatta di scelte difficili che devono essere discusse e condivise. Non decide mai un medico solo. In questo momento le risorse non sono infinite. Devo trascorrere 12 ore con loro, voglio sapere come si chiamano. Voglio vederli in faccia

No! Non ci credo, la maglietta granata, tirata su fino alle ascelle non proprio pulita, con forfora e peli. Non ci credo. È un mio paziente è un mio paziente del piede diabetico! Esulto senza motivo.

Che ci fa qui?

È un ex giocatore del grande Torino!

No! Ciao che ci fai qui????

Il primario sente i miei schiamazzi riecheggiare nel nucleo, pensavo di essere sola in realtà, con gli infermieri che non badano a me, troppo impegnate nei loro compiti, pensavo che il primario data l’ora se ne fosse già andato, invece no, entra nella stanza, coglie al volo l’opportunità per socializzare coi pazienti, facciamo un selfie?

Mettiamoci un po’ in ordine…copriamo le nudità, la pancia, la forfora, i peli, le briciole, i capelli scapigliati. Facciamo un po’ di conversazione anche con lui. Il primario se ne va.

Devo congedarmi da loro, devo lasciarli andare…penso, DNR, da non rianimare. Troppo gravi, troppo conci.

Normalmente, anche in pieno benessere, durante il sonno chi è grandemente obeso può accadere che vada in apnea: è una condizione, abbastanza comune che viene definita sindrome delle apnee del sonno. I valori di ossigenazione sono abitualmente bassi. Il mio paziente, Franco l’ex giocatore del grande Torino usa a domicilio una CPAP notturna per respirare, usa è una frase eccessiva, è stata prescritta, la possiede, ma la tollera poco e la usa male…non ha alcuna intenzione di portarla in ospedale, l’ha lasciata a casa dove peraltro vive solo.

L’altro paziente Anacleto di 160 kg è un forte russatore ma non ha mai fatto accertamenti per il respiro. Probabilmente anche lui è un paziente con sindrome delle apnee del sonno non diagnosticata e di notte va in apnea. Anacleto non è un ex sportivo ma lavora come idraulico, è sposato senza figli.

Penso tra me. Questi due sono abituati a respirare male, come potrebbero respirare bene proprio ora. Devo dare una chance ad entrambi.

Mi siedo lì con loro: ragazzi stanotte non si dorme, stanotte la farete seduti e cercherete di muovervi ogni 2 ore: dopo tutto non eri un calciatore? Fai finta che ti stai allenando e vi allenerete insieme.

Vi racconterete la vita l’un l’altro. Se parlate resterete svegli e non morirete.

Sarà proprio così? Non voglio che siano sedati, che vadano in fame d’aria, devono distrarsi.

Mi siedo lì con loro: ragazzi stanotte non si dorme, stanotte la farete seduti e cercherete di muovervi ogni 2 ore: dopo tutto non eri un calciatore? Fai finta che ti stai allenando e vi allenerete insieme.

Vi racconterete la vita l’un l’altro. Se parlate resterete svegli e non morirete.

Sarà proprio così? Non voglio che siano sedati, che vadano in fame d’aria, devono distrarsi.

Forza Toro!

Al mattino giungono esausti e vivi.

Passano 5 giorni, devo fare di nuovo notte nel nucleo COVID.

Chiedo a mio marito, ex tifoso del grande Torino un feticcio: una sciarpa granata, un adesivo, un simbolo, in quella desolazione non può non fare piacere!!!!

Entro fiera con il mio cappellino granata e…..nooooo trovo il letto di Franco vuoto!!!!!

Non è possibile, una fitta al cuore.

Penso un altro tributo di sangue.

Non voglio fare domande sulla morte ad Anacleto, di notte poi… Anacleto è il paziente più giovane di 160 kg, che è ancora presente nella stessa camera, sta usandogli occhialini per l’ossigeno, segno che almeno lui migliora, forse lui ce la farà.

Come è morto Franco? Cerco la cartella…

Non la trovo.

Vediamo nei dimessi, così distrattamente…dimesso???? Come è possibile?

Dimesso, dimesso, dimesso.

Ero troppo felice.

Sono troppo felice.

In bed is death

Togliamoli al letto, mobilizziamoli, facciamoli sentire importanti, facciamoli sentire persone, utilizziamo i loro carismi per aiutarli ad aiutarsi l’un l’latro.

Anche Anacleto tra pochi giorni andrà a casa sua.


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