I SOCIAL E IL CYBERBULLISMO

DEMOCRAZIA NELLE REGOLE ” I social e il cyberbullismo” è stato il tema trattato da Antonio Latella, presidente nazionale dell’Associazione  Sociologi Italiani, nel corso di un incontro con gli studenti del Liceo Scientifico “Michele Guerrisi” di Cittanova ( Reggio Calabria), organizzato  dall’Associazione nazionale  “Democrazia nelle Regole” e dalla stessa scuola guidata dalla dirigente  Angela Maria Falduto. L’incontro è stato moderato dall’avv.  Tiziana Costarella, referente calabrese  di “Democrazia nelle Regole”. Tra gli interventi anche quelli di Emilio Musacchio segretario provinciale  del sindacato di  polizia Co.I.S.P., dell’avv.  Francesco Silipigni, associato a DnR.  Il Presidente fondatore di “Democrazia nelle Regole”, avv. Giulio Bacosi ha salutato i partecipanti con un videomessaggio. Il tema trattat0:” SOCIAL NETWORK E LIBERTÀ’ DI  PENSIERO, L’ART. 21 COSTITUZIONE”.

                            Di seguito il testo dell’intervento  del sociologo Antonio Latella

 Quando alla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo, Marshall McLuhan, nella sua teoria sociologica sui mass media, ipotizzò la nascita del villaggio globale e, addirittura, che i nuovi mezzi di comunicazione sarebbero diventati l’estensione dei nostri sensi, il mondo, alle prese con la ricostruzione di città e territori distrutti della II Guerra mondiale, incominciò ad interrogarsi sul futuro delle relazioni sociali, culturali, economiche degli uomini. La previsione del sociologo canadese si rivelò giusta al punto che, oggi, il sistema web è diventato il nostro fedele compagno di vita. La facilità di connessione, sempre più veloce grazie alle autostrade telematiche costruite con la fibra ottica e la versatilità delle applicazioni in dotazione ai nostri dispositivi elettronici, ha spianato la strada all’ampliamento e al miglioramento delle relazioni umane e fornendo ai cittadini nuovi strumenti di democrazia, di partecipazione e di libertà del pensiero che anche la nostra carta Costituzione assicura all’art. 21.CITTANOVA FOTO 5 bis

Ma la “tecnologia – come sosteneva lo storico statunitense Malvin Brandberg –  non è né buona né cattiva, ma essa non è nemmeno neutrale”. Questo vuol dire che è in grado di condizionare la vita quotidiana della popolazione mondiale. Le tecnologie della comunicazione non hanno confini e difficilmente gli Stati nazionali riescono a controllare quanto, nella sovranità dei loro territori, avviene in questa grande giungla. Ed allora alla governante globale delle reti e alle regole di cui sono dotati i singoli Stati occorre educare il popolo dei cybernauti all’uso democratico delle reti, nella consapevolezza che le “nostre libertà finiscono dove iniziano quelle degli altri”.Le ore trascorse nell’utilizzo dei social, ore in continuo aumento, rubano tempo alla vita reale, impoveriscono i rapporti interpersonali per proiettarci nella dimensione virtuale che provoca dipendenze, devianze e intossicazioni da social. E spesso diventano il medium per violare leggi, diritti e dignità di singoli e gruppi di cittadini.  Non è certo nel mezzo che va cercata la colpa di questi fenomeni negativi, ma nell’uso che se ne fa. Ed è su questa cultura che bisogna puntare: cioè l’acquisizione –   da parte di tutti: dai ragazzi agli adulti –  di quelle conoscenze che ci consentono non solo di maneggiare al meglio questi strumenti, ma anche per proteggerci da chi non lo fa.

Noi tutti siamo cittadini del mondo post moderno e post industriale i cui paradigmi culturali e produttivi sono cambiati.   La nostra è una società in cui il mercato, la religione e la rete, rappresentano tre degli elementi che regolano la nostra vita.In questa sede, in particolare, va valutato il terzo elemento: la Rete. Con Facebook diventato (secondo il pensiero di Paolo Ercolani, docente di sociologia dell’Università Carlo Bo di Urbino) “l’ultimo Dio: a cui ci votiamo per superare i limiti della nostra esistenza, per sentirci onnipotenti, capaci di conoscere tutto, di parlare con chiunque”, soprattutto in tempo virtuale, sapere ogni cosa; che ci illudiamo di utilizzare come una  lampada di Aladino che ci aiuta ad esorcizzare le angosce e scoprire nuove forme di felicità.  Basta un semplice clic.Fatta questa premessa, quasi una sintesi del contesto in cui vive il cittadino globale, passo a trattare l’argomento che mi è stato affidato, il bullismo, che le nuove tecnologie della comunicazione hanno trasformato in potentissima arma sociale a cui sono esposti, in particolare, bambini, adolescenti e giovani.

CITTANOVA FOTO 4 bis IL BULLISMO, FENOMENO ANTICO 

Il bullismo è un fenomeno antico. Partiamo da qui per marcare la differenza tra la forma tradizionale, che rimaneva limitata al contesto in cui il fatto si registrava, e quella attuale che veicolata dal social può assumere una dimensione globale. Ricordate il bullo Franti? È malvagio. Quando uno piange, egli ride. “Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira da far male. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro”.  Franti è un personaggio del libro Cuore di Edmondo De Amicis, il cui comportamento, a distanza di 132 anni, lo rivediamo in tanti ragazzi di oggi. Oggi, come ieri, questo protagonismo negativo si registra in ambienti come la scuola, il gruppo di pari, la parrocchia, le comunità chiuse (come i collegi); ed altri importanti spazi di socializzazione: le piazze, le discoteche, i Pub, i bar, le birrerie, il cinema, le curve degli stadi. Il bullismo non parla solo la lingua dei ragazzi ma anche quella delle ragazze.  E le bulle, diversamente dall’aggressività e dalla violenza fisica dei maschi, usano l’arma più potente e persuasiva: la violenza       psicologica.

Le ragazze, infatti, mettono in pratica le naturali caratteristiche della donna: dall’empatia alla capacità di cogliere le sfumature più nascoste della sensibilità interiore delle vittime. Tali specifiche caratteristiche rendono l’azione della bulla e del branco particolarmente crudele al punto da rompere l’equilibrio interiore della vittima, privarla dell’autostima, della fiducia e, finanche, di tratti di sicurezza dell’io. Gli attori principali di questo disagio appartengono ad entrambi i sessi, ma a queste rappresentazioni antisociali, oltre a bullo/a e bullizzato/a, partecipano altre figure di non trascurabile rilevanza: i complici e i fiancheggiatori. L’intimidazione, la prepotenza fisica e psicologica di giovani contro altri giovani spianano la strada ad un altro grave fenomeno sociale: il vandalismo. In questo caso, lo stato di aggressività giovanile si scarica contro gli adulti e/o il patrimonio pubblico e privato. Ed anche in questo caso siamo di fronte a forme di fragilità, devianza e disagio. Con quest’ultimo che spesso è il comune denominatore di tutte le altre devianze giovanili.

                                                                                             IL BULLISMO NELL’ERA DEI SOCIAL MEDIA

CITTANOVA  FOTO 1 bisNell’era di Internet il bullismo ha trovato nei social la sua cassa di risonanza tanto da spacchettarsi in un sotto-fenomeno: il cyberbullismo.  La forma moderna di questo fatto sociale, in cui prevalgono sempre l’aggressività, il disagio, la devianza giovanile e l’aumento delle fragilità, è talmente preoccupante che nell’aprile del 2017, finalmente, il Parlamento ha approvato una normativa sul cyberbullismo: diventata poi Legge 29 maggio 2017, n. 71 – Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo (pubblicata sulla G.U. 127 del 3 giugno 2017 ed entrata in vigore il successivo 6 giugno). Il cyberbullismo, per la legge in questione, può essere sconfitto trasmettendo ai giovani una cultura del corretto uso dei social, anche attraverso l’attuazione del “Patto educativo di corresponsabilità” … “finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa doveri e diritti nel rapporto istituzione scolastica, studenti e famiglie”. Provvedimento resosi necessario per prevenire e contrastare il fenomeno i cui effetti virali lo introducono in tutte le case del Villaggio Globale. Quotidianamente i mass media riportano episodi di aggressività tra ragazzi di età sempre più precoce: episodi che spesso sconfinano nella brutalità e che procurano alle vittime gravissimi danni psicologici che spesso portano al suicidio. Pensate agli episodi estremi, spesso enfatizzati dagli stessi mezzi di comunicazione, ma tutti con le loro particolarità costituiscono pur sempre la punta di un iceberg che emerge sempre più velocemente.

                                                                               DIMENSIONE GLOBALE

Se nella società contadina o in quella industriale il bullismo aveva una dimensione rionale, oggi ha una platea globale con effetti devastanti in una società della comunicazione sempre più veloce in cui l’immagine, la nostra volontà di apparire a tutti i costi, il desidero di essere protagonisti, di avere tutto e subito, sono l’errata dimostrazione della nostra stessa esistenza.I nuovi media ci hanno chiuso all’interno di un eterno presente, cioè che la realtà ci viene presentata come se tutto fosse vero solo in quel momento.  Convinzione che trova terreno fertile nell’insicurezza e nella scarsa autostima: fardello dell’attuale generazione che vive immersa nello schermo dello smartphone o del pc: perennemente connessa con il mondo, ma spesso sconnessa dalla realtà.Dai nuovi millennials in poi –  nativi digitali, generazione Z, generazione H (gli Hikikomori: i ritirati sociali, di cui accennerò tra poco) –  “I giovani –  come sostiene lo psichiatra Vittorino Andreoli– sono come i meravigliosi vasi di Murano, straordinari, perfetti – ben vestiti-  che, tuttavia, hanno dei punti di minore resistenza e basta toccarli perché vadano in frantumi  e, sembra impossibile ricostruirli”…

Bullismo come difendersi 1Il cyberbullismo taglia trasversalmente le classi sociali. A tenerle unite è il consumismo, il credo del tutto e subito, il cui valore supremo è il diritto /obbligo della ricerca della felicità a tutti i costi, come scrive Zygmunt Bauman, nella sua opera “Consumo, dunque sono”. “Rispetto ai nostri antenati – scrive il teorico della ‘società liquida’ – noi non siamo più felici: più alienati, semmai; isolati, spesso vessati. Prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status, in una società che vive per il consumismo e trasforma tutto in merce”. Quella di Bauman appare una previsione apocalittica quando afferma che: “Nonostante tutto, stiamo al gioco e non ci ribelliamo, né sentiamo alcun impulso a farlo”. Il bullismo e il cyberbullismo non sono uno status symbol, non sono un gioco, ma una devianza che confina ragazzi e adolescenti nel ghetto dell’antisocialità: uno spazio dove sia la vittima che il bullo, spesso, non ricevono aiuto. La vita frenetica di noi adulti ci impedisce di decodificare i segnali del corpo dei figli, dei nipoti, degli alunni, i loro cambiamenti; di leggere nei loro silenzi che bene riescono a mimetizzare per paura, vergogna, fragilità, debolezza. Due adolescenti su tre (bulli o bullizzati) non ne parlano con nessuno. E quando gli si chiede cosa ne pensano di chi insulta, ridicolizza o ferisce gli altri via web,  la stragrande maggioranza minimizza.  Gli ultimi episodi di violenza di genitori e studenti nei confronti di professori (e di cyberbullismo di cui sono rimaste vittime gli stessi insegnanti), certificano la gravità del fenomeno e, non me ne voglia nessuno, la fine del patto educativo scuola –  famiglia e denunciano altresì  la scomparsa dell’autorità all’interno di queste due agenzie educative primarie. Sono saltati gli argini preposti a contenere l’impulsività e l’aggressività e i carnefici non trovano adulti in grado di aiutarli ad acquisire consapevolezza e uscire così dal ruolo che si sono costruiti e che, a volte, resta l’unica possibilità che conoscono per socializzare. Sottopongo un dato alla vostra           attenzione: quello che indica l’abbassamento dell’età nell’uso dei social: sette under 13 su dieci usano WhatsApp, il 44% Facebook, seguito da Instagram (35%), Snapchat (13%) e Twitter (10,8%).

                                                                        TRASFORMAZIONI DELLE CAPACITA’ COGNITIVE E SEXTING

  CITTANOVA FOTO 2 bisUn bambino, un adolescente che impari a leggere e a comunicare soltanto attraverso il computer subisce una tale modificazione al cervello che – come sostengono gli specialisti in neuroscienze – quando raggiungerà i 20/30 anni avrà grosse difficoltà di recuperare una modalità di comunicazione, di lettura e di apprendimento che è quella umana. Questo perché il nostro cervello è plastico e non elastico e si lascia modificare a seconda di come lo utilizziamo (e non ritorna come all’origine).

Tre casi di cyberbullismo su 10 sono di natura sessuale. Basta un selfie alle parti intime da inviare al gruppo di amici della chat per correre il rischio di farlo diventare virale.  Il fenomeno coinvolge il 6% della fascia preadolescenziale, con il 70 % costituito da ragazze. I seguaci di questa moda aumentano nella fascia di età compresa tra i 14 e i 19 anni (1 su 10).  Tra i tanti episodi di sexting che hanno avuto un epilogo tragico e che ho trattato in questi ultimi anni credo che quello di Carolina Picchio sia il più drammatico. La ragazza di Novara era stata filmata da amici mentre trascorreva una serata in un locale pubblico, il video, postato poi sui social, prima di essere rimosso aveva già ricevuto 2600 like. Per questo motivo Carolina si è suicidata. Un altro episodio ci riporta in una discoteca di Rimini dove una diciassettenne trascorreva una serata in compagnia di amici. Tra musica ad alto volume e, forse per qualche cocktail di troppo, la ragazza  ha subita violenza da parte di un giovane.  Ma l’aspetto più grave è stato quello tenuto dalle amiche della vittima che hanno filmato lo stupro per poi postarlo su WhatsApp. Basta un clic e la nostra vita e quella degli altri diventa un inferno. Ragazzi, non emulate i falsi modelli che vengono proposti dai media e dai social: alla fine, si scoprono per quelli che sono, cioè catalizzatori di illusioni.

logo asi 15 GENNAIO 2017Il cyberbullismo –  ripeto – non è un gioco per ingannare il tempo, non è un modo per esorcizzare la noia, non è goliardia. Usate i social con moderazione: non rimanete per ore davanti ad uno schermo (del pc o dell’IPhone), perché una volta tornati offline correte il pericolo di rimanere in balia del disadattamento. Attenzione, dunque, perché il web provoca dipendenza e spesso ingrossa il bacino dei ritirati sociali (HIKIKOMORI, termine coniato in Giappone). I ritirati sociali, complice il narcisismo adolescenziale, provocano momenti di disadattamento: non si ha voglia di andare a scuola, di uscire di casa, di frequentare gli amici.  Il loro mondo non va oltre le pareti di una cameretta e l’unico contatto con l’esterno rimane la virtualità dei social. Il ritiro sociale non è il solo esempio di intossicazione da web, di vittima di bullismo, di disadattamento, ma un   fenomeno in aumento (i casi italiani sarebbero oltre 30 mila). Un altro è quello della Nomofobia: uno stato ansioso che si manifesta ogni qualvolta si è impediti ad usare il telefonino o il tablet: per via della batteria scarica o perché nella zona in cui ci troviamo non c’è campo sufficiente per collegarsi. I social, è vero, sono degli strumenti che ci aiutano a vivere meglio, ma non bisogna abusarne per impedire che la solitudine ci prenda in ostaggio. Bisogna usarli con moderazione perché – come dice la pubblicità sul gioco – “potrebbero provocare dipendenza”. E la ludopatia è un’altra devianza che viaggia selle autostrade telematiche. Brevemente, prima di finire, consentitemi di evidenziale l’importante ruolo che la legge 71/2017 riconosce alla scuola, con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici, nell’azione di prevenzione e contrasto al cyberbullismo.

             Bibliografia:

             Marshall McLuhan -La Galassia Gutenberg;

             Edmond De Amicis – Cuore;

             Paolo Ercolani – L’ultimo Dio;

             Vittorino Andreoli – L’uomo di vetro;

              Maria Rita Parsi –  Generazione H;

              Zygmunta Bauman- Consumo  dunque sono;

              Umberto Galimberti – La parola ai giovani.


1 Commento

Paolo Morabito

29 Maggio 2018 at 7:07 am

Ero tra il pubblico l’argomento è sempre dibattuto ,ma l’esposizione prolissa e accademica con slide e fotografie stanca ,nonostante le tante citazioni che fanno capire che come la sua preparazione accademica è alta .Comunque nel mondo scolastico per fare salire l’ascensore sociale queste iniziative possono essere positive.

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