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GIZZERIA, UNA VIOLENZA SCOPERTA PER CASO

                                 

 

logo asi 15 GENNAIO 2017“La riduzione in schiavitù della donna di Gizzeria è un atto d’accusa nei confronti della società del silenzio che sa ma non parla, dei servizi sociali che non vigilano, dello Stato che limita il controllo del territorio solo ad alcuni fenomeni sociali”. Lo afferma l’Associazione Sociologi Italiani che, in una nota del suo presidente nazionale Antonio Latella, chiama in causa “quel mondo d’indifferenza che alberga in ognuno di noi e impedisce, anche rispetto alla violenza fisica e psicologica nei confronti di donne e bambini, di prendere posizione a difesa degli ultimi e di quanti non hanno voce. Perché – si chiedono i sociologi – certe atrocità vengono scoperte solo per caso? Eppure uno dei bambini è in età scolare. Ma non sappiamo se frequenta le lezioni, oppure rientra nel bacino della dispersione scolastica.  Nell’uno e nell’altro caso qualcuno non ha vigilato.  E in mancanza di notizie certe non sappiamo se l’omissione riguardi i servizi sociali o la scuola. La figlia minore della donna rientra nella fascia delle vaccinazioni obbligatorie. Anche su questo bisogna fare luce. L’aguzzino della giovane straniera, che da badante è diventata prima compagna poi schiava, aveva dei precedenti specifici e, dunque, socialmente pericoloso. Nessuno, però, ha ritenuto di controllarlo, o sentirsi sfiorato dal sospetto che potesse reiterare abusi e violenze, privazioni e negazione della dignità umana, e ricorrere a pratiche sanitarie tribali.  Una famiglia invisibile come tante altre, presenti anche in Calabria, composta da donne schiavizzate, violentate fisicamente e psicologicamente, e da bambini a cui il presente nega loro un futuro normale. Sabato prossimo, giornata contro la violenza alle donne, potrebbe diventare lo spartiacque tra il momento della rievocazione storica (che è importante per non dimenticare) e quello dell’azione collettiva per fare una mappa delle violenze subite dalle donne e dai bambini nella nostra regione.  Il silenzio è il migliore complice della violenza che, molto spesso, rimane confinata nell’indifferenza che caratterizza il contesto in cui vive il ‘carnefice’. ‘Diamo un taglio al silenzio ’: è questo lo slogan della manifestazione che il coordinamento regionale donne della Cisl Calabria ha organizzato per sabato prossimo a Cirò Marina che l’Associazione Sociologi Italiani condivide pienamente”.

c.c./asi


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