UNA VITA IN DISPARTE: TRA AUTOREALIZZAZIONE ED INSUCCESSO

VERNOCCHI SIMONETTA FOTOGli adolescenti  spesso non sono soddisfatti e soffrono di un’infelicità profonda, arrivando talvolta a coltivare come unico sogno quello di rompere con una realtà ostile, in segno di protesta. Come possiamo aiutarli? È possibile non commettere con i figli gli stessi errori che i nostri genitori hanno commesso con noi?Possiamo avere coi figli un rapporto di amicizia? I dati sui suicidi degli adolescenti, di per sé sconcertanti, non tengono conto dell’insieme dei tentati suicidi, dei cosiddetti para-suicidi, degli atti di autolesionismo e delle morti “lente” come l’anoressia nervosa, fenomeni che colpiscono la popolazione adolescenziale in misura maggiore rispetto ai comportamenti suicidari. Nel rapporto “Health for the world’s adolescents” l’OMS  evidenzia come nei giovani di tutto il mondo, di età compresa tra i 10 e i 19 anni, il suicidio sia la terza causa di morte dopo gli incidenti stradali e l’Aids. Difficile stabilire se in passato erano davvero numeri più contenuti o se erano maggiori le cause di morte per malattie ora curabili. In un tale panorama la sindrome di Hikikomori rappresenta una condizione para-suicidaria che purtroppo talvolta conduce ad un suicidio a compimento. Si tratta di un fenomeno psico-sociale caratterizzato da un grave e totale ritiro da ogni contatto umano, che si è diffuso tra gli adolescenti giapponesi negli ultimi 15 anni. I ragazzi in questa situazione senza apparenti vie d’uscita possono giungere al suicidio.Dal 2013 il termine giapponese “hikikomori” è stato inserito tra i neologismi del nuovo Zingarelli  con il significato di “isolarsi”, stare in disparte” «riferito in particolare a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiudendosi nella propria camera da letto senza aver alcun tipo di contatto diretto con il mondo esterno». Tra gli adolescenti italiani si sono avuti suicidi  che possono essere ricondotti alla sindrome di Hikikomori, e secondo dati non ufficiali sarebbero circa 100.000 i ragazzi Hikikomori in Italia, pertanto è lecito supporre che questa grave condizione si stia diffondendo anche in occidente.Pare esista una relazione con il Disturbo d’Ansia Sociale, con il Workaholism ossia con la dipendenza da lavoro di uno o di entrambi i genitori, e con lo Studyholism ossia la dipendenza da studio del ragazzo stesso.

In Italia il suicidio giovanile rappresenta, tra i giovani sotto i 21 anni, la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, mentre i suicidi adolescenziali costituiscono il 10% dei circa 4000 suicidi totali che si consumano ogni anno. Alcuni ragazzi che si procurano la morte soffrono di gravi disturbi psichiatrici, altri di dipendenza da alcool e droghe o di gravi malattie, ma la maggioranza è costituita da ragazzi che soffrono di gravi malesseri esistenziali.Questo dato angosciante certifica la fragilità e vulnerabilità dei giovani, testimonia le difficoltà incontrate dalla ragazza o dal ragazzo durante il suo percorso di crescita e d’identificazione, non solo, ma esprime un disagio dell’intera società che guarda sgomenta ed impotente. Mettere fine alla propria esistenza, desiderare la morte per incapacità a far fronte alle frustrazioni, anche minime, chiama il mondo adulto a un rinnovato impegno nell’ascolto dei giovani e nell’intervento educativo, per far nascere negli adolescenti un senso profondo della vita.Ci chiediamo se questo disagio dilagante sia un fenomeno personale o collettivo, e da dove tragga origine. Gli adolescenti e i ragazzi provano intense sensazioni di stress, confusione, insicurezza, pressioni per il raggiungimento dei successi attesi, incertezze economiche e altri timori che si manifestano durante la crescita. Le condizioni dei vari ambienti sociali influiscono sugli atti compiuti dal singolo  e, in funzione di essi varia anche il suicidio, dimostrando come il numero complessivo dei suicidi che si registrano in un dato anno in una data società è in relazione con il grado di integrazione sociale che la società stessa consente.  Quindi, un fatto così personale come il suicidio viene visto come fenomeno collettivo.

Forse il venir meno delle certezze tradizionali: la famiglia, la religione, la Patria, porta i giovani a vivere sempre più diffusamente un senso di precarietà anche etica, o di relativismo che non ha mai avuto eguali, ma in una realtà quella attuale sovraccarica di stimoli. La fragilità   dell’adolescente, l’esasperata ricerca di gratificazione e di bisogni insostenibili, predicati dalla società dell’immagine e dei consumi, mette l’adolescente di fronte alla sua personale inadeguatezza rispetto ad una cultura che promette tanto, ma mantiene poco. Spesso viene meno il sostegno della famiglia, che si disgrega per divorzi e separazioni, ora più che mai sia i ruoli nella famiglia, che l’identità di genere  sono messi apertamente in discussione. Viene meno il modello di uomo e di donna a cui rapportarsi, solo in modo apparente questa maggior eterogeneità rappresenta un vantaggio per l’adolescente, di fatto diventa difficile la reciprocità, la complementarità, il sostegno, i riferimenti chiari ed autorevoli .Una certa superficialità ed ipo-criticità nella gestione dei problemi, unita ad una trasgressività esibita ed apparente, non aiutano la crescita.C’è una grande fragilità relativa alla dipendenza dagli altri, in particolare sono le aspettative dei genitori troppo elevate, implicitamente elevate che creano costante stato di tensione. Anche la ricerca di sé della propria individualità  tipica dell’adolescenza si confronta con modelli di fatto non raggiungibili. Spesso il disagio e il cammino verso il suicidio sono silenziosi e non visibili agli altri.Gli adolescenti lanciano continui messaggi relativi alla loro sofferenza. I segnali che i genitori potrebbero cogliere tempestivamente  sono:

  • cambiamento nelle abitudini alimentari repentino,
  • calo ponderale o aumento ponderale in poco tempo,
  • cambiamento nelle abitudini del sonno o insonnia persistente,
  • posizione di ritiro rispetto agli amici,
  • posizione di ritiro rispetto ai famigliari,
  • posizione di ritiro rispetto alle attività abituali,
  • isolamento sociale,
  • azioni violente,
  • comportamenti ribelli,
  • comportamenti di fuga da casa,
  • uso di droghe,
  • uso di alcol inusuale,
  • trascuratezza nell’aspetto personale,
  • marcati cambiamenti di personalità,
  • noia insolita mai provata in precedenza,
  • persistente difficoltà di concentrazione,
  • calo nel rendimento scolastico o fobia scolastica,
  • frequenti lamentele riguardanti dolori e malesseri fisici, spesso legati ad emozioni quali in particolare il mal di stomaco, la nausea, i crampi intestinali, le cefalee e l’affaticamento,
  • perdita d’interesse per attività ritenute, in precedenza, piacevoli,
  • intolleranza verso le lodi e i riconoscimenti,
  • crisi di rabbia apparentemente immotivata agita verso oggetti che vengono scagliati o presi di mira.

Questi ed altri sono i segnali che dobbiamo raccogliere per cercare di prevenire ed alleviare il disagio  nell’adolescenza. Non ci sono ricette o terapia universalmente riconosciute valide per il male di vivere proprio degli adolescenti, possiamo però restare accanto, supportare e condividere.

Dottoressa Simonetta Vernocchi ( medico e antropologa)

  1. Aguglia E., Signorelli M. S., Pollicino C., Arcidiacono E., & Petralia A. (2010). Il fenomeno dell’hikikomori: Cultural bound o quadro psicopatologico emergente? Giornale di Psicopatologia, 16, 157-164.
  2. American Psychiatric Association [APA] (2002). DSM-IV-TR. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th). Text Revised. Washington, DC: APA.
  3. American Psychiatric Association (2013). DSM-5. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th). Washington, DC: APA.
  4. Kandel, ER, Schwarts JH, Jessel TM “Principi di neuroscienze”, Casa editrice ambrosiana. Milano 2012.
  5. Health21: the health for al1 policy for the WHO European Region. Copenaghen, Ufficio Regionale OMS per l’Europa, 1999 (European Health for Al1 Series, No. 6).
  6. Indagine statistica multiscopo sulle famiglie 2016.
  7. http://www.istat.it/it/archivio/91926 (ultima consultazione: 20 aprile 2016).
  8. Una vita in disparte, tra autorealizzazione ed insuccesso. Giugno 2019. ISBN – 978-1072077497.
  9. Il disagio giovanile, con i contenuti del progetto ICMS. Con Alan Luzzi et.al. Dicembre 2018. ISBN 978-1790-93657-1.
  10. Il suicidio nell’adolescenza. Gestione e prevenzione del disagio giovanile. A Aceranti et al. EFBI. Marzo 2018. ISBN 978-1980432715.

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