HA ANCORA UN SENSO LA “FESTA” DI SAN VALENTINO?

di Antonio Latella –

Dubbiosi e scettici, forse irriverenti nei confronti di milioni di persone che celebrano la festa degli innamorati. Tuttavia ci chiediamo se oggi abbia ancora un senso la ricorrenza di San Valentino.

<<<=== Antonio Latella

Lo facciamo con la consapevolezza del rischio di essere costretti a passare sotto le forche Caudine del potente esercito del consumismo che domina il mondo o, cosa molto più insidiosa, finire tra le grinfie dei leoni della tastiera.  

Il mondo postmoderno si è rivelato sempre più avaro nel concedere amore e sempre meno disposto a riceverne come se si trovasse in uno spazio franco dove non fioriscono sentimenti.  E senza l’amore (inteso come valore universale) continuano a venire meno altri nobili valori: il rispetto degli altri, la solidarietà, la pacifica convivenza, come se l’uomo contemporaneo avesse scelto la cittadinanza su un altro pianeta.

Le nostre radici cristiane (con la massima “amatevi gli uni gli altri”), nel corso dei secoli, si sono talmente sfilacciate al punto da ritrovarci nella cosiddetta società dell’odio, del distinguo, della contrapposizione e, soprattutto, dei legami effimeri e dell’indifferenza.

 Ispirarsi alla vita del Patrono di Terni (San Valentino), tradizione che dura da secoli, oggi, appare quasi un non senso: forse un po’ blasfemo, sicuramente impregnato di ipocrisia. L’uomo non si accorge di essere indissolubilmente legato ad un grande padrone: il mercato globale che limita le nostre libertà di scelta, i nostri orientamenti, i nostri gusti, il nostro modo di essere società. Insomma, ci ruba finanche il bello dell’innamoramento.  E in un mondo senza amore prevale la seduzione, destinata prima o poi ad appassirsi sotto al sole del deserto della solitudine dove, come tanti predoni, ci affanniamo alla cerca di nuovi “incontri” senza futuro e senza prospettive di vita in comune.

In una pubblicazione del 2013 “Gli usi postmoderni del sesso”, Bauman partendo dalla liberazione sessuale del ’68, evidenzia lo “scollamento” dell’erotismo (desiderio) rispetto al sesso e all’amore.  “Sesso, erotismo e amore non possono esistere l’uno senza gli altri, eppure la loro esistenza si consuma in una guerra perenne per l’indipendenza”. Poi tira in ballo i beni di consumo che fanno aumentare il desiderio di possesso: “sopito una volta realizzato per poi accenderlo nei confronti di un nuovo prodotto in una coazione a ripetere all’infinito”.

“Amarsi e rimanere insieme tutta la vita – si legge in “Amore liquido” della collana baumaniana-. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista”.   Nessun ricordo del passato: resettato nei tradizionali valori umani, che oggi viaggiano in compagnia di una società virtuale che ci sta definitivamente traghettando nella post umanità. Sempre più indifesi, privi come siamo di anticorpi socio-culturali che hanno scolorito nell’uomo finanche il comune senso del pudore.

“Le nuove generazioni nascono e crescono in un mondo in cui si deve essere connessi, sempre” si legge in “Baciami senza rete” di Paolo Crepet che lo psichiatra, sociologo e giornalista ha pubblicato prendendo lo spunto da una scritta sui muri di Roma “spegnete Facebook e baciatevi”. Una perenne connessione di cui si esalta solo la positività, senza considerare i danni collaterali prodotti “dalla nuova epoca telematica”. E si pone tre interrogativi: “Come sarà da adulto un bambino che ha comunicato sempre e soltanto attraverso un device?”; “Che ne sarà della sua abilità nell’utilizzare il suo apparato sensoriale?”; “Che cambiamenti ci saranno nelle sue relazioni  sociali, nel suo modo di vivere i sentimenti, nella sua capacità e empatia?”. *  

“Viviamo in un mondo dove ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole” (J. Lenon)”. Mezzo secolo di metamorfosi antropologica ci dividono dal protagonismo dei Beatles all’esibizionismo di Fedez e Rosa Chemical.  Come negli anni ’70 del Secolo breve, anche oggi il mondo è un grande teatro di guerra, di violenza in generale, ma sono cambiati i costumi che ci “autorizzano” a rendere di pubblico dominio la nostra vita privata e con dovizia di particolari: passioni, cambio di partner, tradimenti, crisi di coppia, divorzi, liti per liberarsi o avere assegnati i figli, rivendicazioni patrimoniali come abitazioni, Rolex, pellicce. Fatti che affidiamo ai social e destinati ad un pubblico sempre più bulimico di gossip. Nel secolo dell’individualismo se non appari non conti nulla, non sei nessuno. E maggiori sono i particolari, anche dal punto di vista sessuale, più link contribuiscono ad aumentare il personale consenso virtuale.

Il tutto dimenticando che i social oltre a rubare tempo alla vita reale provoca uno stato di incomunicabilità tra la coppia che poi si estende all’intero nucleo familiare. E come dice il sociologo Francesco Alberoni “l’amore ha bisogno di comunicazione” e quando “lei non parla e lui non chiede” nascono equivoci e liti.

Cosa rimane dell’amore?  Forse solo cronaca. In particolare quella di uomini che uccidono mogli, compagne, amanti, fidanzate o che decidono di liberarsi del partner. Donne che non sopportano più le violenze domestiche, i soprusi, le scappatelle del compagno o perché il loro rapporto, diventato ormai routine, rimane “incollato” solo per la presenza dei figli. E con l’amore ormai finito, tra una minaccia e un episodio di stalking,  la coppia focalizza obiettivi diametralmente opposti che a lungo andare sfociano in fatti di sangue.

Ed allora chiediamoci se il 14 febbraio può ispirarsi ancora a San Valentino?

Antonio Latella -sociologo, giornalista, presidente Associazione Sociologi Italiani

* le risposte le troverete sulla pubblicazione del prof. Paolo Crepet


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