IL COVID- 19 NON HA CONFINI

 

 

 Le storie di sofferenza, di paura e morte legate all’espandersi del coronavirus, un intreccio di timori e speranze, assomigliano a tanti banchi di nebbia dove s’imbuca un treno in viaggio lungo la vita di ognuno di noi. Smarriti, ci chiediamo se domani il sole sorgerà ancora e se ci sarà il tempo per vederlo tramontare, magari dietro l’Etna innevato con i suoi riflessi sul mare dello Stretto in questo anticipo di primavera.

TRAMONTO  DUELe domande ricorrenti assomigliano ai dubbi di quanti aspirano a sbarcare dall’Arca di Noè, cioè i salvati rispetto ai sommersi che presto saranno dimenticati da un mondo in continua metamorfosi.

La pandemia ci costringe a pensare alla natura dell’uomo, in un mondo che corre veloce verso la post-umanità.  La quarantena ci sta facendo riscoprire quella socialità di prossimità che avevamo messo da parte sotto l’effetto di una narcosi provocata dalla ricerca tecnico-scientifica, soprattutto quella della comunicazione globale che ci aveva resi onnipresenti, provocando in noi la grande illusione di poter gestire l’ambiente che ci circonda.

In questi giorni, forse per paura- sentimento che secondo Bauman unisce gli uomini- abbiamo riscoperto la solidarietà tra condomini della stessa scala, tra gli abitanti dei fabbricati accanto, tra quelli situati sul lato opposto di una stessa piazza. E stiamo constatando che all’isolamento fisico non segue quello emozionale: come dimostrano i flash mob sui balconi, l’affaccio flash-moballe finestre, le bandiere tricolore, gli striscioni, la musica, i balli, i canti  il senso di appartenenza.Nel rito delle Ceneri, la Chiesa cattolica ricorda le parole della Bibbia (Genesi III, 19) … “Ricordati uomo che polvere sei e polvere ritornerai”.  Già polvere invisibile, sollevata da un killer chiamato coronavirus.

IL VIAGGIO VERSO LA POST-UMANITA’

Mentre vengono fatti grandi passi verso la robotica, l’intelligenza artificiale, le auto senza guidatore è bastato un virus per renderci meno sicuri, impauriti come se la conoscenza aumentasse l’ignoranza.

È tragico il fatto – scrive Edgar Morin in “Conoscenza, ignoranza, mistero” (Raffaello Cortina Editore) – che la metamorfosi post -umana sia cominciata sotto la spinta cieca del triplo motorescientifico/tecnico/economico che spinge il vascello spaziale Terra, mentre la metamorfosi etica/culturale/sociale, sempre più indispensabile, resta ancora nel limbo. Peggio: la regressione etica, piscologica, affettiva accompagna la progressione scientifica, tecnica, economica”.

Il filosofo francese auspica l’indispensabile rigenerazione di un “umanesimo che diventi planetario e che si radichi sulla Terra -Patria”. Ciò “per evitare il regno della nuova specie dei signori che dispongono di tutti i poteri, fra i quali quello del prolungamento della vita, sull’insieme degli altri umani asserviti”. Morin ritiene che “la (o le) metamorfosi biologica-tecnica-informatica necessita soprattutto di essere accompagnata, regolata, controllata, guidata da una metamorfosi etica-culturale-sociale”.  Quest’ultima condizione si rende “indispensabile per evitare il potere delle macchine pensanti, da cui noi dipenderemo, anche se dipendono da noi, e che potrebbero forse emanciparsi da noi, e persino acquisire una coscienza e dominare il destino umano”.   “Questa metamorfosi transumana è spinta da forze anonime che sono incoscienti del destino da loro prodotto. Mentre quella umanista sia delle potenze incoscienti della specie umana, ma anche di forze etiche e riflessive degli individui. I nuovi poteri post-umani sarebbero inumani se non fossero più sotto il controllo di una umanità rigenerata al meglio di sé stessa”.

L’etica di questo concetto indirettamente ci riporta agli esperimenti che quotidianamente avvengono nei laboratori di tutto il mondo, dove nonostante le misure di sicurezza, il rischio non è mai pari allo zero.

IL VIRUS PARTITO DA WUHAN

Di certo nulla sarà come prima. Non si esclude che il virus partito da Wuhan, al di là  della necessità di investire di più sulla ricerca medico-scientifica, sarà lo spartiacque anche  tra il vecchio e il nuovo assetto geopolitico del pianeta. Ai sopravvissuti sarà difficile spiegare la vera causa di questa pandemia: un incidente avvenuto in laboratorio, oppure, come da qualche parte si azzarda, un attentato? I pipistrelli, scusate l’ignoranza, non c’entrano. Ma la globalizzazione sì, i cui rischi spuntano inaspettati come loglio in una distesa di grano. Non dimentichiamo che anche i virus non hanno confini.

Siamo di fronte al cosiddetto effetto boomerang della globalizzazione: in una situazione di rischio come destino’. “La difficoltà ad affrontare in termini sovranazionali i rischi della modernizzazione ha a che fare con la modalità della loro diffusione. In quanto invisibili lasciano ben pochi spazi di decisione, almeno al consumatore. Sono prodotti aggiuntivi che vengono ingeriti e respirati assieme ad altre cose, passeggeri clandestini del consumo di tutti i giorni” (Ulrich Beck – La società del rischio).

L’uomo ha avviato un nuovo periodo di “apprendistato”: e dalle tracce di questo virus ha il dovere di avviare un’attenta analisi ambientale, antropologica e tecnico – scientifica.

OSPEDALE SPALLANZANI

Ed i rischi sono talmente tanti che ci spingono ad incardinare un processo al sistema sanitario italiano affidato alla gestione delle regioni, mentre i provvedimenti governativi di queste ultime settimane – senza precedenti nell’ultimo quarto di secolo- necessitano di una regia unica centralizzata, per colmare il gap tra sistemi sanitari diversificati, qualitativamente e quantitativamente, tra Nord e Sud del Paese. Oggi, gli economisti si preoccupano del dopo virus: un atteggiamento irresponsabile come se il mondo è flagellato da una semplice influenza. Il problema della salute va affrontato in una visione mondiale.

LO SCONTRO PER IL DOMINIO GLOBALE

Impegnati come siamo a godere del nostro narcisismo non ci accorgiamo che il mondo è alle prese con uno scontro per il nuovo dominio globale: una “seconda guerra fredda” – come scrive Federico Rampini -: la sfida commerciale tra America e Cina e tra questi due colossi un’Europa schiacciata dalle sue incertezze, le sue divisioni, i suoi errori.

In una lucida analisi (“L’Europa è un’avventura” del 2004), Zygmunt Bauman aveva espresso forti perplessità sull’Unione Europea, soprattutto per la mancata ratifica di una Costituzione a causa della forte opposizione di Francia e Belgio.  Avventura, perché è fonte di una cultura espansiva, imperialista e globalizzante che rischia e mette alla prova la stessa Europa che non conosce limiti e frontiere. Il sociologo polacco rilevava tra l’altro che in “molti paesi -persino in quelli più ingegnosi – i cittadini sono quotidianamente esposti allo spettacolo poco edificante di governi che per sapere se possono o non possono fare ciò che si propongono, e soprattutto ciò che i loro cittadini ardentemente auspicano, guardano ai mercati. Questi ultimi si sono ormai arrogati (non senza la connivenza, l’approvazione e il tacito o esplicito sostegno dei poveri e impotenti governi degli Stati) il diritto di stabilire il confine tra ciò che è e non è realistico. E l’espressione ‘i mercati’ – scrive ancora Bauman – “non è altro che una forma abbreviata per indicare forze senza nome e senza volto che nessuno sa dove abitino: forze che nessuno ha eletto e nessuno è in grado di richiamare all’ordine, mettere in riga, limitare, controllare, guidare”.

 Queste forze hanno lasciato sola l’Italia nella gestione dei migranti, costringendola, in tutti questi anni, ad attuare politiche di rigore, anche nella modernizzazione dei servizi sanitari.  Nell’attuale momento di grande pericolo del coronavirus, solo dopo un’incomprensibile melina, l’UE si è decisa  a concedere al Governo in carica interventi tesi a fronteggiare la grave situazione sanitaria e a sostenere la più grave crisi economica della storia repubblicana. Le stesse risorse che al momento l’Esecutivo potrà disporre appaiono insufficienti per far fronte al dramma umano ed economico che si staglia all’orizzonte degli italiani. E non solo degli abitanti della nostra penisola.

 Da sottolineare, infine, che le notizie provenienti dalle tre regioni più colpite disegnano scenari apocalittici: uno sforzo sanitario immane, contagiati che vengono trasferiti in altre realtà geografiche. Sono questi i giorni della paura, del dolore, ma sono anche i giorni dell’ipocrisia che vedono protagonisti altri partner UE e  storici paesi “amici”: tanta solidarietà formale, di facciata mentre la realtà ci racconta di confini chiusi e di blocco di materiale sanitario diretto nelle regioni dove il contagio non guarda in faccia nessuno. Ognuno pianga i propri morti, sembra confermare l’atteggiamento di un mondo senza umanità.

Latella testone

Antonio Latella – giornalista e sociologo


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