La società dei misantropi, riflessioni sociologiche del nostro tempo

NUOVA FOTO OGGIANULa misantropia è strettamente legata a sentimenti d’odio, dispregio, oppure assenza di fiducia nei riguardi dell’essere umano, contraddistinta alle volte dall’isolamento dagli altri esseri umani. I misantropi non ripongono fiducia nei riguardi dell’umanità in generale, comunque instaurano rapporti personali normali con altri soggetti. La misantropia sfocia frequentemente in alienazione, prende vita attraverso l’arroganza culturale, nel momento in cui una persona prova odio nei riguardi dell’umanità in quanto si ritiene superiore mentalmente nei riguardi degli altri. Tale atteggiamento difficilmente riesce ad attecchire in toto nella personalità di una persona: nei misantropi estremisti spesso non esiste rimedio,  soluzione capace di far cambiare pensiero, ragion per cui  frequentemente vengono esclusi da  determinate tipologie di società, fortemente penalizzati, dal momento che vengono considerati diversi. Questo sentimento solitamente, come il Nichilismo, riserva dentro di sé differenti sponde, tra queste quella politica, non è un male soltanto dei giorni nostri, ma radica la sua essenza sin dai tempi passati. Platone faceva riferimento alla misantropia alla pari di un risultato in termini di aspirazioni bruciate, oppure, troppo ottimismo nei riguardi di un fine, di una causa condivisa, successivamente considerata errata, specie perché  riteneva tale avversione alla pari di qualcosa che possa andare a sostenere il potenziale misantropo, a riconoscere la posizione della maggioranza degli uomini tra il bene e il male, sostenendolo in questa condotta ad essere maggiormente prudente e a individuare nel miglior modo possibile gli intenti della totalità degli esseri umani, facendogli però perdere simultaneamente fiducia in loro stessi [1].  Per rispondere a un sistema che genera una sorta di pseudo-ribellione, è necessario un enigmatico passaggio dall’etica dell’autonomia alla politica dell’autonomia, per chiarire come debba essere al centro del progetto rivoluzionario e come la praxis di autonomia sia ormai da considerarsi il contesto specifico dove nasce e può essere compresa. Il contenuto del progetto rivoluzionario è rappresentato dall’idea che una società divenga capace di una perpetua riconsiderazione delle sue istituzioni. Affinché il progetto rivoluzionario prenda vita è necessario che si realizzi la nascita del “soggetto” umano, ritenuta come fonte di profonde riflessioni, mentre sul piano della collettività, che si realizzi una fondamentale auto-alterazione dell’istituzione tale da permettere la sua messa in discussione da parte degli individui che vi appartengono e che entrambe si realizzino contemporaneamente (2).

Sussiste una sorta di opposizione tra individuo e società. E’ bene passare alla disamina di quest’evoluzione, al fine di contrastare il movimento d’odio scatenato dai misantropi, tenendo in considerazione i principali pilastri dell’identità politica e sociale moderna: l’individualismo, la secolarità, la volontà popolare, il mercato, la civilizzazione. Quest’evoluzione è resa possibile, naturalmente, da significative trasformazioni materiali di natura: tecnologica, sociale ed economica, ma hanno anche richiesto un imponente trasformazione nel modo di comprendere, di percepire se stessi e le proprie relazioni con gli altri membri della società.  Attraverso queste dinamiche risulta essere più facile “leggere” determinati comportamenti sociali che vestono una forma di sapere tacito attraverso il quale prendono vita competenze e disposizioni che rendono possibili interazioni sociali. E’ fondamentale, inoltre, soffermarsi sulla natura dell’agire umano. Le pratiche sociali rappresentano un certo modo di stare al mondo, e quindi di comprendere lo stesso. Nella società postmoderna il problema della costruzione dell’identità non fa riferimento agli strumenti da utilizzare, ma piuttosto al fine che conduce ad utilizzare determinati strumenti. Proprio questa difficoltà nel dar senso all’esistenza, nel trovare i fini, si riflette nella crisi di fede e nell’affermazione di forme di gratificazione fondate sull’immediatezza, si registra sia nella sfera affettiva sia in quella del lavoro. Moltissime problematiche della società individualizzata sono causate da un approccio estremamente razionale, posto in essere da parte dei governi responsabili del territorio. Si trascura troppo la componente morale, la quale dovrebbe essere assolutamente rivalutata e riconsiderata.

Si insegue una notorietà a tutti i costi, pur andando contro il proprio io (3). Si finisce con l’inseguire qualcosa di effimero che porta alla costruzione del nulla. Un attimo di gloria, un solo attimo non vale quanto una vita svuotata e sviscerata da ogni significato profondo. La società postmoderna è una società deresponsabilizzata, in cui l’enfasi posta sull’individuo anziché rendere le persone autenticamente protagoniste della propria esistenza, non fa che ripiegare gli individui sui propri egoismi e sui soddisfacimenti effimeri e istantanei. Gli uomini sembrano perdere la loro capacità di essere soggetti ed è difficile capire come affrontare questa situazione. Forse la chiave di volta sta nel lavorare su se stessi per imparare a conoscersi: perché chi si conosce non si fa illusioni, né su se stesso, né sugli altri; ma non sarà neppure spinto ad indossare la maschera del cinismo e del pessimismo, che sono frutto della delusione e dell’infelicità.
Ed ecco che il mondo apparirà in tutta la sua bellezza; problematica, certo: e tuttavia incantevole.

Note:

1 Cattarinussi B., Sentimenti, passioni, emozioni, Franco Angeli., 2013

2 Tomassi G., Timone o il misantropo., De Gruyter., 2001

3 Bartolini I., Uno e nessuno: identità negata della società moderna., Franco Angeli., Mi    lano., 2013.-

 

Dott. Francesco Oggianu Pirari – Sociologo, Socioterapeuta

Membro del Consiglio Direttivo Nazionale ASI


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