CORONAVIRUS: LA MINACCIA VELATA

FRANCESCA SANTOSTEFANO 26 febbraio 2020Una nuova e latente minaccia ha cominciato ad imperversare tra la popolazione, un virus dalle potenzialità “mortali” che ha sterminato e continua a sterminare decine di migliaia di persone: il Coronavirus. Ebbene, nelle storia delle epidemie, la prima fra le quali emerge e ad aver falciato decine, centinaia di migliaia di persone fù, durante il secolo buio (Medio Evo) la peste nera; con il progresso scientifico e grazie alla scoperta della Penicillina, si sono potute evitare queste vittime anche grazie ai vaccini contro le malattie infettive prime fra tutti contro l’influenza, la varicella, scarlattina e via dicendo. Oggi il progresso tecnologico è di gran lunga superiore a quello di un tempo … ma si parla di progresso o regresso oggi giorno? La minaccia di questo virus ha indotto nella mente delle persone un timore quasi psicologico nei confronti di questa epidemia, assistiamo a scenari quasi “apocalittici” di gente che svuota i supermercati come se dovesse fare provviste in quanto non sa se uscirà dalla propria abitazione, chiusura degli uffici pubblici, angoscia e paura, isolamento che conduce al fenomeno delle  “città fantasma”. Ma procediamo con ordine; questo virus è nato nella città cinese di Wuhan, per cause ancora disconosciute, molte sono state le ipotesi avanzate tra cui quelle di un virus nato nei laboratori o ancora un virus di origine animale in quanto nei mercati di Wuhan le scarse condizioni igieniche ed alimentari incrementano la nascita di batteri soprattutto a causa della vendita della carne cruda di qualsiasi animali. La sintomatologia è simile ad una comune influenza: raffreddore, tosse anche rigida, febbre alta con conseguenze di polmonite per i soggetti già con patologie pregresse. Come già accadde per la “SARS” (Sindrome Respiratoria acuta grave) il Covid- 19 è stato dichiarato dall’OMS come un virus letale in grado di mietere, di sterminare la popolazione. Le conseguenze sociali di tutto ciò colpiscono in primis l’economia di quei territori già degradati, lo status demografico ed infine un voluto isolamento, una voluta “quarantena”. Come già accadde per la lontana “ebola” epidemia nata nei Paesi Africani per cui erano state prese misure repressive quali chiusura dei porti, il rimpatrio degli extracomunitari, o ancora l’Aviaria trasmessa dai volatili e la febbre suina. Ad incrementare la paura fra le persone ci pensano i social network in quanto la dimensione del fenomeno da un punto di vista digitale stanno provocando una sorta di “isteria collettiva” poiché certe notizie spesso false (Fake News) incrementano la paura ancor maggiormente parlando del numero di vittime inesistenti o casi in contesti locali del tutto disconosciuti. Richard Brodie nel 2000 parla di “virus della mente” ritenendo che l’individuo può essere concepito come un replicatore dei memi dai quali viene “infettato” durante le interazioni sociali, poiché , a dispetto del passato, i media amplificano questo comportamento re plicativo facilitando processi di copia e replicazione. I media sono un vero e proprio habitat di fantasie facilmente influenzabili che talvolta ledono la mente facilitandone i comportamenti. Come sostiene S. Freud le masse vengono “pilotate” all’esagerazione, a comportamenti non dotti da loro stessi, influenzandone chiari segnali sulla globalizzazione. Con il corona virus si porrà fine ai villaggi globali? Le conseguenze saranno senz’altro negative, la prospettiva migliore che si possa augurare è che la scienza, la medicina faccia il suo dovere.

Dott.ssa  Francesca  Santostefano – Sociologa


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