IMMIGRAZIONE, PROLIFERANO GLI SPRAR: VOGLIA DI SOLIDARIETA’ O DESIDERIO DI BUSINESS?

LATELLA NOVEMBRE 2015Dopo lo scandalo, con arresti, al CARA di Crotone è doveroso avviare una seria riflessione sull’accoglienza che riserviamo agli immigrati, sulla solidarietà che ci vede protagonisti nei confronti di quanti abbandonano la terra natia perché perseguitati o perché scappano per trovare altrove una migliore condizione socio-economica alternativa alla povertà dei luoghi di origine.Accoglienza e solidarietà sono i presupposti per garantire dignità a tutti gli esseri umani: dai cristiani ai musulmani, dall’induisti ai buddisti. Quanta insincerità in queste tre parole (accoglienza, solidarietà, umanità). Alla vecchia ipocrisia della politica, oggi si aggiunge una più diffusa simulazione dei buoni sentimenti che sono lo spartiacque tra l’indifferenza e il razzismo. L’immigrazione, sia per i cosiddetti rifugiati che per i migranti economici, oggi è un business: una grande torta che soddisfa la bulimia di quanti, in primis i poteri criminali, approfittano degli sbarchi e dell’ospitalità agli immigrati per diventare destinatari di facili guadagni.  Ed i soldi tentano anche alcuni segmenti del nostro sistema filantropico.  Non è giusto fare di ogni erba un fascio e riconoscere che nella rete dell’accoglienza agli immigrati troviamo esempi di grande solidarietà e umanità.  Spesso, però, sul risvolto della medaglia è scolpito il subdolo disegno dell’interesse dei singoli o di gruppi che spesso (come nel caso di Crotone) viene smascherato grazie all’attività di magistratura e polizia giudiziaria.

L’attuale sistema fa comodo a tutti, compresi gli immigrati ospitati nei CARA o negli SPRAR i quali, nonostante le carenze strutturali e igienico- sanitarie dei luoghi che li ospitano, non perdono la speranza di raggiungere la “terra promessa “ segnata sulla mappa di viaggio affrontato con la consapevolezza degli ostacoli disseminati lungo la strada dell’agognata destinazione.L’’immigrato cosi come gestito è un peso. Trasformiamolo   in risorsa, anche nella fase in cui è ospitato nei centri di accoglienza in attesa che vengano accertati i requisiti per ottenere lo status di rifugiato  o un permesso di soggiorno.  Una procedura abbastanza lunga e farraginosa che provoca un grande dispendio di soldi pubblici. Che va snellita: anche con decisioni che, agli occhi dei soliti benpensanti, potrebbero essere considerate una sorta di negazione del diritto all’accoglienza e alla solidarietà.  Come dare torto a quei cittadini italiani senza casa e lavoro che spesso non riescono ad assicurare alle loro famiglie un pasto caldo.  La povertà e il disagio degli indigeni sono fonte d’intolleranza   nei confronti di altri disperati pronti ad affrontarsi in una guerra tra poveri. Il tutto alimentato dai predicatori di odio presenti in ben note formazioni politiche che ormai spopolano in gran parte dell’Occidente.

FOTO PLATEA VIBOGirando un reportage televisivo, negli anni scorsi, abbiamo incontrato immigrati che vivono in condizioni disumane ed altri (i cosiddetti richiedenti asilo) ospitati in strutture alberghiere: un letto pulito, tre pasti giornalieri e  gran parte del tempo trascorrono in compagnia della noia e dei loro tablet di ultima generazione.Il vento della grave situazione economica del Paese e quello dei  populismi alimentano i focolai del malcontento fino a trasformarli in incendi che a tutt’oggi, grazie a Dio, sono rimasti circoscritti. Ma domani? Con l’Europa sempre più ostaggio dei neo nazionalismi e degli egoismi appare estremamente difficile fare previsioni. Ed allora perché non agevolare l’impegno sociale degli immigrati utilizzandoli i piccoli lavori di tutela dell’ambiente e del decoro dei luoghi?  Insomma, farli sentire utili, agevolare la loro convivenza e stemperare le polemiche per il loro vagabondare per le vie del centro e delle periferie urbane.Per far questo i sindaci hanno bisogno di strumenti normativi, di una visione meno clientelare della politica e, soprattutto, di una nuova cultura dell’accoglienza più solidale e sostenibile di quella che garantisce gli interessi di pochi a danno della collettività.  Il sistema, invece, disegna uno scenario che non piace a nessuno: né agli indigeni né agli immigrati.

Il prof. Tito Boeri, l’economista presidente dell’INPS, nella relazione annuale al Parlamento, nei giorni sorsi,   ha delineato le direttrici lungo le quali contributi, previdenza e assistenza dovranno muoversi nei prossimi anni. Ed ha sottolineato l’importanza dell’impiego degli immigrati. Chiudere loro le porte costerebbe quasi 40 miliardi di euro nei prossimi 20 anni. Torniamo all’attuale sistema, anche sulla base delle risultanze investigative dell’operazione “mafia capitale”. Troppi affaristi e molti sepolcri imbiancati che agiscono, quasi indisturbati, tra la sonnolenza (complicità?) degli addetti ai controlli e l’ipocrisia laica o confessionale. Perché non indagare (sociologicamente e penalmente) sul fenomeno della proliferazione degli SPRAR e, soprattutto, sulla loro gestione dal punto di vista umanitario e amministrativo? Le cronache, sempre più spesso, riportano la protesta di immigrati per il trattamento riservato loro in questi centri di accoglienza.  Lo Stato paga e gli italiani, ormai ridotti a sudditi del famelico sistema di imposizione fiscale e di tributi locali, giustamente, chiedono conto. Una cosa è la solidarietà e l’accoglienza-  sosteniamo tutti noi -, un’altra sono gli affari, la clientela, le ruberie, le piccole e grandi illegalità, la corruzione che sono la negazione di importanti principi sanciti dalla nostra Costituzione e contenuti nella Carta dei diritti universali dell’uomo.platea

Se in Italia, in particolare in Calabria, si ricorre sempre di più all’applicazione dell’interdittiva antimafia, soprattutto a carico delle imprese, perché non istituire la procedura degli accertamenti preventivi sui soggetti (e sul loro entourage) che si propongono o vengono sponsorizzati a gestire questi centri? Senza guardare in faccia nessuno: associazionismo laico, cattolico, antimafia; cooperative rosse, bianche o gialle, parrini e imam; notabili politici o cittadini dal volto pulito e al di sopra di ogni sospetto.  Il malcontento degli immigrati giunge fino alle caserme dei carabinieri per indicare la scarsa qualità del cibo o le continue carenze igienico -strutturali di luoghi presi in affitto per l’ospitarli (chi decide e in base di quali parametri  sullaidoneità igienico-sanitaria e la sicurezza delle costruzioni adibite a ricovero per immigrati?). Sarebbe più rassicurante per tutti se anche gli esercizi commerciali che riforniscono gli SPRAR, soprattutto generi di prima necessità, fossero sottoposti ai raggi x.La fretta è sempre una cattiva consigliera e la logica di “nascondere” i disperati che sbarcano sulle nostre coste in strutture decentrate, spesso isolate dai centri urbani, è tipico della politica dello struzzo che nega la presenza di polveriere sociali pronte ad esplodere da un momento all’altro.

Antonio Latella ( giornalista e sociologo)

 


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