CONOSCERE LA RETE: COME INTERNET HA CAMBIATO LE NOSTRE VITE

MARINO D'AMORE Foto nuovaLa digitalizzazione ha mutato completamente il modo di comunicare delle nostre società. Un processo che si palesa continuamente intorno noi ma che rimane, per alcuni aspetti e soprattutto per l’utenza finale, ancora sconosciuto nella portata e nelle direzioni che intende intraprendere. Tali cambiamenti hanno inevitabilmente delle implicazioni sociologiche che influenzano la quotidianità comunicativa di ognuno di noi ma soprattutto, cosa più importante, causano pro-fondi cambiamenti del ruolo dell’utenza, che diventa attrice atti-va, abbandonando quella passività acritica e inconsapevole che l’ha caratterizzata per anni. Questa nuova età mediatica è riscontrabile su alcuni mezzi di comunicazione più che in altri e in particolar modo sulla Rete per antonomasia: Internet, grazie anche al connubio con il medium televisivo (IPTV e web TV). Internet, ossia la contrazione linguistica della locuzione inglese interconnected networks (reti interconnesse) è, come tutti sanno, una rete mondiale di computer ad accesso pubblico, attualmente rappresentante il principale mezzo di comunicazione di massa (si legga Breton, L’utopia della comunicazione, il mito del “villaggio planetario”, 1995, Torino, UTET), che offre all’utente una vasta se-rie di contenuti informativi e servizi di varia natura accomunati da una medesima caratteristica: essere costantemente in contatto con tutto il mondo. La Rete rende quest’ultimo una sorta di villaggio globale, anzi glocale. Internet è il medium della cosiddetta glocalizzazione, termine introdotto da Robertson e Bauman che si costituisce, sia linguisticamente che semanticamente, sulla crasi tra globalizzazione e localizzazione e si sostanzia su un’azione caratterizzata da dinamiche di interrelazione tra i popoli, tenendo conto però delle loro peculiarità culturali, delle loro istanze identitarie e di appartenenza territoriale, inquadrate in un contesto storico ben determinato. Il web nel tempo è diventato strumento quotidiano nelle mani di un’utenza sempre più alfabetizzata e fidelizzata, baluardo e simulacro di quel pro-cesso democratizzante descritto prima, processo anche sociale come dimostrato dai Social Network: MySpace, Facebook, Twitter, Google plus, veri e propri catalizzatori di condivisione e relazioni irrealizzabili, almeno apparentemente, nel mondo reale. Per quanto riguarda la televisione occorre puntualizzare che il suo avvento, nel secolo scorso, ha meravigliato tutto il mondo per lo straordinario potere di abolire le distanze e i tempi, riunendo gli utenti in immense comunità transnazionali, ma, an-cora oggi, riesce a sorprenderci per la sua capacità di viaggiare liberamente fra i media, di ibridarsi e offrire la sua presenza al pubblico in forme, in parte o del tutto, nuove. Una nuova esperienza televisiva tout court che, grazie alle potenzialità e alle nuove possibilità che offre, coinvolge l’utente del nuovo millennio con la stessa intensità con cui la vetero-tv attirava il suo pubblico. Una nuova concezione del mezzo che mitiga e rinegozia i confini tra i media e i loro contenuti tipici (ad esempio cinema VS TV) e lascia intravedere come tutto il sistema, che ci ha intrattenuto e informato fino ad oggi, mostri segni di cedimento e debba essere analizzato in una prospettiva di più ampio respiro.

INTERNETTuttavia l’aspetto più caratterizzante, la trasformazione più radi-cale consiste, per la televisione, nella perdita del suo status di medium di massa, di elargitrice di contenuti diffusi dall’alto ver-so il basso prodotti secondo modalità industriali, per approdare finalmente nel territorio di quella che potremmo definire demo-crazia mediale, o meglio, Democratizzazione Mediale. Infatti oggi ci troviamo di fronte ad un processo sotteso a dinamiche meccanicistiche di causa-effetto che, almeno allo stato attuale, appare lontano dal suo compimento, evidenziando tutti i risultati raggiunti ma, al tempo stesso, anche tutte le potenzialità inespresse, che possiede in fieri e che possono diventare realtà in un futuro prossimo. La tv vede ridimensionata la sua sacralità, la sua aurea di pulpito postmoderno, il suo carattere di divinità tecno-logica portatrice di verità mediatiche assolute e incontrovertibili e al contempo si umanizza, assume le caratteristiche di mezzo di comunicazione al servizio di chiunque voglia usarlo solo perché, in un dato momento e in un dato luogo, ha semplicemente qual-cosa da vedere o da dire. Un’evoluzione che quindi muta profondamente il ruolo di quello che fino a poco tempo fa era un semplice consumatore, dando vita ad una nuova, complessa figura spettatoriale: quella del prosumer. Esso rappresenta la definiti-va emancipazione dell’utente da un’anacronistica passività e la conseguente assunzione di una consapevolezza nuova e affasci-nante: l’identificarsi in un ruolo fortemente attivo in cui le vecchie classi mediali si livellano fino a formare una grande classe, una sorta di ceto mediatico omnicomprensivo che racchiude in sé categorie prima separate da uno schermo (Natale, Airoldi 2017: 147). Uno status, quello del prosumer, cui si può accedere varcando idealmente quello schermo diventato finalmente permea-bile, vivendolo attraverso entrambe le sue facce: intrattenere e fruire, in un nuovo scenario che si va costituendo con progressiva continuità e che si realizza grazie a Internet e alle sue declinazio-ni. Il progenitore nonché precursore della rete Internet è il pro-getto ARPANET, finanziato dalla DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency), un’agenzia dipendente dal Ministero della Difesa statunitense.

TABLET 1Nell’aprile del 1963 l’informatico Joseph C.R. Licklider manifestò l’intenzione di collegare tutti i computer e i sistemi di ti-me-sharing in un’unica rete continentale, fino a quando l’anno dopo lasciò l’ARPA per un posto all’IBM, lasciando in eredità l’idea ai suoi successori che si dedicarono al progetto ARPA-NET. Il contratto per lo sviluppo di quest’ultimo fu assegnato all’azienda da cui proveniva Licklider, la Bolt, Beranek and Newman (BBN) che utilizzò i minicomputer di Honeywell come supporto. La Rete venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro nodi: l’Università della California di Los Angeles, l’SRI di Stanford, l’Università della California di Santa Barbara e l’Università dello Utah. L’ampiezza di banda era di 50 Kbps. Negli incontri per definire le caratteristiche, le potenzialità e i possibili sviluppi del nuovo progetto, vennero introdotti i Re-quest for Comments, ancora adesso i documenti fondamentali per tutto ciò che riguarda i protocolli informatici di Internet. Quella che utilizziamo oggi è quindi il risultato dall’estensione di questa prima proto-Rete, denominata ARPANET. I nodi si ba-savano su un’architettura client/server e non supportavano quindi connessioni dirette (host-to-host). Le applicazioni possibili si limitavano fondamentalmente a Telnet e ai programmi di File Transfer Protocol (FTP). In poco tempo, però, tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ARPANET diffuse i suoi nodi oltreoceano.

Nel 1991 presso il CERN di Ginevra lo scienziato Tim Berners-Lee definì il protocollo HTTP (HyperText Transfer Proto-col): quel sistema che permetteva una lettura cosiddetta ipertestuale, non-sequenziale dei documenti, saltando da un punto all’altro mediante l’utilizzo di rimandi (link o, più propriamente, hyperlink). Il primo browser con caratteristiche simili a quelle attuali, il Mosaic, venne realizzato nel 1993. Esso rivoluzionò pro-fondamente il modo di effettuare le ricerche e di comunicare in Rete. Nacque quindi, come naturale conseguenza tecnologica, il World Wide Web in cui le risorse disponibili erano e sono organizzate secondo un sistema di librerie (library), o pagine, a cui si può accedere utilizzando appositi programmi detti web browser che permettono di navigare visualizzando file, testi, ipertesti, suoni, immagini, animazioni, filmati.Nel 1993 il CERN decide di rendere pubblica la tecnologia alla base del World Wide Web in modo che sia liberamente implementabile da chiunque lo desideri. A questa decisione fa se-guito un ampio e al tempo stesso immediato successo del World Wide Web in ragione delle funzionalità offerte, della sua efficienza e, non ultima in ordine di importanza, della sua facilità di utilizzo. Così ha inizio la crescita esponenziale di Internet che in pochissimi anni porterà la Rete delle reti a cambiare la società umana, rivoluzionando il modo di comunicare, di relazionarsi delle persone e di lavorare, tanto che nel 1998 si arriverà a parla-re di nuova economia (New Economy). L’estrema usabilità connessa con l’HTTP e i browser, unita a una vasta diffusione di computer per uso anche personale, hanno consentito l’utilizzo di Internet a una massa di milioni di persone, anche al di fuori dell’ambito strettamente informatico, con una crescita in progressione esponenziale. Se prima del 1995 Internet era dunque relegata ad essere una rete dedicata alle comunicazioni interne della comunità scientifica o tra le associazioni governative e amministrative, in seguito si è assistito alla diffusione costante di accessi alla rete da parte di computer di utenti privati fino al boom degli anni 2000: centinaia di milioni di computer connessi in rete parallelamente alla diffusione sempre crescente di PC nel mondo, all’aumento dei contenuti e servizi offerti dal Web e a modalità di navigazione sempre più facilmente accessibili, fruibili e userfriendly, ma anche e soprattutto a un contestuale aumento di velocità di trasmissione e di trasferimento dati.Consumo-internet

E pensare che una delle più grandi innovazioni tecnologiche del ‘900, il Web appunto, fu ispirata dal comportamento e dalla rete relazionale di un esemplare del mondo animale: un ragno amazzonico, comunemente conosciuto come maestro della tela. Questo ragno vive in comunità molto numerose e costruisce ragnatele, strutturate in reticolati, che si estendono per decine e decine di metri. Per comunicare batte le zampe sui filamenti della ragnatela, le vibrazioni e quindi il messaggio raggiungono i suoi simili che rispondono nello stesso modo. Stesso procedimento avviene quando una preda cade nella ragnatela: le vibrazioni che causa richiamano i ragni che si dirigono nel punto da cui provengono per divorare la malcapitata. Insomma siamo davanti ad un processo di comunicazione caratterizzato da codifiche e decodifiche che si manifestano su una rete naturale creata da una colonia di ragni nel mezzo della Foresta Amazzonica, una rete che ha ispirato la realizza-zione di quella che accompagna e ormai caratterizza la nostra quotidianità, originando tutti quei processi di democratizzazione mediale e potenzialità comunicativa in costante e progressiva evoluzione. Un processo che elide spazi e tempi e ci fa vivere in un mondo costantemente interconnected, un networked world che ci pone al centro di migliaia di dinamiche mediatiche incarnandoci nell’uomo vitruviano leonardesco, imponendo come una filosofia comunicativa che muta continuamente.

 dott. Marino D’Amore -sociologo


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