INCENDI: DAI PIROMANI… ALLE LACRIME DI COCCODRILLO

incendi boschivi 4“Dietro ogni incendio quasi sempre c’è la mano dell’uomo. Lo ricordi…”.Una frase che da quarant’anni risiede della nostra mente e si sveglia ogni qualvolta i giornali e gli altri media riportano notizie dei tanti incendi che stanno distruggendo il nostro patrimonio boschivo.  Quella frase di un generale del fu Corpo Forestale dello Stato, incontrato in uno dei tanti briefing antincendio, è attualissima in un Paese che si accorge del fenomeno solo quando le fiamme divorano i boschi. Ed allora prende il via il festival delle lacrime di coccodrillo, che dura per l‘intero periodo estivo, ma quando gli alligatori si ritirano in cerca di altre prede tutto ritorna normale.   E le dichiarazioni di guerra contro i soliti piromani (?) finiscono nel diario dei buoni propositi: a futura memoria di una lotta solo annunciata nei confronti di quanti non amano il creato.Gli incendi boschivi sono un fenomeno tipicamente meridionale, come conferma l’inferno delle ultime settimane. La montagna del Centro e, soprattutto, del Nord Italia (fa eccezione la Liguria), infatti, è meno esposta a fenomeni “naturali” e alle cause dipendenti dalla volontà dell’uomo.In queste regioni del Paese c’è una diversa cultura ambientale che si pone a garanzia del patrimonio di tutti. Invece non sembra essere così in gran parte del Mezzogiorno. La zona del Vesuvio, la Sicilia, la Calabria (due morti: nel vibonese e nel cosentino) da sempre sono aree altamente a rischio. E i focolai a macchia di leopardo sono la conferma di piccoli e grossi interessi   criminali di varie tipologie.

incendio boschivoAppare strano, un controsenso, che in queste tre regioni, ancorché dotate di eserciti di forestali, il patrimonio boschivo non solo è trascurato, ma continua ad essere il drammatico palcoscenico di un fenomeno che non sembra avere fine.Decine e decine di migliaia di addetti alla forestazione (numero che incide notevolmente sul bilancio pubblico), dovrebbero rappresentare una grande risorsa per la difesa e la valorizzazione l’ambiente. Invece, no. Ed allora c’è qualcosa che non va rispetto alle azioni di salvaguardia ambientale messe in atto in quelle regioni dove la presenza dei forestali basta appena al fabbisogno nel periodo delle emergenze.Quella dell’operaio forestale al Sud è una presenza invisibile: frutto di politiche clientelari e di progetti occupazionali di natura assistenzialista. Come conferma l’esempio della Calabria. In questa sfortunata e violentata parte dell’Appennino, diversamente dai pastori di Corrado Alvaro (“Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte”), l’esistenza del forestale, per il periodo in cui viene utilizzato, trascorre tranquilla tra il ripristino di un muro secco in pietra (“armacera”) ed altri piccoli lavoretti nel pedissequo rispetto della massima “non fare oggi quello che potresti fare domani, dopodomani o dopodomani ancora…”, “campa asino mio…”. Basta andare nei paesini della fascia pedemontana, soprattutto in inverno, per vedere capannelli  di persone, appunto i forestali, con gli attrezzi di lavoro sempre puliti.

incendio boschivo 3Un modus operandi noto a tutti, ma tutti, Stato compreso, soffrono di cecità e sono deboli di udito.In passato (e forse anche oggi) tra i compiti del forestale vi era quello della vedetta (“guarda fuoco”) per lanciare l’allarme al primo segnale di fumo che si levava dalle sterpaglie o dal bosco.Un compito macchiato dalle maldicenze del sottobosco che indicavano nel forestale come l’autore dei roghi al fine di garantirsi qualche giornata lavorativa in più.Spesso un incendio –  dietro il quale si celano piccoli e grandi interessi, vendette, concorrenza… –   viene addebitato ai piromani. Se dovesse passare in assoluto quest’ipotesi c’è poco da stare allegri per l’alta percentuale di incendiari rispetto alla popolazione residente.Ed allora due sono le soluzioni: la rassegnazione oppure un’inversione di tendenza del tipo “non guardare in faccia nessuno”.incendio boschivo 2

Tra le azioni più urgenti occorre adeguare la legislazione regionale a quella nazionale; obbligare i comuni a predisporre la mappa delle aree boschive andate in fumo; usare le moderne tecnologie per il controllo anche di questa parte di territorio; attuare azioni finalizzati a dissuadere i soliti furbi e le organizzazioni criminali dall’idea di venire in possesso, con l’astuzia, la forza con la complicità di burocrazia e politica, delle aree da sottoporre a bonifica.Infine, avviare azioni progettuali per formare nei cittadini, soprattutto i giovani, una vera cultura   del rispetto dell’ambiente.

Antonio Latella – giornalista e sociologo


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