IL RUOLO DEL SOCIOLOGO

di Italo Caruso

Il sociologo nasce come ricercatore sociale, osservatore imparziale e impersonale, dotato di neutralità assiologica, uno studioso attento alla ricerca dei fenomeni e dei conflitti sociali, sia attraverso la letteratura che sul campo e i luoghi di lavoro, dotato di uno spiccato nous che fa la differenza.

<<== dott. Italo Caruso

Gli studi sociologici danno una formazione sociologica di base, una forma mentis che proietta il sociologo a professionalizzarsi in diverse discipline in funzione del piano di studio, in base ai tirocini e ai master conseguiti. Il laboratorio focus carcere ritiene indispensabile pertanto conseguire una specializzazione per esercitare la professione sociologica nei vari settori. Sono diversi gli ambiti e i ruoli che, a mio avviso, può rivestire il sociologo professionista, al di là dei ruoli canonici di sociologo formatore, sociologo docente, sociologo delle ricerche sociali.

In particolare nel settore giudiziario Focus carcere intravede l’importanza del sociologo professionista nei diversi ruoli di:  sociologo sentinella delle devianze sociali negli istituti penitenziari (ma anche in enti pubblici, nel mondo del lavoro e mondo della scuola); sociologo specialista nell’Ufficio UEPE, come coordinatore nel progetto di recupero attraverso le pene alternative; sociologo specialista tutor iscritto negli elenchi del tribunale come consulente tecnico del giudice, che accompagna il detenuto a fine pena nel mondo del lavoro; sociologo specialista formatore nel carcere, inserito nell’area educativa, per la formazione alla comunicazione, al dialogo, alla rieducazione, alla capacità di evadere dal carcere non fisicamente, ma mentalmente.

Mi soffermerò in particolare sull’importante ruolo che il sociologo professionista potrebbe svolgere in tema di pene alternative al carcere e nel reinserimento del detenuto a fine pena nel mondo del lavoro.  Già in un articolo precedente, trattando delle funzioni svolte dall’UEPE, Ufficio Esecuzioni Penali Esterne, ho accennato a tale ruolo, evidenziando quello che a mio parere è l’anello debole legislativo dell’esecuzione penale esterna.

 La documentazione prodotta dall’ UEPE e inviata al Giudice di Sorveglianza è carente a mio avviso di un documento non previsto dal Ordinamento giuridico, ma fondamentale ai fini della buona riuscita di tutto il percorso detentivo della persona appena liberata, ovverosia manca la relazione del sociologo per l’inserimento sociale.

Le forme alternative alla carcerazione non sono rieducative se non viene redatto un progetto riabilitativo ad personam con il concorso degli operatori UEPE e del sociologo professionista, strutturato o nominato dal tribunale. In pratica se non vengono potenziati gli uffici UEPE con professionisti del settore si rischia di vanificare le misure alternative.

Anche nel fine pena   il sociologo professionista, iscritto negli elenchi del tribunale come consulente tecnico del giudice,  potrebbe avere un ruolo sostanziale  nell’orientamento sociale delle persone  ristrette, prossime alla libertà,  un ruolo da influencer, in quanto conoscitore e studioso delle dinamiche sociali ed economiche del paese, un professionista in grado di spaziare nel mondo del lavoro, che segue le dinamiche, i cambiamenti, i bisogni della società che evolve velocemente e che la persona ristretta non può conoscere. Un sociologo informatizzato al passo con i tempi, interattivo, che vive la globalizzazione. Un sociologo osservatore del fenomeno dello spostamento demografico alla ricerca del lavoro. Un lavoro che non deve essere una concessione del politico di turno, che crea assoggettamento e una coercizione spirituale.

In sostanza bisogna che la persona libera si liberi da certi condizionamenti culturali e sociali che la racchiudono in un mondo di sbarre e cancelli invisibili, il mondo della dipendenza.

 Occorre restituire la libertà a trecentosessanta gradi al detenuto, consentendogli di riacquistare la dignità che solo il lavoro può offrire. Alla persona appena liberata si dovrebbe consegnare un vademecum di orientamento alla vita, al sociale, al lavoro, in definitiva affidarlo al Sociologo professionista Tutor che lo seguirà per un determinato periodo di incarico.

Il laboratorio sociologico Focus carcere di Rende, osservatore delle problematiche del fine pena, ritiene che il ricorso alle pene alternative è attualmente in crescendo e auspica che in futuro diventi sempre più frequente.

Parrebbe che lo Stato non punti a far scontare la pena in carcere, ma sul territorio, avvalendosi a tale scopo del contributo dei volontari penitenziari e delle comunità di recupero. Le pene alternative diventeranno uno strumento vantaggioso anche dal punto di vista economico, considerando che una giornata di detenzione costa allo Stato €120,00, oltre che dal punto di vista etico e politico. Il ruolo del volontariato penitenziario diventerà un valido supporto di accompagnamento alla vita sociale. Occorre prepararsi professionalmente ad affrontare questo tipo di pena in quanto conveniente per lo Stato e per i condannati. Necessitano quindi figure professionali che sappiano occuparsi di questa tipologia di detenzione che è completamente diversa da quella praticata nel carcere.

In tale ottica il sociologo professionista potrebbe diventare per lo Stato una cerniera di accompagnamento per i detenuti verso il sociale, il mondo del lavoro, atteso che abbia contezza delle capacità cognitive e formative del detenuto, delle sue esperienze lavorative fuori e dentro il carcere, la sua età, il suo stato di salute, le sue aspettative di vita ed aspirazioni.

Il sociologo professionista diventa una figura istituzionalizzata nello Stato e per lo Stato.

Occorre restituire al sociologo un ruolo professionale attualmente occupato arbitrariamente da altre figure che non ne hanno titolo a causa della politica del malaffare, non certo per la meritocrazia.

Dott. Italo Caruso – direttore ASI-Lab Sociologia “FOCUS CARCERE”


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