“IL CRIMINE E’ A RIACE! NON NEL LAVORO ASSASSINO DELLA ‘NDRANGHETA…”

Villaggio_globale_di_Riace_(agosto_2018) 1“Si cerchi la verità non vittorie interessate”, sostiene Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso; “Il crimine è a Riace! Non nel lavoro assassino della ‘ndrangheta… I tuoi, i nostri avversari vanno a nozze…”, scrive Mario Capanna. Due voci autorevoli che, al di là del doveroso lavoro della magistratura che sta indagando, fanno da contraltare alla “soddisfazione” di quanti, soprattutto per motivi di lotta politica, hanno osteggiato l’impegno di solidarietà e di accoglienza nei confronti degli immigrati portato avanti da Domenico Lucano, sindaco di Riace.Senza fare dietrologia o adombrare complotti, che appartengono a certa letteratura e non alla realtà, desta certamente scalpore la modalità con cui il fatto dell’arresto di Lucano sia stato commentato da personaggi pubblici che ricoprono delicatissimi incarichi istituzionali.

A nostro avviso la forma è sostanza e, soprattutto, chi come Matteo Salvini, che riveste il ruolo di responsabile politico della sicurezza e dell’ordine pubblico del Paese, non può lasciarsi andare ad esultanze da stadio. Al coro politico anti Lucano si sono uniti in tanti. Spiccano personalità di primo piano del M5S, che a ritmo di marcia populista -sovranista, dispensano sermoni a sostegno della religione neo nazionalista che rischia di riportare indietro le lancette dell’orologio della storia.  Culto che pretende di cancellare quelle forme di solidarietà umana, che ci riportano alle nostre radici cristiane, e diventano la negazione dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana.Anfiteatro_di_Riace

Il linguaggio aggressivo e di demonizzazione dell’avversario politico  veicolato con la tecnica dell’enfatizzazione delle ” fake truth” –  sull’attuale momento economico, il  disagio sociale,  le nuove povertà, l’alta imposizione fiscale,  la mancanza di lavoro,  il ridimensionamento dello stato sociale, l’ondata di profughi che si riversa sulle nostre coste tra l’insensibilità  di altri paesi populisti dell’EU-  e con incalzante successione  disarma anche il più attento spirito critico e, pertanto ingigantisce a dismisura i problemi del Paese trasformandosi   in potentissima arma di distrazione di massa. E quello dei mercati e della politica, un po’ in tutta Europa, sta generando   una sorta di mutazione antropologica in un continente che, tra le due grandi Guerre e la metà del Secolo breve, è stato al centro della grande fuga verso i Paesi d’oltre oceano interessando oltre 50 milioni di persone.

Il prof. Mimmo Lucano non è un corrotto e neanche un ladro, come si legge in un passaggio dell’ordinanza del Gip che ha disposto gli arresti domiciliari (così come riportato dalla stampa): “La gestione dei fondi è stata magari superficiale e disordinata, ma non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo dei soldi dell’accoglienza”.  E allora perché non applicare anche  nei confronti del dott. Lucano il principio di innocenza fino a sentenza passata in giudicato?

mons Bregantini 1 In un Paese popolato anche da ladri, delinquenti, politicanti corrotti,  partiti politici condannati per l’improprio  utilizzo  di fondi pubblici, le parole dell’ex vescovo di Locri Bregantini pesano come macigni: “Chiedo alla politica di riflettere bene su questo ‘modello’, specie in questo momento di grandi battaglie, per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione”.

Mario Capanna 1Non meno significativa la riflessione dell’on. Capanna quando evidenzia che il sindaco di Riace non è Carminati o Buzzi: “Tu, invece, – scrive Mario Capanna – non solo non hai toccato un centesimo per te , ma addirittura hai più volte pagato, con il tuo magro stipendio, trasferte e iniziative di sostegno. So che tu, per pudore, non volevi farlo sapere: è invece giusto che si sappia, perché qualifica ancora di più la tua ansia di solidarietà e di umanità. Decapitare Riace e avvelenarne i pozzi: questo, magari anche al di là delle intenzioni, è il risultato politico obiettivo delle accuse”.

Tutti abbiamo fiducia nella giustizia, alla quale non si può non chiedere di accertare la verità dei fatti in tempi brevissimi, non tanto per Mimmo Lucano, il quale da qualche anno è finito nel tritacarne mediatico, ma per non distruggere un’esperienza di solidarietà, di tolleranza che ha consentito a persone che scappavano da guerre e persecuzioni di avere un’occasione per riacquistare il bene prezioso della dignità e della libertà.

Dell’esperienza Riace fummo testimoni diretti: dall’approdo del veliero sulla spiaggia dei Bronzi allo sbarco dei profughi curdi,  al ripopolamento del piccolo centro reggino che l’emigrazione aveva desertificato alle botteghe artigiane, dal primo Natale che ha registrato il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani alla raccolta differenziata con l’utilizzo di Rosina e Rosetta ( due asine di 4 e 10 anni) ai  dei due ragazzi che si prendevano cura dei due animali,  dal risparmio energetico alla costituzione di cooperative artigiane: attività che sono state al centro di reportage televisivi da noi firmati.

Nell’Italia dei modelli farlocchi, quello di Riace, innanzitutto, ha avuto il merito di aver rivitalizzato un paesino ormai spopolato. Un progetto che anni prima, grazie a Domenico Lanciano, il quale lanciò la campagna “un paese in vendita”, vide al centro dell’interesse internazionale Badolato.MIMMO LUCANO

 Episodi come questi rubano la scena alla ‘ndrangheta: fenomeno al centro della narrazioni della grande stampa del Nord del Paese e di quanti, grazie a questa piaga sociale, riescono a fare carriera negli apparati statali , a rimanere sotto i riflettori come rappresentanti di movimenti antimafia che il tempo, galantuomo come sempre, ha sconfessato mettendo a nudo le vere finalità di un associazionismo che voleva sradicare la gramigna ‘ndranghetista con canti, balli, infiorate finanziati con fondi pubblici.

Per concludere questa riflessione – con buona pace della consigliera della Regione Abruzzo, la leghista Aida Romagnuolo -, utilizziamo le parole di mons. Bregantini, il quale sottolinea che Domenico Lucano nell’accoglienza agli immigrati “ha sentito dentro un grande movimento di umanità, che lo spingeva alla solidarietà diretta e fattiva.  In questo commino, ha coinvolto progressivamente l’intero suo paese, specie il centro storico, dove ha potuto così riattivare e riabilitare tante case vuote, perché i proprietari erano emigrati altrove”.

is[6]Non lo scordino i ben pensanti neofascisti, i populisti, i sovranisti, i nazionalisti, della vecchia e della nuova politica, le forze di lotta e di governo: la Calabria è ancora oggi terra di emigrazione. Ieri i calabresi chiudevano i loro sogni e le loro speranze nelle valige di cartone: unico bagaglio dei loro viaggi in cerca di nuove opportunità di vita e di lavoro. Oggi invece, in prevalenza, sono i giovani laureati a lasciare la terra natia portandosi nel bagaglio a mano una laurea, competenze, professionalità, parte della pensione della nonna, per poi contribuire all’aumento del Pil di altre regioni della Penisola.  Uno scatto di dignità impone la consegna del silenzio: una, cento, mille parole in meno, probabilmente, eviteranno all’Italia di vivere l’esperienza della Grecia.

                                                                                                  Antonio LatellaGiornalista e sociologoLatella testone


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