RIAPERTURA SCUOLE E POST COVID: LA COMPLESSA QUESTIONE DELLA DISABILITA’ E DEL PERSONALE DI SOSTEGNO

Il complesso quanto emblematico sistema scolastico del nostro Paese versa, da qualche decennio a questa parte, in una situazione non molto tranquilla per molteplici motivazioni concernenti la crisi economica e la conseguente carenza  nel mercato del lavoro di sbocchi idonei ad operare in tale circostanza. Peraltro, il virus ha acuito maggiormente tale momento di stasi per il mondo scolastico italiano.

<<= dott.ssa Francesca Santostefano

Si prevede un già complicato ritorno nelle cattedre sia da parte degli insegnanti, del personale scolastico e soprattutto da parte degli alunni, i quali si troveranno a fronteggiare, tra norme di sicurezza e distanziamento sociale, una nuova modalità di approcciarsi a vivere la “classica” giornata scolastica. Assodata è la questione della carenza di insegnanti, ivi compresi quelli di sostegno, conseguentemente ci troviamo di fronte ad uno scenario paradossale: insegnanti di storia, matematica, tecnica, precetti lontani ed ineguali anni luce dalle basi e requisiti predisposti per il sostegno, vedono tali insegnanti a cimentarsi in queste vesti, con una classe magari già di suo superiore ai 20 alunni col compito di tenere a bada un bambino o adolescente il quale vive con problematiche fisiche o comportamentali. Oggigiorno diventare insegnante di sostegno tuttavia è un compito abbastanza arduo.

Nell’anno scolastico 2019-2020 in Italia sono “100 mila” gli insegnanti di sostegno, di cui “70 mila” sono cattedre in deroga, cioè non parte dell’organico stabile della scuola, quello che in gergo scolastico si definisce “di diritto”. Il problema, generalizzato a tutto il Paese, è più accentuato in alcune regioni, soprattutto in Piemonte dove la media degli insegnanti che vengono formati ogni anno è inferiore a quelle di Sicilia e Sardegna e supera di poco quella dell’Abruzzo, territorio più piccolo in cui i posti da occupare sono di meno. Nella sola provincia di Torino gli alunni disabili sono passati da “7.740” lo scorso anno a “7.957” e, a fronte di “70” mila posti in deroga attualmente presenti in Italia, bisogna considerare pensionamenti e trasferimenti che faranno aumentare la richiesta. Il virus ha lasciato un’impronta senza dubbio inequivocabile nell’economia del Paese, e gli strascichi a sua volta saranno permanenti nel decorso del tempo. Nel fronteggiare tale questione paradossale e complicata nella formazione in particolare dei futuri insegnanti di sostegno, da recuperare sarà anche la formazione di docenti specializzati: ad esempio all’Università degli Studi di Torino, ogni anno vengono formati “20” insegnanti di sostegno per l’infanzia, “50” per la scuola primaria, “65” per la secondaria di primo grado e “70” per la secondaria di secondo grado.  Il Piemonte è, pertanto, la penultima regione italiana per numero di posti riservati alla formazione (ultima la Valle d’Aosta con 90 posti). Dei “19.585” totali sommati tra tutti gli atenei italiani sono “205”, poco più dell’”1%”. I nuovi corsisti, cui erano stati aggiunti altri “230” posti, che avrebbero dovuto iniziare la specializzazione, sarebbero entrati in lista per l’assunzione dell’anno scolastico 2021-2022. E’ stato complesso durante il lock down e con la chiusura delle scuole, cercare di interagire e di impartire ammonimenti alle categorie di alunni con disabilità. In proposito, federazioni ed associazioni hanno fronteggiato tale problematica offrendo aiuto e sostegno da un lato al personale scolastico e dall’altro alle famiglie alle prese con la FAD.

Prime fra tutte la FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti delle persone con disabilità) è intervenuta sulla questione chiedendosi “comegarantire il diritto allo studio delle persone più fragili, che come tale hanno bisogno di essere sostenuti e assistiti da personale specializzato, con rapporti spesso ad personam, con la garanzia primaria del diritto alla salute e alla vita”. Queste sono state le soluzioni proposte dalla Federazione:

>Per tutti coloro che possono lavorare a distanza, tenuto conto della particolare condizione di funzionamento della disabilità dell’alunno/a, si attui la predisposizione di un progetto condiviso con il consiglio di classe e la famiglia, di potere svolgere le proprie funzioni di assistenza specialistica, direttamente legata alla didattica di competenza dei docenti, di offrire la prestazione a distanza per tutte le ore indicate nei rispettivi PEI in sinergia con i docenti, anche a supporto e/o consulenza agli stessi docenti e ai familiari;

>Per tutti coloro che non saranno nelle condizioni di lavorare, neppure a distanza, a motivo del particolare funzionamento della persona con disabilità, garantire il diritto agli ammortizzatori sociali o altre forme di integrazione del reddito, come pare si stia prevedendo;

>Qualora non fosse possibile garantire integralmente a distanza tutte le ore da PEI, garantire la stessa retribuzione prevista anche per le ore non lavorate per cause non imputabili;

>Sia il MIUR a dettare delle linee guida in ordine alle modalità attraverso le quali le scuole devono predisporre delle piattaforme telematiche per consentire agli operatori senza oneri a loro carico la prestazione a distanza;

>Si predisponga il progetto educativo a distanza elaborato dal GLHO, con il contributo degli assistenti all’autonomia e comunicazione e la partecipazione della famiglia e degli alunni mediante collegamenti telematici;

>Per gli assistenti igienico personale, essendo la loro funzione strettamente collegata alla presenza dell’alunno, appare ovvio che ad essi possa essere garantita solo la misura degli ammortizzatori sociali.

La chiusura delle scuole, dei centri diurni e riabilitativi ha portato un drastico cambiamento delle routine e un obbligato isolamento sociale. Inoltre ha determinato l’interruzione delle terapie e delle attività del tempo libero che per le persone con autismo sono occasioni importanti per esercitare e mantenere competenze sociali, comunicative e autonomie acquisite nel corso degli anni.
In questo periodo di emergenza per i terapisti non è stato possibile incontrare di persona i propri pazienti con disturbi dello spettro autistico; solo in pochi casi si è riusciti mettersi in comunicazione con loro attraverso sistemi di comunicazione a distanza.. Per evitare che le importanti conquiste sul fronte delle abilità sociali vengano perse, è necessario che le attività con i terapeuti vengano riprese al più presto nelle strutture, ove possibile, o nel contesto domestico. Fondamentale è infine supportare gli insegnanti nell’individuare e gestire nuove forme di didattica a distanza in vista del prossimo anno scolastico. L’obiettivo è promuovere strategie e interventi in grado di favorire, anche a distanza, l’inclusione di tutti gli alunni e gli studenti all’interno della classe, anche quelli con autismo o altre patologie fisiche. La tematica dell’inclusione sociale è stata messa in discussione dalla chiusura delle scuole, fondamentale è ora trovare una soluzione permanente per la carenza degli insegnanti di sostegno e che vengano garantite preventivamente le norme di sicurezza a favore di tutto il personale scolastico. Non sarà semplice adattarsi a questa predisposizione, tuttavia la responsabilità che assumeranno sia le famiglie che il personale docente sarà un aiuto concreto per risollevare il paradosso della crisi scolastica.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Erickson.it., Mondo Erickson autismo-covid 19 ruolo dei professionisti nella fase post-emergenza; La stampa.it., Coronavirus insegnante di sostegno con gli autistici anche a distanza ce la faremo., Alessandria; Tecnica della scuola.it., Coronavirus diritto allo studio degli alunni disabili, le soluzioni proposte dalla first.

Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa, specializzanda in SAOC (Scienze delle amministrazioni e delle organizzazioni complesse, Counselor Sociolostico ASI.


Lascia un commento

Anti - Spam *

Cerca

Archivio