NUOVE GIOIE E VECCHIE ABITUDINI

 

Immagine GianottiViviamo in un mondo che viaggia alla velocità della luce. Coinvolti in rapporti umani sempre più frivoli e vuoti. Schiavi di una tecnologia fredda, sterile e maledettamente magnetica.Ed ecco che in questi contesti scopriamo che sempre più persone cominciano ad apprezzare le coccole della routine. Il dolce alternarsi delle certezze.
In pratica, in contesti di crisi generale, per qualcuno è meglio il poco, ma il certo. Ed ecco che c’è chi preferisce rifugiarsi neI solito tran tran, che passa spesso per noioso, ma di questi tempi vien buono tenerselo stretto.A confermarlo sono anche alcune ricerche, italiane ed estere. Quasi a dirci che la vita debba essere esaltante ed adrenalinica solo quando casca in un buon periodo. Altrimenti è meglio accontentarsi e dire grazie per quel che già si possiede.Ecco allora che si riscoprono i piccoli riti esistenziali, che consolano e rassicurano, interessando mentalità ed ambienti. Dal posto di lavoro: dove quasi 9 italiani su 10 non baratterebbero la routine del posto fisso. Poi c’è la casa, sempre più vissuta e trasformata in nido d’eccellenza. Ma anche le abitudini a tavola, le scelte sui cibi della nonna, gli spostamenti ripetitivi ed il rituale dell’uso dei mezzi. Detto in parole povere, sembra che in una vita che richiede continue corse ed infinite sfide, sempre più persone preferiscano restare ancorate a piccoli gesti ciclici ed alle consuetudini. Quasi un mondo parallelo per tenere sotto controllo l’ansia, evitando di correre rischi inutili.

D’altro canto continuano a tempestarci di slogan sul fatto che per cambiare vita bisogna stravolgere le nostre abitudini. Ma certi guru non capiscono che il non cambiare non è dettato solo dalla pigrizia. Per qualcuno la felicità può essere trovata anche nelle piccole cose dell’anima e non solo nella corsa al possesso e nei capricci dell’ego. In pratica, per essere felici non è necessario cambiare tutte le carte in tavola.E proprio qui entra in gioco quella causa che gli studiosi di sociologia e anche gli psicologi definiscono “gratificazione”, ossia la ricompensa che un individuo ottiene ogni volta che compie un’azione abituale e che, guarda caso, fa parte della sfera delle routine. Da qui ne consegue un rafforzamento dettato dalla ripetizione, il quale va a soddisfare un nostro bisogno producendo un certo senso di piacere. In pratica si tratta di una serie di botte e risposte a soddisfare quei bisogni che in tanti ritrovano nel rituale quotidiano.
Un modo, anche questo, di riuscire a tenere sotto controllo le situazioni di inquietudine ed instabilità sfruttando la leva della volontà inconscia che ci fa sentire felici nuotando sempre nello stesso brodo.Partiamo dalla casa. Negli ultimi anni, sulla crisi del mattone, c’era la tendenza a dare sempre meno importanza all’appartamento di proprietà. Quasi fosse diventato un costoso ed un inutile investimento. La parola d’ordine era diventata condivisione, anche per risparmiare. Da qui gli acquisti in multiproprietà ed affitti di ambienti lavorativi in coworking. In verità, però, le statistiche continuano a confermare che per il 74% degli italiani la casa resta un fattore importante, perché proprio in contesti di crisi si trasforma in una sorta di nido dove trovare sicurezza e tranquillità. Lo confermano anche i ricercatori dell’Osservatorio Doxa: «La casa risulta essere il rifugio per eccellenza. Non solo sul piano economico, ma anche, e forse più, su quello emotivo».
Inoltre, visto che l’abitazione resta un luogo dove ci si trova a proprio agio e dove vengono calate le maschere, sempre più persone trasformano la casa su modelli polifunzionali. «Alla funzione classica dell’abitazione legata al riposo e alla sfera prettamente privata si sta affiancando sempre più quella lavorativa» dove, sempre secondo l’Osservatorio Doxa @Home, un italiano su 3 è solito lavorare anche da casa, più volte alla settimana (68%).Ed è proprio in casa, che si plasmano riti e rituali con l’obiettivo di produrre serenità. Infatti, gli individui intervistati hanno confermato che “si sentono sereni” quando si trovano a casa a preparare da mangiare (59%), per poi buttarsi sul divano (52%), ma ci sono anche mansioni come fare il bucato e stirare (46%). Occupazioni forse poco gratificanti, ma pare siano quelle che ci consolano e rassicurano. Gesti che fanno da antidoto contro le incognite di un’esistenza sempre meno equilibrata.Anche per questo tante persone si tengono ben stretti gli oggetti del cuore: l’inseparabile cellulare (61%), la rivista che magari leggeva la mamma (54%), un libro già letto (48%) ed anche la voce della radio (46%). Sempre più preponderante anche il computer di famiglia (37%).  Anche lui un po’ in controtendenza contro lo sfrenato consumismo di oggetti high tech che ci stavano consumando la vita.rò recenti studi sulla personalità ci ribadiscono che fermarsi è ok, ma attenzione. Perché se tante volte le vecchie abitudini diventano una pianta sicura sulla quale arrampicarsi per cercare una certa stabilità emotiva, dall’altra parte non sempre ci permette di fare quel passo in più, quel gradino di crescita.
Questo perché i cambiamenti veri e puri iniziano proprio dal modificare le piccole azioni quotidiane, in modo da allargare la zona d’agio, ma senza fare troppo rumore, senza urlare e senza strappi.
Perché nella nostra testa, effettivamente, l’essere schiavi delle abitudini, anche le più sane, ci nasconde la privazione di una certa libertà di pensiero, ma anche di azione. Quasi una gabbia d’orata.
Quindi solo muovendoci a piccoli passi e modificando poco per volta le nostre routine potremmo riuscire a gustare il buon sapore e la gioia del sano cambiamento scoprendo che la vera felicità ha radici nel passato, vive nel presente ed è affascinata dal futuro. Una sorta di viaggio nel tempo che ci aiuta a scoprire che per essere felici non serve affannarsi per avere il meglio di ogni cosa, ma il vero segreto sta nel trarre il meglio da ciò che abbiamo già.   

                                                                                                         

                               Massimiliano-Gianotti-189x300                        Massimiliano Gianotti

                                                                                           Dott. in Sociologia – Dott. in Psicologia
Presidente Dipartimento ANS Lombardia – Associazione Nazionale Sociologi

                                                                                         Collaboratore universitario – Giornalista


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