Più Umanisti In Parlamento

ARETE’

di Elisabetta Festa

La nostra è una Repubblica parlamentare attualmente composta da 630 deputati e 315 senatori, a questi vanno aggiunti i senatori a vita che possono essere massimo 5 e i senatori di diritto a vita ossia i Presidenti emeriti della Repubblica.  Dico attualmente perché la vittoria dei sì al referendum sul taglio dei parlamentari, vittoria avvenuta con un quasi 70% di voti favorevoli, ha portato alla modifica di ben tre articoli sul numero degli eletti 56, 57 e 59 della nostra Carta Costituzionale.

<<=== dott. ssa Elisabetta Festa (sociologa)

Dalla prossima legislatura, dunque, i deputati scenderanno da 630 a 400 mentre i senatori passeranno da 315 a 200. Si tratta del quarto referendum costituzionale della storia italiana e del secondo ad essere approvato dal voto popolare. Saremo pure un popolo di santi, poeti e navigatori ma a scorrere uno per uno i profili dell’attuale formazione del nostro Parlamento si scopre come vada di gran lunga per la maggiore un’altra professione: quella dell’avvocato. A cominciare proprio dalla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati esponente di Forza Italia nonché matrimonialista, specializzata nelle cause di nullità davanti alla Sacra Rota. Ma non solo. Di avvocati, infatti, se ne contano in tutto 132: 85 a Montecitorio e i restanti 47 a Palazzo Madama. Diciannove in più rispetto alla XVII Legislatura, quando il conto si fermò a 113.

Al secondo posto nella classifica delle professioni ci sono gli imprenditori. Balzati dai precedenti 93 a 116, di cui 68 a Montecitorio e 48 a Palazzo Madama. Sull’ultimo gradino del podio salgono invece gli impiegati. Nei due rami del Parlamento ce sono 114 (erano 99 nella passata Legislatura). Novanta sono invece insegnanti e docenti universitari, 20 in meno rispetto al precedente quinquennio quanto toccarono quota 110. A 44 si fermano i giornalisti (meno 4 unità). A un’incollatura dalle penne prestate alla politica ci sono i consulenti, che si attestano a 45: 26 a Montecitorio e 19 Palazzo Madama. I medici passano da 44 a 31, mentre 24 sono i commercialisti. E ancora, nelle due Camere siedono – fra gli altri – 25 funzionari di partito, 21 ingegneri, 16 ricercatori, 14 commercianti e 13 sindacalisti.

 Come vediamo tante sono le professioni in campo ma sembra venir meno una categoria, quella che più genericamente potremmo definire degli “Umanisti”, che ingloba studiosi e conoscitori di saperi legati alla centralità dell’individuo nell’accezione più generica ed ampia del termine: filosofi, sociologi, ecc. Sappiamo che la base della nostra civiltà ha profonde matrici filosofiche, e la stessa politica nasce dalla filosofia, molteplici infatti sono i classici, “I padri costituenti” della filosofia politica, ne ricordiamo alcuni tra quelli più rappresentativi appartenenti a diverse epoche storiche: da Platone e Aristotele, a Macchiavelli e Hobbes da Rousseau e Kant a Hegel e Tocqueville tutti hanno lasciato un’impronta indelebile su questo tema.  Ad esempio uno dei principali interessi di Platone fu quello di dedicarsi alla filosofia proprio con l’intento di istituire una società armonica ed orientata al bene, grazie alla figura del politico che doveva saper operare “l’arte della misura”; ancora Macchiavelli secoli dopo fu considerato il fondatore della politica come scienza autonoma ecc. ecc.

Venendo poi ai sociologi, questi sono profondi conoscitori dei sistemi sociali, studiano i loro processi evolutivi ed involutivi, analizzano i fatti e la realtà in maniera oggettiva ed empirica, rappresenterebbero quindi una risorsa in termini di competenze non indifferente data la complessità della nostra realtà globale ne cito soltanto uno quello più contemporaneo Bauman noto per il suo paradigma sulla “Società Liquida”. Ritornando al nostro discorso, se è vero com’è vero che da ogni professione scaturisce una specifica competenza, una mancanza di eterogeneità di professioni, e quindi di competenze della nostra classe dirigente in Parlamento, inevitabilmente indirizza lo stesso verso meccanismi unilaterali di costruzione dell’ordinamento giuridico, basati su saperi prevalentemente di carattere tecnico-giuridici che, seppur necessari, restano comunque privi di quegli altri saperi di matrice antropo-filosofica, che garantirebbero la completezza della normativa.

Così facendo, si compromette una delle finalità più nobili del legislatore, ossia quella di emanare leggi che dovrebbero essere generate a monte da un background di competenze variegate, rispecchiando di conseguenza la eterogeneità della società, in modo da facilitarne anche la tacita e pacifica accettazione da parte del cittadino. Per dirla meglio, come si può pensare che la prassi legislativa possa essere priva di “saperi umanisti” così necessari per una costruzione olistica ed efficace della norma? Potrebbe o non potrebbe scaturire anche da questo fattore, poco o per nulla attenzionato, il caos sistemico che da sempre caratterizza la nostra politica?  Le continue crisi parlamentari che siamo abituati a vivere sempre più frequentemente, anche oggi in piena pandemia, potrebbero dipendere anche da una cristallizzazione di professioni nel Parlamento e quindi di competenze che agiscono in nome di una stessa e perenne visione? A mio parere, un approccio integrato multi-disciplinare come tratto distintivo della genesi legislativa potrebbe rappresentare la svolta significativa verso un cambiamento.

Aldilà di questo aspetto sono egualmente da condannare i toni e le condotte sempre più aspre e bellicose che ormai da decenni caratterizzano la vita parlamentare nel nostro paese, comportamenti deviati e irrispettosi del luogo in cui vengono invece indistintamente perpetrati. La dialettica, il confronto anche lo scontro costruttivo hanno ceduto il passo all’egoismo, al tatticismo cinico e utilitaristico, a condotte di bassa levatura. Bisognerebbe che fra gli scranni parlamentari sedessero personalità inclini alla mitezza, alla ragionevolezza, al dialogo costruttivo, alla mediazione, che seppure presenti non ne costituiscono di certo la maggioranza.

Che la politica ritorni ad essere la casa non più o comunque non solo di tecnocrati o di urlatori seriali  ma di uomini saggi e di ARETE’.


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